Oltre 1.500 civili uccisi e migliaia di donne stuprate solo da gennaio nell’est della Repubblica Democratica del Congo da parte dei ribelli. È la dura denuncia contenuta nell’ultimo rapporto dell’organizzazione umanitaria internazionale Human Rights Watch, pubblicato ieri e ripreso oggi dall’agenzia Fides.
Radio Vaticana - Il documento, nonostante accusi anche i militari congolesi, afferma che i responsabili principali della crisi umanitaria nel Nord Kivu e nel distretto dell’Alto Uélé (nell’estremo nord-est), sono rispettivamente i ribelli delle Forze Democratiche per la Liberazione del Rwanda (FDLR) e quelli dell’Esercito di Resistenza del Signore (LRA). Questi due gruppi, infatti, continuano a uccidere, a violentare e a depredare la popolazione. Human Rights Watch critica quindi con forza il modo con il quale sono condotte le operazioni militari nell’area, che “hanno fornito scarsa protezione ai civili contro gli attacchi deliberati e brutali dei ribelli”. Il rapporto, citando una dirigenza dell’associazione, afferma che “le operazioni militari delle forze governative congolesi hanno avuto conseguenze disastrose sui civili, che sono ora attaccati da tutte le parti”. Un’ulteriore conferma della gravità della situazione è l’appello lanciato da Mons. Melchisédech Sikuli Paluku, Vescovo di Butembo-Beni, ai fedeli della diocesi, perché siano solidali con i proprietari delle 800 abitazioni bruciate nell’ultimo mese in Nord Kivu dai membri delle FDLR. Nel suo messaggio, pubblicato il 26 giugno, Mons. Sikuli Paluku, ha invitato i fedeli a offrire un pezzo di lamiera simbolica presso la propria parrocchia per aiutare gli sfollati a costruirsi un nuovo tetto. L’appello del Vescovo è stato ben accolto dai fedeli che vedono in questa iniziativa un gesto di solidarietà con le vittime della violenza, ma anche una forma di resistenza pacifica ai ribelli e agli interessi economici che finanziano questi gruppi. (L.G.)
Radio Vaticana - Il documento, nonostante accusi anche i militari congolesi, afferma che i responsabili principali della crisi umanitaria nel Nord Kivu e nel distretto dell’Alto Uélé (nell’estremo nord-est), sono rispettivamente i ribelli delle Forze Democratiche per la Liberazione del Rwanda (FDLR) e quelli dell’Esercito di Resistenza del Signore (LRA). Questi due gruppi, infatti, continuano a uccidere, a violentare e a depredare la popolazione. Human Rights Watch critica quindi con forza il modo con il quale sono condotte le operazioni militari nell’area, che “hanno fornito scarsa protezione ai civili contro gli attacchi deliberati e brutali dei ribelli”. Il rapporto, citando una dirigenza dell’associazione, afferma che “le operazioni militari delle forze governative congolesi hanno avuto conseguenze disastrose sui civili, che sono ora attaccati da tutte le parti”. Un’ulteriore conferma della gravità della situazione è l’appello lanciato da Mons. Melchisédech Sikuli Paluku, Vescovo di Butembo-Beni, ai fedeli della diocesi, perché siano solidali con i proprietari delle 800 abitazioni bruciate nell’ultimo mese in Nord Kivu dai membri delle FDLR. Nel suo messaggio, pubblicato il 26 giugno, Mons. Sikuli Paluku, ha invitato i fedeli a offrire un pezzo di lamiera simbolica presso la propria parrocchia per aiutare gli sfollati a costruirsi un nuovo tetto. L’appello del Vescovo è stato ben accolto dai fedeli che vedono in questa iniziativa un gesto di solidarietà con le vittime della violenza, ma anche una forma di resistenza pacifica ai ribelli e agli interessi economici che finanziano questi gruppi. (L.G.)
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