sabato, luglio 04, 2009
Breve scheda sulle Encicliche sociali nella storia della Chiesa

RadioVaticana - Martedì prossimo, i cardinali Renato Raffaele Martino e Paul Josef Cordes, rispettivamente presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace del Pontificio Consiglio Cor Unum, saranno i principali relatori in Sala Stampa Vaticana alla presentazione dell'ultima Enciclica del Papa Caritas in veritate. Un documento che vede Benedetto XVI unirsi alla schiera di predecessori che, da Leone XIII in poi, hanno dedicato parte del loro magistero a importanti riflessioni di rilevanza prettamente sociale. Ciò che oggi viene chiamato comunemente "Enciclica sociale", in particolare a partire di quella considerata la "prima", e cioè la "Rerum novarum" (1891) di Papa Leone XIII, corrisponde al momento più alto, solenne e autorevole del magistero pontificio nell'ambito complesso e articolato degli insegnamenti sociali della Chiesa. Questi insegnamenti, conosciuti anche come "Dottrina sociale della Chiesa", non sono nuovi né recenti; anzi, sono una preoccupazione costante dai tempi dei Padri della Chiesa passando per il Medioevo sino ai giorni nostri. Oltre al fatto che nella stessa predicazione di Gesù vi sono numerosi e importanti insegnamenti sul essere sociale dell’uomo, già nei tempi apostolici possiamo trovare autorevoli interventi sull’avarizia, l’usura, la schiavitù, il salario giusto, l’educazione dei figli, l’ordinamento statuale. Nell'epoca moderna i testi pontifici sulla materia più citati, oltre alla "Rerum Novarum", sono la "Quadragesimo Anno" (1931) di Papa Pio XI e la "Mater et Magistra" (1961) di Papa Giovanni XXIII. In tutte questi documenti il centro delle riflessioni dei Pontefici è l'uomo in quanto creato ad immagine e somiglianza di Dio, e dunque dotato per natura di una sua dignità specifica (figlio del Creatore), radici ultima di tutti i suoi diritti. Infatti, nella "Rerum Novarum" si afferma che il principio ispiratore di tutta la questione sociale è l'inalienabile dignità della persona umana. In questa specifica sua dignità affondano i suoi diritti inalienabili, prima di tutto quello alla libertà religiosa e alla vita, nei quali trovano sostegno tutti gli altri diritti umani inalienabili, come per esempio: l’uso dei beni materiali, la proprietà e la sua funzione sociale, il giusto salario, le libertà, la partecipazione alla vita dello Stato, istruzione, giustizia, ecc.

Rinnovamento nella continuità. Il magistero pontificio nell’ambito della “questione sociale” come si dice oggi (ai tempi della “Rerum novarum” si parlava della “questione operaia”) si è sempre rivelato un’innovazione nella continuità: il susseguirsi dei documento pontifici evidenza uno sforzo costante per illuminare le nuove situazioni sociali alla luce dei principi immutabile del Vangelo, della tradizione e degli insegnamenti pregressi. Ognuna di queste encicliche è stata una risposta del magistero della Chiesa alle sfide del momento e quindi al mutamento delle dinamiche sociali ed economiche e, nell’ultimo secolo, anche ai nuovi sviluppo che si registrano nel campo internazionale o geopolitico. Questa visione planetaria, a partire della crescente interdipendenza dei popoli e delle nazioni, è già fortemente presente nella “Mater et Magistra” di Giovanni XIII e poi nella “Populorum progressio” di Paolo VI. Anche la “Humanae Vitae” (25 luglio 1968) va annoverata nell’elenco delle encicliche sociali non solo per la centralità della vita nei rapporti umani ma anche perché fu ed è una risposta alla grande questione della crescita demografica e del controllo delle nascite. In tutte le encicliche sociali di Giovanni Paolo II questa dimensione universale, interdipendenza dello sviluppo e della solidarietà, entra a pieno titolo in tutte le analisi. Da ricordare che il magistero sociale di Giovanni Paolo II si sviluppa in presenza, fino al 1989, di uno scontro tra due modelli socio-economici: il capitalismo e il socialismo, e ciò è sfondo storico della “Sollicitudo Rei Socialis” (30 Dicembre 1987). Dopo lo scioglimento dell’URSS arrivano altre due encicliche a forte carattere sociale con uno scenario internazionale diverso e sono la “Centesimus Annus” (1° Maggio 1991) e la “Evangelium Vitae (25 Marzo 1995).

Cos’è la dottrina sociale della Chiesa? Nel documento della Congregazione per l’Educazione cattolica intitolato “Orientamenti per lo studio e l'insegnamento della dottrina sociale della chiesa nella formazione sacerdotale (30 dicembre 1988) si legge:

Criteri di azione. La dottrina sociale della chiesa, in quanto sapere teorico-pratico, è orientata alla evangelizzazione della società: include dunque necessariamente l'invito all'azione sociale offrendo, per le diverse situazioni, opportune direttive ispirate ai principi fondamentali e ai criteri di giudizio (...). L'azione che viene suggerita non si deduce a priori una volta per tutte da considerazioni filosofiche ed etiche, ma si precisa di volta in volta per mezzo del discernimento cristiano della realtà interpretata alla luce del Vangelo e dell'insegnamento sociale della chiesa, che dimostra così ad ogni momento storico la sua attualità. Sarebbe perciò un grave errore dottrinale e metodologico se nell'interpretazione dei problemi di ciascuna epoca storica non si tenesse conto della ricca esperienza acquisita dalla chiesa ed espressa nel suo insegnamento sociale. Pertanto tutti i cristiani dovranno mettersi di fronte alle nuove situazioni con una coscienza ben formata secondo le esigenze etiche del Vangelo e con una sensibilità sociale veramente cristiana, maturata attraverso lo studio attento dei diversi pronunciamenti magisteriali.

Nuovi problemi. Nella situazione del mondo contemporaneo i profondi cambiamenti in tutti i campi dell'attività umana, economica, culturale, scientifica e tecnica, hanno fatto emergere nuovi problemi che reclamano l'impegno di tutti gli uomini di buona volontà. Tra questi problemi risaltano quelli della fame, della violenza, del terrorismo nazionale e internazionale, del disarmo e della pace, del debito estero e del sottosviluppo dei paesi del terzo mondo, delle manipolazioni genetiche, della droga, del deterioramento dell'ambiente, ecc.

Lotta per la giustizia e la solidarietà sociale. Il mondo di oggi è caratterizzato inoltre da altre “zone di miseria” e da “altre forme d'ingiustizia molto più vaste”, di quelle delle epoche precedenti, come la fame, la disoccupazione, l'emarginazione sociale, la distanza che separa i ricchi - paesi, regioni, gruppi e persone - dai poveri, Perciò un terzo criterio di azione è la “lotta nobile e ragionata in favore della giustizia e della solidarietà sociale”.

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