lunedì, marzo 29, 2010
Comunicato ufficiale del Consiglio e del Comitato Nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo (RnS) in merito alle ultime vicende che hanno coinvolto Benedetto XVI ed il Vaticano

Noi, laici e sacerdoti del Rinnovamento nello Spirito, interpellati dalle ultime vicende di cronaca, sentiamo vivo il dovere di allertare la coscienza delle migliaia di persone che disorientate guardano alla nostra capacità di giudizio e alla nostra responsabilità. Ribadiamo profondo affetto e vicinanza spirituale al Papa Benedetto XVI, al Presidente della Conferenza Episcopale Italiana card. Angelo Bagnasco e a tutti i Pastori della Chiesa sfidati nell’esercizio della verità che, in nome della giustizia, si vorrebbe data senza misericordia.

Non saranno mai i peccati degli uomini di Chiesa, figli anch’essi del tempo corrente che va smarrendo drammaticamente il senso del peccato e la nozione di bene comune, a deturpare la bellezza e la missione divina della Chiesa. Essa è stata e sempre sarà esperienza di salvezza da ogni male e per ogni uomo, sia esso offeso o offensore.

Nella Chiesa, madre esperta dell’umano soffrire e benefica amica degli uomini, noi abbiamo imparato ad amare e siamo diventati uomini e donne migliori; abbiamo imparato quanto sia difficile ma indispensabile perdonare, per trovare pace e concordia sociale e interrompere il perpetrarsi della cultura del rancore e della violenza; abbiamo imparato a riparare agli errori dell’orgoglio umano, sforzandoci di offrire comprensione e compassione ai tanti ammalati, sfiduciati, ingannati che bussano alle porte dei nostri Gruppi e Comunità in ogni angolo d’Italia.

Amare la Chiesa e renderla ancora più vicina agli uomini è la missione di ogni cristiano. E noi non vogliamo mancare all’appello, esortando quanti come noi credono a non tradire il Vangelo mancando di fedeltà e di perseveranza proprio nell’ora della prova.

Nel giorno in cui hanno inizio i Riti della Settimana Santa, e proprio nell’Anno dedicato ai Sacerdoti, noi rendiamo grazie per i tanti preti che nel silenzio soffrono a causa del Vangelo e offrono la loro vita, tra incomprensioni e persecuzioni, nell’impegno quotidiano di rendere questo nostro mondo più giusto e a misura d’uomo. Al contempo preghiamo perché quei consacrati che hanno offeso Dio e gli uomini con una condotta deplorevole, rientrino in se stessi e ritrovino uno stile di vita adeguato alla vocazione e alla missione che hanno abbracciato. A quanti hanno subito violenze e pensano che la loro ferita non possa essere rimarginata, va tutta la nostra comprensione; ad essi vogliamo dire, umilmente e confortati dall’esperienza di tanta nostra gente, di confidare nella giustizia di Dio e non solo in quella degli uomini, perché nessuna legge ha mai salvato dal dolore e nella Chiesa l’amore che si può incontrare è più grande del male subito.
Oggi è anche il giorno in cui il nostro Paese troverà in 13 Regioni una nuova classe politica a servizio delle nostre comunità locali. È doveroso sperare che l’Italia meriti una nuova moralità pubblica e una nuova passione civile, che siano promosse e premiate le virtù operose e che regrediscano vizi e prepotenze che alterano la convivenza pacifica e impoveriscono il nostro diritto di cittadinanza per una vita associata degna di essere vissuta. Ancor più è necessario che quanti s’ispirano ai valori cristiani nel loro impegno sociale testimonino una trasparente moralità come contenuto pratico della loro fede.

Siamo, altresì, persuasi che la madre di tutte le crisi del nostro tempo è spirituale. Il disarmo morale corrente ha bisogno di un riarmo spirituale per una nuova coscienza sociale. Se l’uomo è de-spiritualizzato, anche la società diventa de-moralizzata, l’onestà e la capacità di resistere al male appassiscono, prevalgono i paradigmi materialistici, la deriva individualistica non conosce più freni.

Urge, dunque, un sussulto spirituale. È possibile ancora ritrovare in noi stessi quell’eredità di bene e di benevolenza che nei momenti più confusi e ardui della storia non solo ha fatto sollevare lo sguardo verso Dio, ma soprattutto spalancare le braccia verso gli uomini. Noi non lasceremo cadere le nostre braccia dinanzi al male che sembra imperare nel cuore degli uomini ancor prima che della storia. Nel tempo in cui tutto si globalizza nessuno può più fare a meno dell’altro; nessuno può dire di bastare a se stesso; nessuno sarà mai così provato da voler decidere di non regalare uno sguardo di misericordia.

Infine, a Benedetto XVI, uomo e pastore integerrimo, il nostro pensiero riconoscente. Se lui soffre, tutti i cristiani soffrono; se lui denuncia con coraggio la “sporcizia” che deturpa il volto luminoso della Chiesa, a noi il compito di renderla capace di un amore puro e contagioso. Facciamo nostro il suo appello contenuto nell’ultima Enciclica sociale, chiedendo a tutti gli uomini di buona volontà di assumerlo con convinzione: “Lo sviluppo ha bisogno di cristiani con le braccia alzate verso Dio, cristiani mossi dalla consapevolezza che l’amore pieno di verità da cui procede l'autentico sviluppo, non è da noi prodotto ma ci viene donato. Lo sviluppo implica attenzione alla vita spirituale, seria considerazione delle esperienze di fiducia in Dio, di fraternità spirituale in Cristo, di affidamento alla Provvidenza e alla Misericordia divine” (Caritas in Veritate, n. 79).

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