Collegandosi a www.12388.gov.cn si potranno segnalare abusi di potere e “stili di vita decadenti”. Il governo centrale cerca di frenare il fenomeno, che secondo alcuni dati arriva a rubare il 5% del Pil del Paese. Nel giugno scorso, un sito simile rimase intasato per dieci ore appena attivato.
Pechino (AsiaNews) – Il Partito comunista cinese ha lanciato ieri un sito web per permettere alla popolazione di segnalare casi di corruzione all’interno del governo. Si tratta dell’ennesimo sforzo dell’esecutivo per frenare il fenomeno, che secondo gli ultimi dati arriva a valere circa il 5% del Prodotto interno lordo cinese, ossia oltre 220 miliardi di dollari. Un esperimento simile è stato fatto dal Procuratorato supremo del popolo, che nel giugno scorso ha aperto una “finestra di denuncia”: il sito rimase bloccato per 10 ore, subito dopo il lancio, per l’enorme numero di accessi.
La decisione di usare Internet per segnalare gli abusi di potere è stata presa dalla Commissione per la disciplina interna del Partito e dal ministero della Supervisione. Per portare all’attenzione delle autorità questi casi ci si deve connettere al sito www.12388.gov.cn: si possono riportare non soltanto tangenti e appropriazioni indebite, ma anche casi di condotta immorale o decadente tenuti dai membri del Partito. Questa precisazione è stata inserita per evitare altri “casi Shanghai”: il riferimento è allo scandalo, nato alcuni mesi fa, per lo stile di vita dell’allora segretario del Partito della metropoli.
Chen Liangyu venne allontanato dal potere dopo un’inchiesta, nata da una petizione popolare, che accertò il suo coinvolgimento nel furto di 33 milioni di euro destinati al fondo pensionistico cittadino. Subito dopo, il Procuratorato supremo del popolo e la Corte Suprema cinese lanciarono ognuno il proprio sito Internet chiedendo la collaborazione dei cittadini per “tenere sott’occhio” i vertici politici. I siti furono intasati di segnalazioni, tanto che rimasero inagibili per dieci ore.
La corruzione rappresenta al momento fra il 3 ed il 5 % dell'intero Prodotto interno lordo (Pil) del Paese: nel 2004, secondo dati ufficiali, arrivava all'incirca fra i 409 ed i 683 miliardi di yuan (fra i 40 ed i 68 miliardi di euro). "Il grande sviluppo della corruzione - dice Janos Bertok, autore di un rapporto sulla questione dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo sviluppo economico (Oecd) presentato lo scorso anno - è stato fra il 1987 ed il 1992, periodo collegato al processo di transizione economica del Paese".
Solo nella prima metà del 2003 più di 8.300 membri del Partito e del governo sono fuggiti ed altri 6.500 spariti nel nulla per evitare processi per corruzione e appropriazione indebita. Sempre secondo il rapporto, circa 2/3 di coloro che sono fuggiti all'estero erano manager di alto livello di industrie statali. Si suppone che siano stati sottratti alla Cina in questo modo fra gli 8,75 ed i 50 miliardi di dollari americani. I numeri sono stati di fatto confermati dal governo cinese alla fine del 2008 ma il dato, precisano fonti ufficiali, è in aumento.
Fino allo scorso anno, il governo invitava i cittadini a recarsi a Pechino per portare di persona le proprie petizioni e porle all’attenzione degli organismi centrali. Ma, dall’inizio dei lavori per le Olimpiadi del 2008, la pratica – da sempre comunque osteggiata dagli esecutivi locali – è stata di fatto proibita. Adducendo motivi di ordine pubblico, gli oltre due milioni di cinesi che ogni anno si recavano nella capitale per avere giustizia sono stati costretti a rimanere a casa.
Pechino (AsiaNews) – Il Partito comunista cinese ha lanciato ieri un sito web per permettere alla popolazione di segnalare casi di corruzione all’interno del governo. Si tratta dell’ennesimo sforzo dell’esecutivo per frenare il fenomeno, che secondo gli ultimi dati arriva a valere circa il 5% del Prodotto interno lordo cinese, ossia oltre 220 miliardi di dollari. Un esperimento simile è stato fatto dal Procuratorato supremo del popolo, che nel giugno scorso ha aperto una “finestra di denuncia”: il sito rimase bloccato per 10 ore, subito dopo il lancio, per l’enorme numero di accessi.
La decisione di usare Internet per segnalare gli abusi di potere è stata presa dalla Commissione per la disciplina interna del Partito e dal ministero della Supervisione. Per portare all’attenzione delle autorità questi casi ci si deve connettere al sito www.12388.gov.cn: si possono riportare non soltanto tangenti e appropriazioni indebite, ma anche casi di condotta immorale o decadente tenuti dai membri del Partito. Questa precisazione è stata inserita per evitare altri “casi Shanghai”: il riferimento è allo scandalo, nato alcuni mesi fa, per lo stile di vita dell’allora segretario del Partito della metropoli.
Chen Liangyu venne allontanato dal potere dopo un’inchiesta, nata da una petizione popolare, che accertò il suo coinvolgimento nel furto di 33 milioni di euro destinati al fondo pensionistico cittadino. Subito dopo, il Procuratorato supremo del popolo e la Corte Suprema cinese lanciarono ognuno il proprio sito Internet chiedendo la collaborazione dei cittadini per “tenere sott’occhio” i vertici politici. I siti furono intasati di segnalazioni, tanto che rimasero inagibili per dieci ore.
La corruzione rappresenta al momento fra il 3 ed il 5 % dell'intero Prodotto interno lordo (Pil) del Paese: nel 2004, secondo dati ufficiali, arrivava all'incirca fra i 409 ed i 683 miliardi di yuan (fra i 40 ed i 68 miliardi di euro). "Il grande sviluppo della corruzione - dice Janos Bertok, autore di un rapporto sulla questione dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo sviluppo economico (Oecd) presentato lo scorso anno - è stato fra il 1987 ed il 1992, periodo collegato al processo di transizione economica del Paese".
Solo nella prima metà del 2003 più di 8.300 membri del Partito e del governo sono fuggiti ed altri 6.500 spariti nel nulla per evitare processi per corruzione e appropriazione indebita. Sempre secondo il rapporto, circa 2/3 di coloro che sono fuggiti all'estero erano manager di alto livello di industrie statali. Si suppone che siano stati sottratti alla Cina in questo modo fra gli 8,75 ed i 50 miliardi di dollari americani. I numeri sono stati di fatto confermati dal governo cinese alla fine del 2008 ma il dato, precisano fonti ufficiali, è in aumento.
Fino allo scorso anno, il governo invitava i cittadini a recarsi a Pechino per portare di persona le proprie petizioni e porle all’attenzione degli organismi centrali. Ma, dall’inizio dei lavori per le Olimpiadi del 2008, la pratica – da sempre comunque osteggiata dagli esecutivi locali – è stata di fatto proibita. Adducendo motivi di ordine pubblico, gli oltre due milioni di cinesi che ogni anno si recavano nella capitale per avere giustizia sono stati costretti a rimanere a casa.
Tweet |
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.