domenica, marzo 28, 2010
Amnesty International denuncia il coinvolgimento britannico nelle pratiche di tortura e di rendition durante la "guerra al terrore"

PeaceReporter - Ieri i mezzi d'informazione britannici avevano ricevuto una lettera di una coalizione di organizzazioni per i diritti umani e di parlamentari, con una richiesta esplicita da inoltrare al governo di Londra. Occorre istituire una commissione indipendente d'inchiesta sul coinvolgimento del regno Unito in pratiche di tortura e di rendition, la detenzione illegale - si chiedeva nella lettera. Oggi Amnesty International pubblica un rapporto che denuncia esplicitamente il coinvolgimento del governo britannico in una serie di "gravi violazioni dei diritti umani" a partire dall'11 settembre 2001, data che non solo simbolicamente fa da spartiacque. Amnesty sostiene che esistano "prove evidenti" che il governo sia stato e sia implicato in vicende di torture e rendition, soprattutto nel corso della cosiddetta "guerra al terrore".

L'accusa di Amnesty è rivolta in particolare proprio alla partecipazione britannica a misure e trattamenti disumani "overseas", al'estero. La Gran Bretagna avrebbe infatti fornito informazioni agli Stati Uniti su presunti terroristi poi sottoposti a torture, ed in alcuni casi sarebbe coinvolta direttamente in pratiche illegali d'interrogatorio. L'anno scorso il premier Gordon Brown aveva promesso la pubblicazione degli interrogatori dei servizi segreti MI5 e MI6, perché "è giusto che il parlamento e l'opinione pubblica sappiano cosa possono fare e cosa non possono fare coloro che interrogano i detenuti". L'appello è stato naturalmente disatteso e pochi giorni fa è stata proprio annullata la pubblicazione dei verbali d'interrogatorio dei servizi anti-terrorismo.

Il rapporto di A.I. non è casuale. Arriva nel pieno della campagna elettorale e non nasconde il carattere "politico" della sua denuncia. In un incontro pubblico nell'ottobre 2009, il capo del MI5, Jonathan Evans, ha ribadito che la sua agenzia sarebbe venuta meno alle sue responsabilità, se non avesse collaborato con i servizi di Oltreoceano nella loro campagna contro il terrorismo internazionale. Al contrario, i governi che si sono succeduti in Gran Bretagna non hanno saputo far meglio che negare sempre e genericamente qualsiasi coinvolgimento, anche quando le prove erano inconfutabili.

Ebbene, la richiesta di Amnesty è rivolta proprio al governo e ai suoi prolungati e colpevoli silenzi. Il governo ha un obbligo giuridico, nazionale ed internazionale, di condurre indagini "piene, indipendenti, imparziali, attente ed effettive" sul ruolo della Gran Bretagna nella perpetrazione di abusi e torture. Tutti i governi britannici hanno questo dovere, anche quelli che verranno. In un passaggio del report che sembra indirizzato proprio al futuro governo che sarà formato dopo le elezioni di giugno, Amnesty ribadisce che un generale diniego non può essere considerato una risposta legittima a queste accuse. Brown e Cameron prenderanno nota, evidentemente.

I tribunali, i parlamentari e l'opinione pubblica della Gran Bretagna sembrano ormai consapevoli delle responsabilità dei servizi e delle forze armate di Sua Maestà. Solo il governo continua ad opporre una resistenza inutile e miope. Come nota Amnesty International, la "sicurezza nazionale" del Paese può e deve essere salvaguardata con il rispetto dei diritti fondamentali e del primato della legge, non con pratiche illegali che invece hanno gravemente compromesso lo stato di diritto e la stessa "sicurezza nazionale". La trasparenza del governo di Londra su queste materie è molto più efficace dei silenzi sul coinvolgimento negli orrori di Guantánamo e Abu Ghraib.

Il breve rapporto-denuncia di Amnesty si chiude con un decalogo di domande suggerite alla auspicata commissione d'inchiesta. Domande sulla responsabilità dei servizi, dell'esercito e dello stesso governo. Domande sugli accordi più o meno segreti tra Stati Uniti e Gran Bretagna durante la "guerra al terrore". Domande come: "Qual è stato il ruolo degli avvocati e dei funzionari pubblici?".

Tutte domande che la commissione farebbe bene a porre al governo, anche a quello che uscirà dalle urne di giugno.

Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa