sabato, agosto 15, 2009

di Bartolo Salone

I
l 15 agosto di ogni anno, la liturgia cattolica celebra la solennità dell’Assunzione della vergine Maria. Secondo il magistero della Chiesa, infatti, Maria, la madre del Signore, “terminato il corso della vita terrena, è stata assunta in corpo e anima alla gloria celeste”. Queste le parole utilizzate da papa Pio XII al momento della proclamazione ufficiale del dogma dell’assunzione corporale di Maria in cielo avvenuta l’1 novembre (ricorrenza di Ognissanti) del 1950. Questo non vuol dire che prima di allora il mondo cattolico sconosceva questa importante verità di fede, solo ne mancava la definizione dogmatica, la quale – come si sa – non ha carattere “costituivo” di verità nuove ma carattere meramente ricognitivo di verità che la tradizione cristiana attesta da secoli. Siccome tale ricognizione viene fatta per il tramite della massima espressione del magistero pontificio (la proclamazione di una dottrina ex cathedra, che in quanto tale è sorretta dal carisma dell’infallibilità), quella dell’Assunzione è verità “certissima”, sulla quale il fedele non può dubitare.

Che Maria, dopo la sua morte corporale, sia stata immediatamente assunta in cielo in anima e corpo, è verità attestata dai vangeli apocrifi (pur con le esagerazioni proprie di questi scritti, che impedirono alla Chiesa di accoglierli nel canone dei libri sacri) fin dal IV secolo e dalla liturgia della Chiesa che già dal VI secolo celebrava il transito (o dormitio) e l’assumptio Mariae. Fondamentale è inoltre la testimonianza di molti Padri della Chiesa, come san Giovanni Damasceno e san Germano di Costantinopoli, i quali nel VII secolo già parlavano nei loro scritti dell’Assunzione della Madre di Dio come di una dottrina ormai viva nella coscienza dei fedeli e da essi già professata. Una controprova sul piano storico della fondatezza di tale credenza la si può ricavare altresì dal fatto che non c’è traccia alcuna di un culto cristiano intorno ad una tomba “piena” di Maria, mentre la pietà cristiana venera da tempi immemorabili due tombe “vuote” di Maria, quella di Gerusalemme, presso il Getsemani, e quella di Efeso. Cosa alquanto singolare, visto che l’unica tomba vuota venerata dai cristiani, oltre quella di Maria, è quella del Cristo (il Santo Sepolcro di Gerusalemme), mentre le tombe di tutti gli altri santi, degli apostoli e dei primi martiri, sono tombe “piene”.

A questo punto, possiamo esaminare più da vicino il senso di questa dottrina, ormai dogma di fede, per coglierne le implicazioni nella nostra esistenza cristiana (il dogma, infatti, non è mai una verità astratta disgiunta dalla vita). Che vuol dire che Maria è stata assunta in cielo dopo essersi “addormentata”? Che ha evitato la morte per essere direttamente introdotta nella totalità del suo essere (anima e corpo appunto) in Paradiso? Naturalmente no, poiché la tradizione parla di una dormitio Mariae precedente alla sua assunzione in cielo e, nel linguaggio dei primi cristiani, la morte è un semplice addormentarsi nell’attesa della futura resurrezione, che avverrà per tutti alla fine dei tempi in occasione del giudizio universale. Nel caso di Maria la dormitio (cioè la morte biologica) è stata molto breve, sicché la sua assunzione in cielo altro non è che una risurrezione anticipata. D’altronde non avrebbe potuto essere diversamente: se è vero che la Santa vergine è la piena di grazia, l’Immacolata, colei che è stata concepita senza macchia di peccato originale e, per particolare privilegio divino, preservata in vita da ogni peccato personale, non si comprende per quale ragione la sua dormitio avrebbe dovuto prolungarsi fino al giorno del giudizio universale. Maria, unica fra i mortali, aveva le carte in regola per essere assunta in cielo immediatamente dopo la sua morte, e così è stato. Il dogma dell’Assunzione fa dunque da pendant al dogma dell’Immacolata Concezione, proclamato dal beato Pio IX nel 1854.

Potrebbe tuttavia obiettarsi: come mai se la vergine Maria è stata concepita senza peccato (posto che per la teologia cattolica la morte è una delle conseguenze del peccato originale), non è stata assunta direttamente in cielo senza passare per la fase della dormitio? In realtà, secondo l’opinione teologica più diffusa, non la morte come mero fatto biologico è conseguenza del peccato, bensì la morte intesa come dramma, come trapasso doloroso, come inizio del disfacimento del corpo. Senza il peccato, anche la nostra morte sarebbe come quella di Maria, un sereno addormentarsi in attesa della resurrezione. Certo, noi – a differenza di Maria – siamo stati concepiti nel peccato, e le conseguenze di questo peccato le portiamo nel corso di tutta la nostra vita in termini di sofferenza, scoraggiamento, pena; tuttavia, sull’esempio di Maria e grazie alle sue preghiere, possiamo opporre delle valide resistenze e così attendere nel modo meno traumatico possibile il giorno della nostra resurrezione, giorno in cui anche i nostri corpi, come quello di Gesù e di Maria, saranno glorificati, rivestendosi di immortalità.

Il giorno di Ferragosto, quindi, non ci limitiamo a rievocare le “glorie” di una donna speciale, ma celebriamo il mistero della nostra redenzione in Cristo e speriamo e imploriamo la Santa Vergine di poter come lei un dì essere assunti in cielo.

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