martedì, febbraio 09, 2010
A causa delle minacce lanciate dalla potente Lahore Bar Association – organizzazione che riunisce i legali della città – nessun avvocato cristiano o musulmano è pronto ad assumere le parti della difesa nell'omicidio della 12enne Shazia Bashir.

Radio Vaticana - È quanto denunciato ieri da un’associazione cristiana pakistana che si occupa di assistenza legale. La ragazza, di fede cristiana, è morta il 23 gennaio scorso in seguito alle violenze – anche sessuali – inflitte dal suo datore di lavoro, un ricco e potente avvocato musulmano di Lahore. Il presunto assassino, Chaudhry Mohammad Naeem, è un ex-presidente della Lahore High Court Bar Association. La giovane, di soli 12 anni, negli ultimi sei mesi aveva lavorato come domestica nell’abitazione di Naeem. Il Centre for Legal Aid Assistance And Settlement (Claas) denuncia l’impossibilità di accedere all’aula del tribunale dove si sono svolte le udienze a carico dell’imputato, perché un gruppo di avvocati musulmani ne ha “impedito l’ingresso”. L’associazione che si batte – a titolo gratuito – per la difesa dei diritti dei più poveri ed emarginati - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha subito le minacce di migliaia di legali – amici dell’assassino – che promettono di “bruciare vivo chiunque voglia rappresentare la vittima in tribunale”.M. Joseph Francis, direttore di Claas, chiede a membri della società civile, leader politici e religiosi di ribellarsi e assumere in prima persona l’iniziativa per “condannare questa nuova forma di terrorismo” ad opera di avvocati che “dovrebbero garantire la giustizia”. Il quotidiano pakistano The News riferisce che il 4 febbraio scorso la polizia ha condotto l’imputato davanti ai giudici fra “rigide misure di sicurezza”. E, come di consueto, gli agenti hanno impedito ai giornalisti e ai parenti della vittima di entrare in aula per “motivi di sicurezza”.


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