giovedì, luglio 09, 2009
Capolavori del tempo e dell’arte scampati alla forza del terremoto, esposti in una mostra come memoriale al terremoto di tre mesi fa. E’ stata inaugurata ieri a L’Aquila la mostra allestita all’interno della Caserma della Guardia di Finanza di Coppito, prossima sede del G8.

Radio Vaticana - Tra le opere in mostra anche alcune Madonne recuperate dalle chiese danneggiate: la Madonna di Roio a cui il Papa Benedetto XVI ha donato la Rosa d’Oro, durante la sua recente visita a L’Aquila, quella di Onna, recuperate dalle macerie della chiesa e la Madonna di Collemaggio. “Questa non è una mostra come le altre – ha spiegato al Sir, don Luigi Epicoco, commissario straordinario per la salvaguardia del patrimonio artistico dell’arcidiocesi – perché non si limita a mostrare la bellezza. Queste opere recuperate da chiese crollate rappresentano, infatti, un memoriale di quanto successo. Salvarle e mostrarle ai grandi della Terra rappresenta uno stimolo alla ricostruzione delle chiese che le custodivano e delle comunità che le veneravano. Una devozione filiale di un popolo quello aquilano la cui fede è fortemente legata a questi simboli”. La mostra rimarrà aperta al pubblico per alcuni mesi. Accanto alle statue della Madonna sono esposti altri beni recuperati dalle macerie nonché documenti dell’archivio storico dell’arcidiocesi, come una preziosa croce dell’400. La mostra presenta anche un padiglione dove sono esposte opere d’arte come il primo testo sulla vita di San Francesco, scritto da San Bonaventura agli inizi dell’300, alcuni progetti di Leonardo da Vinci e il guerriero di Capestrano, simbolo d’Abruzzo, una statua risalente secondo gli studiosi al VI secolo a.C. “Le opere d’arte come la nostra città ferita dal terremoto – continua don Epicoco – non vuole portare solo a parlare de L’Aquila e dei suoi problemi ma vuole rappresentare un memoriale per tutte le città ferite del mondo. Come ha più volte ricordato il nostro arcivescovo speriamo che L’Aquila in questi giorni possa diventare un’icona perché il nostro dolore possa richiamare l’attenzione su tutte le persone che nel mondo soffrono, a partire dai più deboli”. (A.V.)


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