domenica, novembre 01, 2009
Giorni fa ho avuto il piacere di gustare (la scelta dei termini è qui voluta) un delizioso film dal titolo “Julie e Julia” in programmazione nelle sale cinematografiche.

di Monica Cardarelli

Oltre ad essere un film estremamente piacevole, mi ha dato spunto per alcune riflessioni. Nelle storie narrate nel film lo spettatore è pervaso dal gusto e dal piacere di mangiare e cucinare. Una delle protagoniste di una storia, Julia Child, divenuta celebre in America per aver introdotto la cucina francese alla portata degli americani che non hanno servitù e che perciò ha reso fattibile anche ricette difficilmente realizzabili nel quotidiano, ammette al marito e a se stessa che ama mangiare. Conseguentemente, le piace cucinare bene per se e per gli altri.
Al di là delle storie piacevoli e leggere, al di là dell’ottima realizzazione del film a cominciare dalla regia fino ad arrivare alla recitazione, la cosa che più colpisce è che il piacere di mangiare è un elemento di equilibrio personale e di coppia.

Cucinare rappresenta per la giovane Julie un modo di evadere dai problemi quotidiani, dalle tensioni e dallo stress lavorativo e della grande città e soprattutto rappresenta la certezza di realizzare con le proprie mani qualcosa di buono da gustare con la persona amata.
Il rapporto con il cibo investe tantissimi aspetti a cominciare da quello psicologico che si riflette anche nel rapporto con il proprio corpo fino ad arrivare a quello affettivo. Il cibo quindi non solo come fonte di sostentamento ma anche come attenzione nei propri confronti e nei confronti degli altri. Il cibo come espressione affettiva, come attenzione da dedicare a se stessi e agli altri. Inoltre, l’azione propria di cucinare e la preparazione del cibo investono tutta la persona e tutti i sensi. Richiedono tempo e pazienza. E ancora, il cibo e la cucina rappresentano la cultura di un popolo.
In questo senso, numerosi film tra cui “Come l’acqua per il cioccolato” tratto dal libro “Dolce come il cioccolato” di Laura Esquivel, “Un tocco di zenzero” del regista Tassos Boulmetis, storia familiare ambientata fra gli odori, i sapori e i colori delle spezie di Istanbul e Atene, o “Il pranzo di Babette” fino ad arrivare a “Chocolat” e molti altri ancora hanno come filo conduttore, come sfondo a volte, il cibo, trattato sotto vari aspetti.
Ci sono delle pellicole, però, in cui il cibo non è il soggetto del film ed è trattato da un altro punto di vista: le grandi passioni e i sogni della vita che possono realizzarsi e possono aiutare la persona ad esprimere ciò che realmente è.
La protagonista femminile de “La finestra di fronte”, ad esempio, ha sempre sognato di aprire una pasticceria perché le piace molto fare dolci tanto che si trova costretta a farli per venderli in un pub e racimolare qualche soldo in più per la famiglia. Solo grazie all’incontro fortuito con il vecchio pasticcere che viene ospitato da loro capisce che quella che per lei era una passione può concretizzarsi in qualcosa di più. Ritrova la fiducia in se stessa e va avanti.
Cucinare diventa in alcuni casi un vero e proprio modo di esprimersi, come può essere la musica, la letteratura o il teatro. Allo stesso tempo, nel momento in cui si capisce tutto questo, la cucina può diventare uno strumento per aiutare se stessi a realizzarsi e ad uscire dalla quotidianità.

In questo senso può essere un mezzo per trovare un equilibrio personale. Nelle due storie raccontate nel film da cui siamo partiti, i soggetti non sono persone sole ma due coppie, marito e moglie. Così, il rapporto diventa più difficile ma anche più semplice allo stesso tempo. Più difficile perché oltre a cercare un equilibrio personale i due devono anche trovare un equilibrio di coppia e più semplice perché in una coppia, come dice la parola, non si è soli perciò ci si aiuta vicendevolmente a trovare la propria strada e a proseguire per realizzare il proprio sogno, il proprio completamento.
Dunque il mantenimento dell’equilibrio personale è aiutato dall’altro poiché solo un equilibrio del singolo porta ad un equilibrio di coppia.
Ecco, il piacere e il gusto di mangiare bene e di stare bene, è un elemento primario di equilibrio.

In un momento in cui sono sotto gli occhi di tutti le immagini di bambini che muoiono di fame nei paesi dell’Africa o in cui scarseggia l’acqua; in un periodo come questo in cui solo pochi giorni fa l’Ue ha consacrato il 2010 come l’anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale, forse stona un po’ parlare di ricette di cucina francese.
È altrettanto vero, però, che ciascuno di noi ha il suo ruolo in questa società e che è estremamente utile per tutti, che ciascuno di noi riesca ad individuarlo per poter essere ciò che è, pienamente, e poter così aiutare chi gli è più vicino e chi lo è meno.
Senza questa consapevolezza non si può andare molto lontano. Si tratta della coscienza di ciò che si è nel luogo in cui siamo stati posti. Così, ognuno di noi può trovare il suo modo di essere, di esprimere ciò che è e soprattutto, di contribuire a diminuire quel divario che c’è e dare un proprio personale contributo ad una redistribuzione delle ricchezze della terra, partendo dal proprio piccolo orticello, mettendo a disposizione ciò che si ha e che si è, ciò che si sa fare e, perché no, condividendo un piatto di pasta con chi non ne ha. In questo modo il cerchio dell’equilibrio tende ad allargarsi; dall’equilibrio personale all’equilibrio di coppia fino ad arrivare ad un equilibrio sociale sempre più ampio.
Perciò, si può concludere augurandosi che le parole di Paolo VI rivolte alle Nazioni Unite il 4 ottobre 1965 si realizzino: “Perché si tratta anzitutto della vita dell'uomo: e la vita dell'uomo è sacra: nessuno può osare di offenderla. Il rispetto alla vita, anche per ciò che riguarda il grande problema della natalità, deve avere qui la sua più alta professione e la sua più ragionevole difesa: voi dovete procurare di far abbondare quanto basti il pane per la mensa dell'umanità; non già favorire un artificiale controllo delle nascite, che sarebbe irrazionale, per diminuire il numero dei commensali al banchetto della vita.”


Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa