Un centinaio di guardie giurate, dell'istituto di vigilanza Ancr-Urbe Roma, stanno manifestando davanti al Colosseo per dire no al licenziamento di circa 300 lavoratori a Roma: «Da qui ce ne andiamo a dicembre»
Intorno alle 17.30, in sette si sono arrampicati sull'ultimo ordine di arcate del Colosseo per esporre uno striscione con su scritto «Ancr-Istituto vigilanza Urbe: contro la precarietà». «Da qui ce ne andiamo a dicembre» urlano dall'alto con un megafono. E, in effetti, i manifestanti sembrano intenzionati ad occupare il Colosseo per un lungo periodo e hanno persino organizzato un sistema di approvvigionamento: cibo e acqua vengono portati in alto con una carrucola. La protesta ricorda, nelle modalità, quella messa in atto dagli operai della Innse di Milano, che ha cominciato a fare scuola in situazioni di crisi occupazionali, ultima quella risolta positivamente giovedì per l'aziendaCim di Marcellina, vicino a Roma.
«NIENTE BLITZ O CI BUTTIAMO» - «Non tentate blitz per farci scendere, oppure quanto è vero Dio ci buttiamo e qualcuno dovrà prendersi la responsabilità». È quanto afferma, raggiunto al telefonino, Giorgio, 52 anni, una delle guardie giurate, salite a sette, che si sono arrampicate sul Colosseo per protestare contro la cessione ai privati del loro ente che comporterebbe per 300 di loro la perdita del posto di lavoro. «Due di noi - racconta - si sono sentiti male. Un infermiere che abbiamo fatto salire ha fatto un'iniezione di cortisone ad un asmatico, mentre ad un altro è stato dato l'ossigeno. Oltre a me ci sono altri sei colleghi: Angelo, Orfeo, Ambrogio, Sergio, Daniele e Massimo, tutti padri di famiglia tra i 40 e i 50 anni. Resteremo qui - prosegue - finchè non ci sarà data una risposta, perchè ci hanno tolto la dignità. Io ho 32 anni di servizio e domani non so come dare da mangiare a mia moglie. Finchè non otteniamo una risposta concreta da qui non ci muoviamo».
CONTRO I LICENZIAMENTI - Alla base della protesta, il mutato assetto societario dell'Ancr-Urbe Roma, che prelude a licenziamenti e «condizioni contrattuali meno vantaggiose di quelle che abbiamo avuto fino adesso in quanto Ente morale» spiega uno dei manifestanti. «Siamo tutti lavoratori dell'associazione nazionale combattenti e reduci (ente pubblico) sotto il controllo del ministero della difesa e della presidenza del consiglio dei ministri - spiega un altro manifestante -. Eravamo 960 lavoratori tra Roma e provincia. Di questi 660 si sono licenziati e si sono fatti riassumere dalla società Vigilanza dell'Urbe spa, nata apposta nel 2008. Noi 300 - continuano i lavoratori - che non abbiamo aderito, da giovedì a mezzanotte non abbiamo più incarichi». Su via dei Fori Imperiali sono ora almeno cento i colleghi delle guardie giurate in cima al Colosseo che sostengono con cori e slogan («siamo tutti con voi») i loro compagni. «Venerdì mattina - continua uno dei manifestanti - siamo andati nella sede per chiedere o il servizio o la lettera di licenziamento, ma non ci hanno detto nulla». Il 17 marzo scorso i dipendenti sono stati anche convocati dalla presidenza del Consiglio e « a Ferragosto siamo ancora in attesa di un parere che non arriva - spiegano -. Siamo dipendenti di questo ente e vogliamo i nostri diritti non possiamo nemmeno avere il sussidio perché non siamo stati licenziati».
CHIUSURE AL TRAFFICO - Ai piedi del monumento, sul lato che guarda Colle Oppio, i vigili del fuoco hanno gonfiato un grande materasso per scongiurare eventuali cadute. Tra gli sguardi curiosi dei turisti in visita al Colosseo, per circa un'ora la strada è stata interrotta al transito delle auto dall'incrocio con via Labicana all'incrocio con via Cavour. A controllare la manifestazione diverse camionette della polizia e auto dei vigili urbani. Sul posto anche diversi mezzi dei vigili del fuoco tra cui una autoscala.
