Quel che segue è stato pubblicato su tutte le seguenti riviste missionarie: "Missionari Saveriani", "Missione Oggi", "Cem Mondialità", "Missione Giovani".
Misna - “Si chiamava Moammed Sceab”: così ha inizio "In memoria", la poesia di Ungaretti composta quasi un secolo fa e dedicata a un amico arabo che “non aveva più Patria. Amò la Francia e mutò nome”. Il protagonista di questa storia si chiama invece Mohamed Ba, e - venuto dal Senegal molti anni fa - ha trovato una nuova patria in Italia, amando questo paese e non sentendo il bisogno di cambiare nome. È artista e mediatore culturale apprezzato, capace perfino di fare dell’ironia sulle difficoltà d'integrazione in un’Italia che sta cambiando pelle e che vive con paura le trasformazioni tipiche di una società plurale. Lavora presso l’ufficio "Educazione alla mondialità" dei missionari Pime di Milano e ha spesso partecipato ai convegni annuali del "Cem".
Lo conosciamo come uomo giusto e impegnato contro ogni forma di discriminazione e a favore del dialogo e della convivenza. Anche per questo non possiamo tacere su quanto gli è accaduto lo scorso 31 maggio, quando è stato oggetto di un' insensata aggressione. Mentre, verso le ore 19, Mohamed aspettava un tram in viale Certosa a Milano, è stato accoltellato allo stomaco da un uomo che parlava perfetto italiano, indossava occhiali scuri e teneva in mano un casco da motociclista. Così, senza alcuna ragione: non c’è stato un alterco né una provocazione. Freddamente, l’uomo ha vibrato due colpi contro Ba. Poi, come per mettere la propria firma a quanto aveva compiuto, gli ha sputato addosso e se n'è andato indisturbato, mentre la gente attorno scappava. E a Mohamed, incredulo e sanguinante, non è rimasto che trascinarsi verso il centro della strada, per cercare di muovere a compassione qualche automobilista.
Un momento di follia? Mentre attendiamo che qualche indagine faccia luce su come ciò sia potuto accadere, ci tormenta il pensiero che questo grave episodio si inserisca in un clima di crescente ostilità verso gli stranieri, senza che la classe dirigente sembra rendersi conto della pericolosità di tale situazione. E dobbiamo anche costatare il silenzio della stampa sul caso, immaginando cosa si sarebbe detto e scritto “a colori della pelle invertiti”. Per quanto ci riguarda, questa triste vicenda ci spinge a continuare a operare sempre più a favore del dialogo, dell’educazione interculturale e della fratellanza tra i popoli, cercando di far sì che aggressioni come quella a Mohamed Ba non abbiano a ripetersi. A lui rinnoviamo la nostra vicinanza, amicizia e stima. E ci auguriamo che le tante attestazioni di solidarietà ricevute possano aiutarlo a superare non solo la convalescenza, ma anche il dramma psicologico che sta attraversando. Di Sceab, Ungaretti concludeva la sua poesia scrivendo che “forse io solo so ancora che visse”. Di te, caro Mohamed, per fortuna siamo in tanti a sapere che ancora vivi, e siamo certi che non verrà meno la tua fiducia nell’uomo. Nonostante tutto".
Misna - “Si chiamava Moammed Sceab”: così ha inizio "In memoria", la poesia di Ungaretti composta quasi un secolo fa e dedicata a un amico arabo che “non aveva più Patria. Amò la Francia e mutò nome”. Il protagonista di questa storia si chiama invece Mohamed Ba, e - venuto dal Senegal molti anni fa - ha trovato una nuova patria in Italia, amando questo paese e non sentendo il bisogno di cambiare nome. È artista e mediatore culturale apprezzato, capace perfino di fare dell’ironia sulle difficoltà d'integrazione in un’Italia che sta cambiando pelle e che vive con paura le trasformazioni tipiche di una società plurale. Lavora presso l’ufficio "Educazione alla mondialità" dei missionari Pime di Milano e ha spesso partecipato ai convegni annuali del "Cem".
Lo conosciamo come uomo giusto e impegnato contro ogni forma di discriminazione e a favore del dialogo e della convivenza. Anche per questo non possiamo tacere su quanto gli è accaduto lo scorso 31 maggio, quando è stato oggetto di un' insensata aggressione. Mentre, verso le ore 19, Mohamed aspettava un tram in viale Certosa a Milano, è stato accoltellato allo stomaco da un uomo che parlava perfetto italiano, indossava occhiali scuri e teneva in mano un casco da motociclista. Così, senza alcuna ragione: non c’è stato un alterco né una provocazione. Freddamente, l’uomo ha vibrato due colpi contro Ba. Poi, come per mettere la propria firma a quanto aveva compiuto, gli ha sputato addosso e se n'è andato indisturbato, mentre la gente attorno scappava. E a Mohamed, incredulo e sanguinante, non è rimasto che trascinarsi verso il centro della strada, per cercare di muovere a compassione qualche automobilista.
Un momento di follia? Mentre attendiamo che qualche indagine faccia luce su come ciò sia potuto accadere, ci tormenta il pensiero che questo grave episodio si inserisca in un clima di crescente ostilità verso gli stranieri, senza che la classe dirigente sembra rendersi conto della pericolosità di tale situazione. E dobbiamo anche costatare il silenzio della stampa sul caso, immaginando cosa si sarebbe detto e scritto “a colori della pelle invertiti”. Per quanto ci riguarda, questa triste vicenda ci spinge a continuare a operare sempre più a favore del dialogo, dell’educazione interculturale e della fratellanza tra i popoli, cercando di far sì che aggressioni come quella a Mohamed Ba non abbiano a ripetersi. A lui rinnoviamo la nostra vicinanza, amicizia e stima. E ci auguriamo che le tante attestazioni di solidarietà ricevute possano aiutarlo a superare non solo la convalescenza, ma anche il dramma psicologico che sta attraversando. Di Sceab, Ungaretti concludeva la sua poesia scrivendo che “forse io solo so ancora che visse”. Di te, caro Mohamed, per fortuna siamo in tanti a sapere che ancora vivi, e siamo certi che non verrà meno la tua fiducia nell’uomo. Nonostante tutto".
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