venerdì, febbraio 05, 2010
L’ultima edizione – la venticinquesima (29-31.01.2010) - del convegno sul diritto degli stranieri, organizzato annualmente dall’Accademia della Diocesi di Rottenburg-Stuttgart, ha raccolto circa trecento avvocati, giudici, assistenti sociali, politici, dottorandi, agenti di polizia.... intorno al tema: “Europa (ir)raggiungibile”.

di Felicina Proserpio
CSERPE Basilea

Gli approfondimenti hanno riguardato tra l’altro il tema dell’integrazione, l’europeizzazione del diritto degli stranieri, i permessi di soggiorno per motivi di lavoro, le politiche e la legislazione europea sull’asilo, le migrazioni irregolari, il sistema europeo di protezione dei confini esterni, i ricongiungimenti famigliari. Gli apporti di Jutta Lauth Bacas - germanista ed etnologa – e di Karl Kopp – referente europeo di Pro Asyl – hanno concluso il convegno offrendo interessanti impulsi. Jutta Bacas, già autrice di uno studio realizzato con migranti greche nel 1995 a Zurigo, è stata impegnata in vari progetti di ricerca sulle migrazioni e lavora attualmente sull’isola di Lesbo. Al convegno ha presentato la problematica del Mediterraneo, cioè dei flussi misti di migranti irregolari e richiedenti asilo che sbarcano nei paesi dell’Europa meridionale, dal punto di vista greco. La Grecia, terra di emigrazione verso gli Stati Uniti (all’inizio del secolo scorso e non solo), l’Australia e il Canada (dopo il 1945), la Germania e altri paesi europei (negli anni ’60), registra solo dalla metà degli anni ’70 - grazie al processo di democratizzazione e all’avvio di una nuova fase di sviluppo economico - una diminuzione delle partenze e i primi arrivi di lavoratori stranieri dal Marocco e dall’Etiopia. A partire dalla fine degli anni ‘80 risultano incrementi più sensibili dell’immigrazione, però nella percezione della popolazione locale la Grecia è rimasta, fino a non molto tempo fa, un paese di emigrazione. Dando uno sguardo alle statistiche degli ultimi cinque anni si deve constatare un aumento assai rilevante dell’immigrazione irregolare: nel 2003 si parla di 51.031 persone, nel 2006 di 95.239, nel 2008 di 146.337 arrivi non autorizzati. Questi numeri comprendono naturalmente anche afgani, somali, ecc. aventi diritto alla protezione internazionale. Anche le richieste d’asilo sono progressivamente aumentate: dalle 8.178 dell’anno 2003 alle 19.884 dell’anno 2008. Numeri rilevanti se si pensa che la Grecia ha una popolazione di soli 11,2 milioni di abitanti, mentre l’Italia, che ha una popolazione di 60 milioni di abitanti (oltre 5 volte più numerosa di quella greca), ha registrato nel 2008 31.200 richieste d’asilo, vale a dire neppure il doppio di quelle greche. Le gravi insufficienze del sistema greco per l’accoglienza dei rifugiati sono state denunciate dalle più diverse organizzazioni nazionali e internazionali fino a condurre diversi stati europei a scegliere – in deroga all’accordo di Dublino – di non rimandare più indietro i richiedenti asilo per i quali sarebbe responsabile la Grecia. Nel frattempo, dopo il cambio al governo dell’ottobre 2009, Spyros Vougias rappresentante del competente ministero, ha disposto – dopo una visita sul posto - la chiusura del campo di detenzione di Pagani sull’isola di Lesbo, dove vivevano centinaia di persone in condizioni disumane (senza acqua corrente, con una toilette per cento persone, una sola ora d’aria al giorno per i minorenni, molti uomini costretti a dormire per terra..) e la costituzione di un gruppo di lavoro per la preparazione di una riforma complessiva del sistema d’asilo. Nonostante gli incoraggianti segnali lanciati dal nuovo governo non sembra probabile che un paese altamente indebitato come la Grecia possa far fronte - da solo - all’accoglienza delle persone bisognose di protezione internazionale, che continuano a riversarsi sulle sue coste in fuga da altre situazioni drammatiche. L’appello è contemporaneamente per una politica europea che tenga conto di questa emergenza e per una politica nazionale che renda possibile una regolarizzazione di molti migranti, a volte finiti nell’irregolarità dopo la risposta negativa alla loro richiesta d’asilo, ma già integrati nella società greca. Michael Lindenbauer dell’UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) ha espresso una valutazione complessivamente positiva riguardo la proposta di riforma della normativa europea in materia d’asilo avanzata dalla Commissione Europea. Karl Kopp ha dato poi voce ad una istanza di redistribuzione tra i paesi europei dei richiedenti asilo attualmente in attesa in Grecia. Tra loro vi sono anche migliaia di “minorenni non accompagnati” che non trovano attualmente adeguata protezione. Il richiamo alla solidarietà fra gli stati europei non è un puro invito alla generosità, ma anche una questione di giustizia: i diritti dell’uomo sui quali si regge la convivenza in Europa, non sono infatti solo diritti degli europei – come ricordava efficacemente Monika Lüke, di Amnesty International - bensì diritti di ogni uomo.


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