“Il punto è che non si può fare una nazione senza popolazione. E la popolazione - se non si fa in laboratorio - si fa con gli uomini. Anche con gli immigrati” evitando che la politica usi il pretesto della differenza di religione o di etnia per approfondire o creare divisioni.
Agenzia Misna - Il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson - già arcivescovo di Cape Coast (Ghana) e presidente del Pontificio consiglio per la Giustizia e la pace – risponde alle domande di ‘Ffmagazine’ periodico della fondazione Fare Futuro e, parlando di immigrazione, ricorda come si tratti di un fenomeno antico quanto l’uomo. “L’immigrazione – dice - non è un fenomeno nuovo, nella storia dell’uomo. E’ un fenomeno che è sempre esistito: tanto per parlare di storia europea (che anche noi abbiamo dovuto studiare!), vengono alla mente i Goti e i Visigoti, o le migrazioni verso il continente americano, oggi abitato prevalentemente dagli eredi di quei migranti europei. Insomma, la migrazione è un fattore direi “costitutivo” dell’esperienza umana”. Un fenomeno che diventa “problematico” continua il cardinale quando si identifica “migrazione” con “minaccia” come sta avvenendo in alcuni paesi europei, Italia inclusa. Secondo monsignor Turkson, dietro queste “paure” c’è la preoccupazione di veder modificata la composizione demografica dei paesi ricchi, di considerare gli immigrati “un pericolo e non un potenziale aiuto allo sviluppo”. Per secoli, continua il cardinale, “non si è discussa la presenza dei musulmani in Europa, e adesso si fanno i referendum sui minareti. Ma le migrazioni non si possono fermare, non si possono evitare. E poi - aggiunge - diciamo una cosa: il confine tra legislazioni restrittive e razzismo rischia di farsi sempre più sottile…”. Ecco, allora, che i valori di fraternità e solidarietà della Chiesa e di altre religioni assumono un’importanza fondamentale: “La religione – conclude il presidente del Pontificio consiglio per la Giustizia e la pace - fornisce i mezzi per superare le divisioni. La Chiesa deve offrire la possibilità di scavalcare queste barriere naturali. Ma se la religione stessa diventa mezzo, o luogo, di separazione, questo sì che sarebbe un bel guaio. E a quel punto, cos’altro mai ci resterebbe?”.
Agenzia Misna - Il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson - già arcivescovo di Cape Coast (Ghana) e presidente del Pontificio consiglio per la Giustizia e la pace – risponde alle domande di ‘Ffmagazine’ periodico della fondazione Fare Futuro e, parlando di immigrazione, ricorda come si tratti di un fenomeno antico quanto l’uomo. “L’immigrazione – dice - non è un fenomeno nuovo, nella storia dell’uomo. E’ un fenomeno che è sempre esistito: tanto per parlare di storia europea (che anche noi abbiamo dovuto studiare!), vengono alla mente i Goti e i Visigoti, o le migrazioni verso il continente americano, oggi abitato prevalentemente dagli eredi di quei migranti europei. Insomma, la migrazione è un fattore direi “costitutivo” dell’esperienza umana”. Un fenomeno che diventa “problematico” continua il cardinale quando si identifica “migrazione” con “minaccia” come sta avvenendo in alcuni paesi europei, Italia inclusa. Secondo monsignor Turkson, dietro queste “paure” c’è la preoccupazione di veder modificata la composizione demografica dei paesi ricchi, di considerare gli immigrati “un pericolo e non un potenziale aiuto allo sviluppo”. Per secoli, continua il cardinale, “non si è discussa la presenza dei musulmani in Europa, e adesso si fanno i referendum sui minareti. Ma le migrazioni non si possono fermare, non si possono evitare. E poi - aggiunge - diciamo una cosa: il confine tra legislazioni restrittive e razzismo rischia di farsi sempre più sottile…”. Ecco, allora, che i valori di fraternità e solidarietà della Chiesa e di altre religioni assumono un’importanza fondamentale: “La religione – conclude il presidente del Pontificio consiglio per la Giustizia e la pace - fornisce i mezzi per superare le divisioni. La Chiesa deve offrire la possibilità di scavalcare queste barriere naturali. Ma se la religione stessa diventa mezzo, o luogo, di separazione, questo sì che sarebbe un bel guaio. E a quel punto, cos’altro mai ci resterebbe?”.
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