martedì, aprile 27, 2010
Undici operai morti nell'incidente. Ora si teme la catastrofe ambientale per l'intero Golfo del Messico. Un milione di galloni di olio combustibile sono già finiti in mare. L'esplosione ha poi aperto una falla dalla quale fuoriescono mille barili al giorno di greggio.

GreenReport - Subito dopo l'incidente alla piattaforma petrolifera offshore della BP al largo della costa della Louisiana, nel Golfo del Messico, c'era stata la corsa a minimizzare i pericoli ambientali di un disastro che è costato la vita ad 11 persone. Si temeva probabilmente la crescita del già evidente malcontento per la decisione dei Barack Obama di consentire nuove trivellazioni al largo delle coste statunitensi ed anche dell'insofferenza verso le "Big Oil" le grandi multinazionali petrolifere Usa sempre a chiedere incentivi e sempre poco disposte a tutelare l'ambiente. Le rassicurazioni non sono bastate: in queste ore si sta parlando di una vera e propria catastrofe petrolifera che potrebbe mettere a rischio l'ecosistema nel Golfo del Messico.

La piattaforma ha riversato in mare mille barili di petrolio al giorno e ieri la marea nera era distante 70 miglia dalla costa, ma a solo a 30 dall'arcipelago delle Chandeleurs, un'area protetta e sito di deposizione delle uova di molte specie di uccelli marini, compresi i pellicani, che aveva già subito pesanti danni con l'uragano Katrina che devastò New Orleans.

L'ultima carta è quella di un robot sottomarino inviato a tappare la falla apertasi dopo l'esplosione e l'incendio della piattaforma. Secondo il responsabile delle ricerche e produzione della BP, Doug Suttles, «Il sottomarino rimarrà in azione per almeno 24 ore, fino a un massimo di 36, in un'operazione molto complessa. L'intervento, potrebbe non avere successo».

Il disastro della piattaforma potrebbe essere per la credibilità delle politiche ambientali di Obama quel che Katrina ha rappresentato per le carenti politiche sociali di George W. Bush.

Anche l'intreccio proprietario della piattaforma è difficile da far rientrare nell'ambito del sostegno alle imprese energetiche Usa: la piattaforma Horizon deepwater è proprietà della società svizzera Transocean Ltd, una filiale della BP Exploration & production, e stava eseguendo perforazioni esplorative entro il limite dei 18.000 piedi. Il pozzo è ancora scollegato e secondo la Guardia Costiera Usa potrebbe sversare fino a 8.000 barili di greggio al giorno. Inoltre, in mare sono finiti oltre un milione di galloni di olio combustibile o gasolio che erano a bordo della piattaforma quando si è inabissata.

La Transocean ha ammesso tutta la sua impreparazione ma ha anche cercato, è il caso di dire, di gettare acqua sul fuoco: «Il combined response team non è stato in grado di arginare il flusso di idrocarburi prima del naufragio, stiamo lavorando in stretta collaborazione con la BP Exploration & Production Inc. e la US Coast Guard per determinare l'impatto dell'affondamento della piattaforma e per pianificare le azioni future. La US Coast Guard ha in programma in atto per mitigare l'impatto ambientale determinato da questa situazione", ha detto la società.

Il governo Usa ha attivato a New Orleans il National Response Team insieme all' Unified and Area Commands. Il vicesegretario agli interni David Hayes Interni è sul posto per rendersi conto della situazione e per coordinare le attività di disinquinamento.

La BP ha poi attivato il sottomarino dotato di Remotely Operated Vehicles (Rov): «Siamo determinati a fare tutto quanto in nostro potere per contenere questa fuoriuscita di petrolio e risolvere la situazione il più rapidamente possibile, e in modo sicuro ed efficace» ha detto il BP Group Chief Executive Tony Hayward, Tony Hayward. La BP sta pensando anche ad "alleggerire" la fuoriuscita con nuove perforazioni ed ha mobilitato 32 navi anti-inquinamento, compresa una chiatta per lo stoccaggio del greggio di grandi dimensioni, che sarebbero in grado di assorbire oltre 171.000 barili al giorno e di stoccarne off-shore 122.000 barili e di tenere altri 175 mila barili in stand-by. Intanto però nel Golfo del Messico rischia di finire una grande quantità di disperdenti chimici: sono pronti all'uso 100.000 galloni e quattro velivoli pronti sono a disposizione per spargerli sullo sversamento non appena la Guardia costiera darà l'Ok. La multinazionale petrolifera ha distribuito subito 500 mila piedi di barriere e panne assorbenti e subito dopo un altro milione.

L'indagine sulle cause dell'incidente e le valutazioni dei danni dovranno essere effettuate nei giorni o nelle settimane a venire.

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