mercoledì, novembre 04, 2009
Per un tema di grande e contrastata attualità come l'emigrazione è bene rivisitare il medesimo tema con la nostra memoria. Sì, quando gli emigranti eravamo noi. Anche per mettere in pratica quel favoloso detto zen: "Se di fronte ad un bivio vuoi ben scegliere la tua strada, girati indietro e guarda da dove vieni. La scelta sarà semplice e verrà da sè..."

Da una Relazione dell’Ispettorato per l’immigrazione del Congresso americano (ottobre 1912)

“Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l’acqua, molti di loro puzzano anche perchè tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno e alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicino gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina, ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti fra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perchè poco attraenti e selvatici, ma perchè si è diffusa la voce di stupri consumati dopo agguati in strade periferiche, quando le donne tornano dal lavoro. I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere, ma soprattutto non hanno saputo selezionare fra coloro che entrano nel nostro Paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o addirittura di attività criminali.”

La Relazione prosegue così: “Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti, ma disposti più degli altri a lavorare. Si adattano alle abitazioni che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario. Gli altri, quelli ai quali si è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell’Italia. Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione.”

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