giovedì, marzo 25, 2010
Dopo il rapporto FAO sulla deforestazione, Pefc Italia lancia l’appello su un dato allarmante: “Un quinto del legname importato in Italia e nei paesi dell’Unione è illegale: Per reagire occorre seguire l’esempio di aziende virtuose che stanno seguendo il cammino della sostenibilità”

Il rapporto quinquennale della Fao sulle risorse forestali mondiali mostra un trend, negli ultimi dieci anni, in sensibile miglioramento sul fronte della media di ettari persi ogni anno: 13 milioni contro i 16 del decennio 1990-2000. Tuttavia, il dato resta allarmante e occorre continuare a spingere verso una sensibilità maggiore verso la tutela delle risorse boschive. Per questo Pefc Italia, l’associazione che promuove la gestione sostenibile delle foreste, raccoglie e rilancia l’allarme della FAO sulla progressiva deforestazione nel mondo.

“Le cause della deforestazione sono da attribuirsi a una serie di fattori che vanno dall’uso intensivo finalizzato all’agricoltura allo sfruttamento illegale del legname. Il fenomeno è più evidente e drammatico nelle aree tropicali, ma è crescente anche nell’Est dell’Europa” – afferma Antonio Brunori, segretario generale Pefc Italia – “Il problema interessa l’Italia sia per il pericolo dei cambiamenti climatici che per il ruolo che può avere nel mercato del legname di origine illegale”.

L’Italia, infatti, importa ingenti quantità di legname per la propria industria nazionale, il 90% del proprio fabbisogno (è il primo importatore in Europa, e il quinto al mondo, di legni tropicali). Di fatto, secondo stime UNECE/FAO, l’Italia importa una grande quantità di legname illegale che proviene da Africa, Asia e Sudamerica. Addirittura un quinto del legname importato nei Paesi dell’Unione Europea (fra 26,5-31 milioni di metri cubi nel 2006) proviene da risorse illegali.

PEFC Italia ha più volte sollecitato l’Unione Europea ad intervenire per interrompere questo commercio illegale che sta depauperando le foreste di mezzo mondo, sottolineando che uno degli strumenti per arginare questo mercato illegale è l’utilizzo di legname certificato per la sua origine sostenibile, come quello marchiato PEFC.

In Italia l’8% delle foreste (circa 770.000 ettari) è certificato per la propria buona gestione (il 96% è certificato con lo schema Pefc) e lo è l’8% di quelle mondiali (cioè 340 milioni di ettari), che però movimenta il 25% del legname industriale a livello globale (cioè 387 milioni di metri cubi di legname). Nel nostro paese sono oltre trecento le aziende che hanno la certificazione di tracciabilità PEFC, dalle foreste certificate al prodotto finito, esempio virtuoso di uso accorto e intelligente di utilizzo di una materia prima (il legno e i suoi derivati, come la cellulosa) utilissima e indispensabile per la nostra industria di trasformazione del legno e carta, che nel 2009 ha dato lavoro ad oltre 408.000 persone e ha rappresentato la terza voce in attivo nell’export italiano e 38 miliardi di fatturato annuo.

La certificazione forestale significa gestione attiva: questo è l’unico strumento per proteggere i boschi, perché c’è interesse e vigilanza. Per l’Italia i dati lo dimostrano: nel 2007, anno in cui in Italia si sono verificati oltre 10mila incendi, con decine di morti, una superficie boschiva di 115mila ettari andata a fuoco, e un danno economico di circa 650 milioni di euro, gli incendi nelle aree con una corretta gestione e pianificazione boschiva (certificata PEFC) sono stati di poche centinaia di ettari.

Gli esempi virtuosi di gestione forestale non mancano in tutta Italia: si va dalle aree certificate Pefc del Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia dove nel 2007 il tasso di incendi è stato inferiore allo 0,01% della superficie forestale totale, al caso del Monte Amiata, nel sud della Toscana, dove non si verifica un incendio da 35 anni, ovvero dal 1973.

Tanti esempi incoraggianti: la sostenibilità è possibile, e il grido dell’ambiente non può essere più ignorato.

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