In occasione del suo 42° anniversario - che viene ricordato stasera anche in San Giovanni in Laterano a Roma, con una liturgia eucaristica presieduta dal presidente della Conferenza Espiscopale Italiana (CEI), cardinale Angelo Bagnasco - la Comunità di Sant'Egidio ha diffuso una notain cui tra l'altro si afferma: "Anno difficile quello appena trascorso, per il mondo, in Italia, in molti dei 70 paesi in cui la Comunità di Sant’Egidio è presente con 50.000 membri e molti amici.
Agenzia Misna - Le difficoltà della ripresa mondiale, la perdita del lavoro per molti, le minori risorse a disposizione della cooperazione e solidarietà, una crisi di visione e di coesione di molte società europee e del sud del mondo, la crescita della violenza urbana diffusa nelle megalopoli e nelle periferie di città occidentali, africane e dei paesi del nuovo sviluppo, la crisi di un pensiero “africano” di solidarietà e interdipendenza con l’Europa e per l’Europa, terremoti e calamità naturali rese disastri epocali da avidità e mancanza di prevenzione hanno accompagnato la vita di gran parte del pianeta. E le Comunità di Sant’Egidio hanno vissuto come proprie gran parte delle difficoltà del mondo, non solo come solidarietà con i più deboli, ma anche perché naturalmente immerse e presenti nei punti delle ferite vecchie e nuove. La paura si è imposta come una grande tentazione soprattutto in molte società europee e in Italia, alle prese con la crisi economica e sociale e con un forte senso di incertezza per il futuro. Uno dei frutti, in molte aree del pianeta, è stato la crescita della violenza e l’individuazione dei poveri o di minoranze etniche e sociali come una possibile spiegazione e causa di un maggiore senso di insicurezza e di fragilità personale e sociale. Per questo la Comunità di Sant’Egidio, in molte città d’Italia, in Europa, in Africa, in zone del mondo dove cristiani, zingari, persone senza dimora, bambini di strada, anziani, minoranze sono state fatte oggetto di violenza, si sono spese per ricostruire le ragioni del “vivere insieme” e svuotare il senso di paura e insicurezza, la solitudine delle grandi città, lo spaesamento e la ricerca di “capri espiatori”, per svuotare la violenza e una cultura della violenza, attraverso le “scuole della pace”, i movimenti internazionali Genti di Pace, il Paese dell’Arcobaleno, gli Amici, Viva gli Anziani, Giovani per la Pace e le Comunità e le Scuole del Vangelo nei quartieri delle periferie urbane". La nota ricorda anche il discorso indirizzato da Benedetto XVI alla Comunità e alla mensa dei poveri a Roma e la visita del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (entrambi in Dicembre) che aveva incontrato disabili, immigrati, zingari, anziani, bambini, persone senza dimora e disoccupati
Agenzia Misna - Le difficoltà della ripresa mondiale, la perdita del lavoro per molti, le minori risorse a disposizione della cooperazione e solidarietà, una crisi di visione e di coesione di molte società europee e del sud del mondo, la crescita della violenza urbana diffusa nelle megalopoli e nelle periferie di città occidentali, africane e dei paesi del nuovo sviluppo, la crisi di un pensiero “africano” di solidarietà e interdipendenza con l’Europa e per l’Europa, terremoti e calamità naturali rese disastri epocali da avidità e mancanza di prevenzione hanno accompagnato la vita di gran parte del pianeta. E le Comunità di Sant’Egidio hanno vissuto come proprie gran parte delle difficoltà del mondo, non solo come solidarietà con i più deboli, ma anche perché naturalmente immerse e presenti nei punti delle ferite vecchie e nuove. La paura si è imposta come una grande tentazione soprattutto in molte società europee e in Italia, alle prese con la crisi economica e sociale e con un forte senso di incertezza per il futuro. Uno dei frutti, in molte aree del pianeta, è stato la crescita della violenza e l’individuazione dei poveri o di minoranze etniche e sociali come una possibile spiegazione e causa di un maggiore senso di insicurezza e di fragilità personale e sociale. Per questo la Comunità di Sant’Egidio, in molte città d’Italia, in Europa, in Africa, in zone del mondo dove cristiani, zingari, persone senza dimora, bambini di strada, anziani, minoranze sono state fatte oggetto di violenza, si sono spese per ricostruire le ragioni del “vivere insieme” e svuotare il senso di paura e insicurezza, la solitudine delle grandi città, lo spaesamento e la ricerca di “capri espiatori”, per svuotare la violenza e una cultura della violenza, attraverso le “scuole della pace”, i movimenti internazionali Genti di Pace, il Paese dell’Arcobaleno, gli Amici, Viva gli Anziani, Giovani per la Pace e le Comunità e le Scuole del Vangelo nei quartieri delle periferie urbane". La nota ricorda anche il discorso indirizzato da Benedetto XVI alla Comunità e alla mensa dei poveri a Roma e la visita del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (entrambi in Dicembre) che aveva incontrato disabili, immigrati, zingari, anziani, bambini, persone senza dimora e disoccupati
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