domenica, agosto 30, 2009
del nostro redattore Carlo Mafera

Il Vangelo di Marco è il più semplice e il più immediato, fatto apposta per una lettura popolare, ed infatti qualche anno fa l'ho letto, come cammino di fede, nell’ambito della CEB (comunità ecclesiale di base). Questo vangelo, infatti, si presenta come una vera e propria "iniziazione" al mistero cristiano, un vangelo per i catecumeni: per coloro, cioè, che già hanno sentito il primo annuncio e che già hanno cominciato ad aderire con slancio alla fede, ma che devono, per decidersi definitivamente, giungere a una più piena comprensione del mistero di Gesù. Le qualità di Gesù Cristo che mi hanno colpito sono la mitezza, l’obbedienza e l’umiltà. Marco ha fatto di queste qualità una tesi essenziale del suo vangelo: infatti c'è innanzitutto da precisare che, nel Vangelo di Marco, la rivelazione progressiva del mistero di Gesù e del discepolo avviene attraverso una storia che, man mano che si vive, si chiarisce con la modalità della gradualità, della delicatezza e della pazienza. Il Vangelo di Marco rivela la gloria di Dio nei patimenti e nella morte di Gesù. Il processo davanti a Pilato costituisce un esempio lampante di questa impostazione paradossale. Troviamo infatti Cristo a colloquio con il rappresentante dello Stato romano. Ma davanti a Pilato il Figlio di Dio è un re in ceppi. La singolarità della scena è sconvolgente: il Re dell'universo è incatenato e non apre bocca di fronte ai poteri mondani.

Scopriamo qui una lezione totalmente inattesa: impariamo infatti che l'onnipotenza di Dio non consiste nel cambiare il corso delle cose mediante i miracoli o nella capacità di compiere opere spettacolari. Non è certo questo che vogliamo dire quando confessiamo: «Credo in Dio, Padre onnipotente».

La scena del processo ci rivela invece che l'onnipotenza di Dio viene contemplata nel potere libero e illimitato dell'abbandono di Gesù alla volontà del Padre. Vediamo qui una realtà bellissima e stupefacente. Il potere di Dio si rivela nella debolezza. In questa "follia", la follia della Croce, Gesù dimostra la superiorità della sua sapienza sulla sapienza degli uomini. Questo è un capovolgimento rivoluzionario del significato del potere. L'essenza di Dio è amore, umiltà e abbandono. In realtà, l'umiltà richiesta nel brano di Marco è più di un semplice sforzo di abnegazione personale, è piuttosto una sorta di verifica della stretta coincidenza di valori umani e valori politici. Essere "servo di tutti" implica un rapporto sociale caratterizzato dalla democraticità. Nel senso cioè che quanto più un individuo aspira al potere politico, tanto più deve dimostrare di possedere una grandissima umanità. E l'unica possibilità di dimostrarlo è quella di mettersi al servizio della collettività, ascoltandone le esigenze. "E preso un bambino lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me"(vv.36-37). Che significa? Semplicemente che nessuno può mettersi al servizio degli altri se non ha la semplicità, la disponibilità di un bambino. La persona orgogliosa, prepotente, intollerante... potrà anche essere un ottimo politico secondo i canoni tradizionali delle società antagonistiche, ma essendo una nullità sul piano umano, lo sarà anche come "moderno" uomo politico.

Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa