Sono più di otto su 10 gli italiani che ritengono che gli immigrati irregolari debbano avere accesso ai servizi sanitari pubblici: lo rivela un’indagine realizzata dal Censis, secondo cui oltre il 65% degli intervistati ritiene che la tutela della salute sia un diritto inviolabile.
Agenzia Misna - È l’opinione soprattutto dei residenti nelle regioni del Mezzogiorno (quasi il 74%) e dei laureati (quasi l’80%). Al nord, secondo la ricerca del Censis, diminuisce la quota di intervistati che parla della salute come di un “diritto”, mentre aumenta quella di chi è convinto che occorra assicurare la sanità anche ai agli irregolari per evitare il rischio di epidemie e contagi ma in entrambi i casi, da nord a sud, si dice favorevole alla sanità ‘per tutti’ un alto tasso di laureati a fronte di chi possiede un basso titolo di studio. Per il momento gli stranieri utilizzano meno le strutture sanitarie (circa il 65% sono iscritti al Servizio sanitario nazionale), che per loro significano soprattutto pronto soccorso e ricoveri d’urgenza, piuttosto che prevenzione e visite specialistiche. “Per il futuro – conclude il rapporto - una maggiore integrazione degli immigrati comporterà anche livelli più alti di tutela della loro salute, in linea con gli standard degli italiani: occorre preparare quindi il Servizio sanitario nazionale in termini di risorse e di competenze”.
Agenzia Misna - È l’opinione soprattutto dei residenti nelle regioni del Mezzogiorno (quasi il 74%) e dei laureati (quasi l’80%). Al nord, secondo la ricerca del Censis, diminuisce la quota di intervistati che parla della salute come di un “diritto”, mentre aumenta quella di chi è convinto che occorra assicurare la sanità anche ai agli irregolari per evitare il rischio di epidemie e contagi ma in entrambi i casi, da nord a sud, si dice favorevole alla sanità ‘per tutti’ un alto tasso di laureati a fronte di chi possiede un basso titolo di studio. Per il momento gli stranieri utilizzano meno le strutture sanitarie (circa il 65% sono iscritti al Servizio sanitario nazionale), che per loro significano soprattutto pronto soccorso e ricoveri d’urgenza, piuttosto che prevenzione e visite specialistiche. “Per il futuro – conclude il rapporto - una maggiore integrazione degli immigrati comporterà anche livelli più alti di tutela della loro salute, in linea con gli standard degli italiani: occorre preparare quindi il Servizio sanitario nazionale in termini di risorse e di competenze”.
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