venerdì, marzo 26, 2010
Le temperature del mare sopra la media durante tutti i primi mesi del 2010 hanno portato all'individuazione del primo importante evento di sbiancamento dei coralli nella barriera corallina dell'Isola di Lord Howe, un frammento di terra di 14,6 Km2 sperduto nell'oceano Pacifico a 600 km ad est di Sydney, in Australia.

GreenReport - A Lod Howe nel corso degli ultimi mesi le temperature del mare hanno superato i 26 - 27 gradi, cioè un paio di gradi in più alla normale temperatura del mare dell'estate australe, alcune delle aree della barriera corallina hanno subito un lieve sbancamento in altri settori il fenomeno ha colpito duramente la quasi totalità delle colonie. Le ripercussioni dello sbancamento avrebbero interessato anche forme di vita marine come un anemone che fornisce il rifugio ad una rara specie di pesci. Sono stati i ricercatori della Southern Cross university del Nuovo Galles del Sud a mappare, su richiesta della Marine Parks Authority australiana, l'estensione dello sbiancamento e l'entità dei danni ai coralli e torneranno entro la fine delll'anno nelle acque dell'isola per valutare il loro tasso di recupero.
Peter Harrison, della School of Environmental Science and Management dell'università australiana, tiene sotto controllo la barriera corallina dell'isola di Lord Howe Island dal 1993 ed è a capo di un team di ricercatori che comprende anche Steve Dalton e Andrew Carroll dal Marine National Science Centre.

«Questa è la barriera corallina più meridionale del mondo, con una mescolamento unico di specie tropicali, subtropicali e temperate - dice Harrison - Questo inusuale evento di sbiancamento è un'ulteriore prova che il cambiamento climatico sta avendo un impatto molto reale e che anche le acque fredde, i sistemi dei reef subtropicali non sono immuni da questi cambiamenti. Il pericolo per questi reef è rappresentato dal fatto che, contrariamente alla Grande Barriera Corallina, sono geograficamente e geneticamente isolati, rendendo il loro recupero un processo molto più lungo. Questa barriera corallina a livello globale è importante, ma è in gran parte isolata d altri reef che potrebbero essere la fonte potenziale per poter ricostituire le popolazioni danneggiate da gravi disturbi, e quindi ci vorranno decenni per recuperare un grave disturbo».

Due dei siti più colpiti dallo sbiancamento sono proprio all'interno delle sanctuary zones, le aree a protezione integrale del Parco marino e questo per lui fa ben sperare, visto che in altre barriere coralline nelle aree vioetate alla pesca si è registrato un recupero migliore e più veloce da gravi episodi di sbiancamento dei coralli. Lo sbiancamento in corso a Lor Howe è però molto più grave ed esteso di quello che colpì le barriere coralline dell'isola nel 1998, in contemporanea con lo sbiancamento di massa dei coralli che danneggiò gravemente molte barriere coralline di tutto il mondo, mentre nell'isola di Lord Howe le specie di coralli sbiancati furono relativamente poche e il recupero fu rapido e quasi totale.

Il direttore del Lord Howe Island Marine Park, Ian Kerr, dice che si aspettava una certa mortalità dei coralli, ma che spera in un buon recupero nei siti più colpiti all'interno delle sanctuary zones del parco marino, comunque ha assicurato che «non c'è dubbio che le temperature della superficie del mare abbiano contribuito a questo sbiancamento: il meteo di gennaio è stato senza precedenti, è stato il più caldo, più asciutto, più sereno gennaio mai registrato. Anche i movimenti dell'oceano molto ridotti hanno contribuito ad una scarsa miscelazione delle acque e quindi ad un riscaldamento delle temperature nelle lagune. Fin dal 2004 sono vietate le reti a strascico e derivanti e qualsiasi tipo di attività non autorizzata e quasi il 30% del parco marino è compreso nel sistema di protezione delle o con quasi il 30 per cento del sistema di protezione delle sanctuary zones. Questi eventi dimostrano quanto siano importanti le aree protette quando il cambiamento climatico aggredisce e colpisce l'ambiente marino. L'integrità dei santuari è molto importante per il recupero e la resilienza di questo e fragile e bel sistema di barriere coralline».
Harrison comunque ha detto all'Afp: «Speriamo che la maggior parte di questi coralli sia in grado di riprendersi, ma al momento questo intero sistema è sul filo del rasoio, e non sappiamo cosa succederà».
Le correnti calde sarebbero venute direttamente dai mari tropicali e se il fenomeno si ripetesse il reef in futuro «potrebbe affrontare un evento ancora più grave - sottolinea Harrison - E' esattamente quello che è stato previsto con il warming seas. Questo è un avvertimento di probabili futuri aumenti dello stress sulla barriera corallina più a sud del mondo».


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