sabato, febbraio 06, 2010
Oltre sessanta arresti. Ricostruito il meccanismo di arruolamento e sfruttamento gestito dalla 'Ndrangheta

PeaceReporter - Rognetta dopo le ruspe, Rosarno, Italia. Foto: G.L.Ursini"Questa è la dimostrazione del salto di qualità della 'Ndrangheta che venti anni or sono sbarcava con i gommoni i curdi sans papiers sulle spiagge di Africo, da dove aveva fatto fuggire gli operatori Valtour, perché le coste servivano alle Ndrine per alimentare il traffico di esseri umani disperati; ora dispongono di colletti bianchi efficientissimi che predispongono contratti per i loro braccianti irregolari, che sbarcheranno a Malpensa e Fiumicino". Il sostituto procuratore della Direszione distrettuale antimafia di Reggio Calabria che commenta l'operazione della squadra Mobile calabrese, ha fatto 20 anni in prima linea alla procura di Locri; sa bene di cosa sta parlando, quando parla di traffico di immigrati irregolari, una voce importante nel bilancio della ‘Ndrangheta dopo la stagione dei sequestri .

Il traffico scoperto dal Servizio centrale Operativo (Polizia) ha fruttato negli ultimi due anni oltre sei milioni di euro a due cosche molto importanti della Jonica reggina: Cordì di Locri e Iamonte di Melito Porto Salvo. I poliziotti dovevano eseguire 67 ordini di arresto, per metà in capo a calabresi e per metà su cittadini pachistani e indiani, quadri intermedi dell'associazione mafiosa che si incaricavano di reclutare in India i disperati e poi smistarli in altre otto province italiane, dopo il passaggio per Locri e Reggio Calabria, fittizio. Per poter essere sfruttati a paghe da fame, ma poter mandare qualche lira a casa, cosa che dopo qualche tempo facevano attraverso un sistema di credito inventato dai boss, per non passare dai tradizionali ‘money transfer' dove i migranti sono costretti ad esibire documenti regolari.
I disperati indiani e pachistani che volevano inseguire il miraggio di un lavoro ben retribuito in Italia pagavano da un minimo di 10 a un massimo 16mila euro a testa; per un servizio completo che andava dal falso contratto presso un fittizio piccolo imprenditore calabrese della Locride, all'assistenza all'arrivo presso dei mediatori culturali inseriti nel meccanismo criminale, fino ai funzionari dell'ispettorato del lavoro di Locri - tre - compiacenti, che chiudevano un occhio sulla mancanza di tutti i requisiti richiesti dalle leggi Bossi-Fini e dalle recenti normative sull'immigrazione irregolare varate dalla Lega Nord: ai lavoratori veniva garantito un "reddito minimo'' solo sulla carta, pochi giorni dopo l'arrivo in Calabria venivano forzati a presentare richiesta spontanea di licenziamento, e da quel momento si affidavano ai loro nuovi ‘caporali' pachistani che li smistavano su Mantova, Cremona (dove si trovava Singh Sharma, il ‘capoccia' degli affiliati orientali alle cosche calabresi), Brescia, Piacenza, ma anche nelle placide Marche di Macerata o nel Sud dove il lavoro agricolo è molto richiesto, come Potenza e Avellino. Sfruttati per chissà quanti anni, per arrivare a pagare i debiti da 15mila e passa euro; un meccanismo ben oliato, che andava avanti, secondo il procuratore antimafia di Reggio Giuseppe Pignatone, "almeno dal 2003: questo dimostra come le ‘Ndrine si collochino in ogni possibile attività criminosa da cui possono trarre lucro,,, e come siano capaci di organizzare dei meccanismi ben complessi e ingegnosi". Verrebbe da provocare dicendo che la 'Ndrangheta sa scegliere benissimo anche i migranti a cui affidarsi: gli africani che si ribellano alle botte di lupara vanno cacciati con metodi spicci, come dimostrato il 9 e 10 gennaio a Rosarno, pochi chilometri da Locri, dove gli indiani che si sono saputi integrare nel tessuto criminoso calabrese, sono più che ben accetti. "Mi sembra una forzatura con del fascino, che ha degli elementi di verità, ma la cosa tragica che c'è da osservare è che in questo caso, come per qualsiasi altro business, le organizzazioni criminali si insediano dove lo Stato non organizza un bel niente e lascia delle zone di assenza di potere in mano alle cosche: "E' il caso delle legislazioni sugli immigrati che fin dal famigerato decreto Flussi del 2007 di Prodi che lasciò liberi e irregolari oltre mezzo milione di lavoratori - ci spiega Mimma Pacifici, segretaria regionale calabrese per la Cgil Fli agricoltura - abbiamo adesso un Governo che criminalizza chi viene nel nostro Paese per cercare delle opportunità di vita. Le conseguenze di queste politiche che rendono impossibile, anche per i piccoli imprenditori agricoli, poter regolarizzare i braccianti a delle condizioni un minimo vantaggiose, ricadono nelle tasche dei mafiosi, che hanno a quel punto tutto l'interesse a reclutare questi lavoratori per il mercato nero. Chi vuole fare le cose in regola viene, prima o poi, penalizzato. A beneficiare di questo sistema, le indagini lo dimostrano, saranno soltanto gli evasori, chi fa lavorare in nero e i sistemi mafiosi".
Un ulteriore motivo di sorpresa, per i conoscitori delle attività di NDrangheta, è la presenza di due cosche affermate e dai guadagni stratosferici come i Iamonte di Melito e i Cordì di Locri; secondo la relazione della Commissione Antimafia guidata dal calabrese Francesco Forgione, Cordì è una famiglia con ramificazioni nel traffico di coca e hashish in Australia, Canada, Usa ed emissari che comprano stock fissi per loro di cocaina pura dal Cartello di calì. Grandi broker internazionali degli stupefacenti, per guadagni dalle cifre 50, 100 volte superiori a quelli prospettati oggi dal capo della Mobile reggina Renato Cortese e dalla commissario Angela Rogges nella operazione denominata 'leone'. Ma evidentemente le possibilità aperte dalle leggi leghiste sull'immigrazione erano troppo ghiotte per i mafiosi, per non approfittarne.

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