venerdì, luglio 03, 2009
Dopo qualche giorno di silenzio, torna in campo l'opposizione in Iran. Un silenzio plumbeo è calato sulla situazione iraniana. Come accade sempre più spesso, i media internazionali cessano di occuparsi di una questione appena questa perde quell'immediatezza che caratterizza la notizia del giorno. In Iran, però, non è finita.

Le madri di piazza Laleh. PeaceReporter - Dopo giorni di calma apparente, l'opposizione annuncia una serie di manifestazioni. La prima è quella, annunciata sul sito Rooz, vicino all'opposizione, delle madri di un gruppo di manifestanti uccisi dalle forze dell'ordine o dalle milizie religiose nei giorni scorsi. ''Invitiamo tutta la cittadinanza a radunarsi, ogni sabato pomeriggio alle 19, nei giardini pubblici di Teheran, in particolar modo presso il giardino di Laleh, per commemorare i nostri figli, ingiustamente uccisi dalle forze di polizia durante le manifestazioni dei giorni scorsi''. Sul modello delle madri argentine dei desaparecidos. Il giardino di Laleh è stato scelto non a caso, in quanto è nei pressi dell'università, in centro a Teheran ed è da sempre un luogo simbolo per le manifestazioni. Il gruppo di donne, che si definiscono Madri in lutto, scrivono sul sito: ''Non dimenticheremo mai quello che il governo ha fatto ai nostri ragazzi e pertanto continueremo a seguire la loro via, ricordandone la memoria in tutte le possibili occasioni che ci verranno offerte. Chiediamo a tutti gli iraniani, soprattutto alle donne, di solidarizzare con loro e di considerarci madri disperate che chiedono giustizia''. La prima manifestazione, in realtà, ha avuto luogo sabato scorso, quando circa 500 persone, soprattutto donne, si erano riunite nel giardino di Laleh per chiedere giustizia, ma la polizia è intervenuta disperdendo la folla e arrestando alcune delle madri dei ragazzi uccisi.

Uccidere Neda, ancora una volta. Sul numero delle vittime degli scontri seguiti alle elezioni presidenziali del 12 giugno scorso non c'è chiarezza. Le fonti governative, ancora una volta hanno ribadito che le vittime sono venti. Ma non tutti la pensano così. ''Il popolo iraniano ha sempre manifestato in maniera pacifica il proprio dissenso per i risultati delle ultime elezioni presidenziali. Il regime ha represso le proteste in maniera brutale e violenta, arrestando 1200 persone e uccidendone un numero che alcune fonti stimano in più di cento'', ha detto Shirin Ebadi, premio Nobel per la pace e punto di riferimento per gli attivisti iraniani in Iran e all'estero .La Ebadi si trova in Italia, dove la giurista iraniana ritirerà il premio internazionale Alexander Langer al posto della sua collaboratrice Narges Mohammadi, a cui le autorità iraniane hanno ritirato il passaporto.
Il simbolo stesso della ribellione dei sostenitori di Mousavi, la 20enne Neda Aga Soltan, uccisa durante una manifestazione il 20 giugno scorso, viene messo in discussione. Secondo un'inchiesta dei servizi segreti iraniani, ordinata dal presidente Ahmadinejad, ''"Lo scenario della morte di Neda Aga Soltan era stato premeditato da alcuni traditori della patria che vogliono infangare la reputazione della Repubblica Islamica in generale e delle forze di polizia in particolare", ha dichiarato Ismail Ahmadi-Moqadam, capo della polizia iraniana.
Sciopero generale. Islamicamente corretto. Si chiama Etekaf, che significa sciopero verde islamico. Dopo l'ultimo appello di Mousavi, diffuso ieri sul suo sito web, per il quale alcuni esponenti del governo di Teheran vorrebbero arrestarlo, ci si prepara a manifestare seguendo i precetti islamici, in risposta all'accusa rivolta ai dimostranti dall'ayatollah Khamenei di non essere veri credenti. Bisogna astenersi dalle attività e pensare intensamente al fine dello sciopero, che potrà essere condotto a questo punto anche in moschea. Deve durare almeno tre giorni e lo sciopero generale è previsto proprio dal 5 all'8 luglio. Tutti i manifestanti grideranno 'allah akbar', Dio è grande. Mousavi non ha lasciato spazio a dubbi: ha dichiarato illegittimo questo governo, seguito a ruota dall'altro candidato riformista Karroubi. Non si ferma l'onda, ma non è chiaro dove voglia arrivare.

di Christian Elia


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