Ormai non sembrano esserci più dubbi, il Partito delle regioni (la formazione filo-russa mandata all'opposizione dalla rivoluzione arancione) ha annunciato che il suo candidato Victor Yanukovich (nella foto) ha ottenuto un milione di voti in più della sua rivale Yulia Tymoshenko.
GreenReport - I filo-russi avrebbero ottenuto 12 milioni e 500.000 voti (48,96%) la coalizione già filo-occidentale (ma la Tymoshenko si era molto avvicinata a Putin e alla sua oligarchia energetica negli ultimi tempi) avrebbe totalizzato 11 milioni e 500.000 voti (45,34%), quel che manca sono i voti "contro" che in Ucraina vengono conteggiati. I dati sono più o meno quelli confermati poche ore fa dalla Commissione elettorale centrale con il 95,45% delle schede scrutinate, che davano un distacco a favore di Yanukovich del 2,29%. L'ucraina ritorna quindi all'ovile dopo la delusione di una rivoluzione filo-occidentale che è naufragata nelle liti politiche, nell'avventurismo, nella corruzione e in una crisi economica e sociale disastrosa.
Il governo arancione è stato sfiancato dalle guerre del gas con Mosca, dall'appoggio alla Georgia nell'incredibile sfida alla Russia in Ossezia meridionale ed Abchasia, da una gestione dell'energia schizofrenica (a cominciare dal nucleare nella patria di Chernobyl) e dal tentativo maldestro di aderire alla Nato.
Il voto cancella tutto questo ma molto probabilmente consegna a Yanukovich e ai suoi amici putiniani un'Ucraina sempre più divisa tra l'oriente russofono e minerario e l'occidente filo-occidentale, nazionalista, ucraino e "polacco". Una frattura che rischia di dividere in due questo grande Paese. I veri vincitori sono i russi che ritrovano un alleato fedele, un transito sicuro per il loro gas e petrolio, che allontanano la Nato dai loro confini e mantengono le loro basi militari in Crimea per controllare con la loro flotta le turbolente coste del Caucaso, il Mar Nero e il Mediterraneo. Dall'Ucraina arriva un potente segnale di normalizzazione "russa", rivolto anche alle altre ex reopubbliche sovietiche.
Per il nucleare ucraino non cambierà nulla, se non forse che qualche contratto per la fornitura con gli americani per la fornitura di tecnologia e carburante atomico finirà nel cestino e che i russi torneranno a gestire e rifornire in regime di monopolio le loro centrali sovietiche.
Intanto gli occidentali pagano per risolvere l'infetto rompicapo di Chernobyl, dimenticato monumento dell'Ucraina sovietica che i russi hanno lasciato come triste eredità ad un'indipendenza che non ha saputo voltare pagina e ha tentato per una breve stagione arancione di tagliare legami saldi, dando però l'impressione di voler cambiare solo padroni. Ma l'Ucraina di oggi può dare in cambio solo instabilità politica e un disastro economico e l'occidente ha già da leccarsi le sue ferite, ha pensato bene di riconsegnare ai russi il "maltolto" e di ristabilire sfere di influenza che ritornano ad espandersi nei "naturali" confini, con una preoccupante continuità tra Urss e regime putiniano.
GreenReport - I filo-russi avrebbero ottenuto 12 milioni e 500.000 voti (48,96%) la coalizione già filo-occidentale (ma la Tymoshenko si era molto avvicinata a Putin e alla sua oligarchia energetica negli ultimi tempi) avrebbe totalizzato 11 milioni e 500.000 voti (45,34%), quel che manca sono i voti "contro" che in Ucraina vengono conteggiati. I dati sono più o meno quelli confermati poche ore fa dalla Commissione elettorale centrale con il 95,45% delle schede scrutinate, che davano un distacco a favore di Yanukovich del 2,29%. L'ucraina ritorna quindi all'ovile dopo la delusione di una rivoluzione filo-occidentale che è naufragata nelle liti politiche, nell'avventurismo, nella corruzione e in una crisi economica e sociale disastrosa.
Il governo arancione è stato sfiancato dalle guerre del gas con Mosca, dall'appoggio alla Georgia nell'incredibile sfida alla Russia in Ossezia meridionale ed Abchasia, da una gestione dell'energia schizofrenica (a cominciare dal nucleare nella patria di Chernobyl) e dal tentativo maldestro di aderire alla Nato.
Il voto cancella tutto questo ma molto probabilmente consegna a Yanukovich e ai suoi amici putiniani un'Ucraina sempre più divisa tra l'oriente russofono e minerario e l'occidente filo-occidentale, nazionalista, ucraino e "polacco". Una frattura che rischia di dividere in due questo grande Paese. I veri vincitori sono i russi che ritrovano un alleato fedele, un transito sicuro per il loro gas e petrolio, che allontanano la Nato dai loro confini e mantengono le loro basi militari in Crimea per controllare con la loro flotta le turbolente coste del Caucaso, il Mar Nero e il Mediterraneo. Dall'Ucraina arriva un potente segnale di normalizzazione "russa", rivolto anche alle altre ex reopubbliche sovietiche.
Per il nucleare ucraino non cambierà nulla, se non forse che qualche contratto per la fornitura con gli americani per la fornitura di tecnologia e carburante atomico finirà nel cestino e che i russi torneranno a gestire e rifornire in regime di monopolio le loro centrali sovietiche.
Intanto gli occidentali pagano per risolvere l'infetto rompicapo di Chernobyl, dimenticato monumento dell'Ucraina sovietica che i russi hanno lasciato come triste eredità ad un'indipendenza che non ha saputo voltare pagina e ha tentato per una breve stagione arancione di tagliare legami saldi, dando però l'impressione di voler cambiare solo padroni. Ma l'Ucraina di oggi può dare in cambio solo instabilità politica e un disastro economico e l'occidente ha già da leccarsi le sue ferite, ha pensato bene di riconsegnare ai russi il "maltolto" e di ristabilire sfere di influenza che ritornano ad espandersi nei "naturali" confini, con una preoccupante continuità tra Urss e regime putiniano.
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