sabato, novembre 28, 2009
“Una chiarificazione importante, ma i rischi per la donna non scompariranno, non condivideremo mai logiche di morte”. Così, in sintesi, si è espresso Lucio Romano, presidente dell’Associazione Scienza e vita dopo il parere, sulla pillola abortiva RU 486, del ministro della Salute, Maurizio Sacconi.

RadioVaticana - In un documento inviato ieri all’Agenzia italiana del farmaco, si ribadisce che l’intera procedura abortiva va seguita esclusivamente in ospedale e si richiede l’emanazione di nuove linee guida da parte dell’Aifa. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento dello stesso Lucio Romano:

R. - Certamente doverosa era l’indagine conoscitiva da parte della Commissione igiene e sanità del Senato, così come altrettanto doveroso era l’intervento del ministro Sacconi. E’ una chiarificazione in merito alle criticità e alle incongruenze dell’uso dell’aborto chimico, non solo secondo l’applicazione della legge 194, ma anche per quanto riguarda tutte le perplessità inerenti alla sicurezza delle donne.

D. - Il ministro ribadisce che tutto il procedimento dovrà svolgersi in ospedale...

R. - Sulla reale applicazione di un regime ordinario, io ho delle grandissime perplessità in merito, perché ritengo che una donna - per quanto possa essere più o meno indotta con consenso informato sull’obbligatorietà di rimanere ricoverata in un regime per l'appunto ordinario - difficilmente rimarrà ricoverata per tre o quattro giorni. Se ne assumerà tutta la responsabilità attraverso la firma di autodimissione. Noi assisteremo così ad un aborto fai-da-te, ad un aborto in casa, ad un aborto nella solitudine.

D. - Si attendono ora nuove linee dall’Aifa?

R. - Senza dubbio, e soprattutto che siano più specifiche per quanto riguarda il regime di ricovero ordinario. Nella precedente delibera, l’espressione non era molto chiara, molto puntuale per quanto riguardava il tipo di ricovero: si parlava genericamente di un ricovero, ma non veniva specificato se avveniva in regime di day hospital o in regime ordinario.

D. - L’utilizzo della RU486 entra in contrasto con la legge 194 sull’aborto. Alcuni parlano di un paradosso: chi prima difendeva la vita, adesso sostiene la legge abortista per impedire la commercializzazione della pillola…

R. - E’ opportuno che tutti sappiano che, di fatto, coloro che vogliono la liberalizzazione dell’uso della RU486 in realtà vogliono modificare la legge 194 nella sostanza. Vale a dire anche per quanto riguarda quella minima azione di prevenzione cosiddetta "post-concezionale", molto, molto disattesa da coloro che applicano la 194. Che da parte nostra ci si esprima contro la RU486 non significa certamente che noi siamo a favore dell’aborto e tanto meno a favore dell’aborto chirurgico, ma siamo a favore di una educazione alla vita, alla formazione di un sentimento morale. Siamo a favore della prossimità umana, una vicinanza che significa sollievo sotto il profilo psicologico, economico, con politiche sociali e familiari di aiuto alle donne, che significa quindi una educazione alla vita.

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