Intorno alle 17.30, in sette si sono arrampicati sull'ultimo ordine di arcate del Colosseo per esporre uno striscione con su scritto «Ancr-Istituto vigilanza Urbe: contro la precarietà». «Da qui ce ne andiamo a dicembre» urlano dall'alto con un megafono. E, in effetti, i manifestanti sembrano intenzionati ad occupare il Colosseo per un lungo periodo e hanno persino organizzato un sistema di approvvigionamento: cibo e acqua vengono portati in alto con una carrucola. La protesta ricorda, nelle modalità, quella messa in atto dagli operai della Innse di Milano, che ha cominciato a fare scuola in situazioni di crisi occupazionali, ultima quella risolta positivamente giovedì per l'aziendaCim di Marcellina, vicino a Roma.
«NIENTE BLITZ O CI BUTTIAMO» - «Non tentate blitz per farci scendere, oppure quanto è vero Dio ci buttiamo e qualcuno dovrà prendersi la responsabilità». È quanto afferma, raggiunto al telefonino, Giorgio, 52 anni, una delle guardie giurate, salite a sette, che si sono arrampicate sul Colosseo per protestare contro la cessione ai privati del loro ente che comporterebbe per 300 di loro la perdita del posto di lavoro. «Due di noi - racconta - si sono sentiti male. Un infermiere che abbiamo fatto salire ha fatto un'iniezione di cortisone ad un asmatico, mentre ad un altro è stato dato l'ossigeno. Oltre a me ci sono altri sei colleghi: Angelo, Orfeo, Ambrogio, Sergio, Daniele e Massimo, tutti padri di famiglia tra i 40 e i 50 anni. Resteremo qui - prosegue - finchè non ci sarà data una risposta, perchè ci hanno tolto la dignità. Io ho 32 anni di servizio e domani non so come dare da mangiare a mia moglie. Finchè non otteniamo una risposta concreta da qui non ci muoviamo».
CONTRO I LICENZIAMENTI - Alla base della protesta, il mutato assetto societario dell'Ancr-Urbe Roma, che prelude a licenziamenti e «condizioni contrattuali meno vantaggiose di quelle che abbiamo avuto fino adesso in quanto Ente morale» spiega uno dei manifestanti. «Siamo tutti lavoratori dell'associazione nazionale combattenti e reduci (ente pubblico) sotto il controllo del ministero della difesa e della presidenza del consiglio dei ministri - spiega un altro manifestante -. Eravamo 960 lavoratori tra Roma e provincia. Di questi 660 si sono licenziati e si sono fatti riassumere dalla società Vigilanza dell'Urbe spa, nata apposta nel 2008. Noi 300 - continuano i lavoratori - che non abbiamo aderito, da giovedì a mezzanotte non abbiamo più incarichi». Su via dei Fori Imperiali sono ora almeno cento i colleghi delle guardie giurate in cima al Colosseo che sostengono con cori e slogan («siamo tutti con voi») i loro compagni. «Venerdì mattina - continua uno dei manifestanti - siamo andati nella sede per chiedere o il servizio o la lettera di licenziamento, ma non ci hanno detto nulla». Il 17 marzo scorso i dipendenti sono stati anche convocati dalla presidenza del Consiglio e « a Ferragosto siamo ancora in attesa di un parere che non arriva - spiegano -. Siamo dipendenti di questo ente e vogliamo i nostri diritti non possiamo nemmeno avere il sussidio perché non siamo stati licenziati».
CHIUSURE AL TRAFFICO - Ai piedi del monumento, sul lato che guarda Colle Oppio, i vigili del fuoco hanno gonfiato un grande materasso per scongiurare eventuali cadute. Tra gli sguardi curiosi dei turisti in visita al Colosseo, per circa un'ora la strada è stata interrotta al transito delle auto dall'incrocio con via Labicana all'incrocio con via Cavour. A controllare la manifestazione diverse camionette della polizia e auto dei vigili urbani. Sul posto anche diversi mezzi dei vigili del fuoco tra cui una autoscala.
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