Il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, rispondendo ad una lettera inviata il 3 febbraio scorso dagli europarlamentari del partito democratico Gianni Pittella, vice Presidente vicario del Parlamento Europeo, e Mario Pirillo, della Commissione Ambiente del Parlamento europeo, ha detto che «La Commissione europea chiederà altri chiarimenti sul presunto affondamento di navi al largo delle coste italiane.
GreenReport - Se necessario, si avvarrà delle competenze conferite dal Trattato per prendere provvedimenti nei confronti di violazioni delle normative comunitarie». I due europarlamentari italiani avevano chiesto a Barroso di avviare un'indagine accurata su tutti i relitti sospetti affondati nei mari calabresi come quello rinvenuto largo di Cetraro, ed avevano richiamato anche la vicenda della Rigel, il cargo affondata nel 1987 a Capo Spartivento al largo di Reggio Calabria, «per la quale esiste già una condanna per naufragio doloso, in base all'art. 428 del codice penale, emessa dal tribunale di La Spezia il 20 marzo 1995, confermata in appello dal tribunale di Genova il 10 novembre 1999 e resa definitiva in Cassazione il 10 maggio 2001».
Barroso risponde: «L'anno scorso il membro della Commissione europea in carica per l'Ambiente ha chiesto informazioni, al riguardo, al Ministro suo corrispondente in Italia senza ricevere indicazioni precise di violazioni di normative ambientali europee e quindi, da parte della Commissione non è stato avviato alcun procedimento di infrazione, ma considerate le informazioni che trasmettete, sarebbe opportuno proseguire le indagini». Il presidente della Commissione Ue sottolinea che «L'affondamento di navi contenenti rifiuti nel territorio di uno Stato membro è severamente vietato come "scarico illegale"».
Pittella e Pirillo sono soddisfatti dell'impegno preso dalla Commissione: «Consideriamo valida la posizione del Presidente Barroso per affrontare una vicenda delicata, come quella relativa alle cosiddette "navi dei veleni", che continuano a destare tanta preoccupazione tra la popolazione residente, non solo in Calabria. Il nostro auspicio é che si possa al più presto fare piena luce su questa vicenda che danneggia pesantemente i nostri territori per le ricadute negative sulla salute pubblica e sull'intera economia del Mezzogiorno».
A Barroso ed agli europarlamentari rispondono oggi il presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività, a Bologna per il convegno illecite connesse al ciclo dei rifiuti Gaetano Pecorella e il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, a Bologna per partecipare al convegno "La gestione integrata del ciclo dei rifiuti: tra realtà industriale ed ecomafia". Secondo loro «Attualmente non esiste alcun fatto concreto che dia prova di presenza di rifiuti pericolosi nei mari della Calabria».
Per Grasso «Bisogna capovolgere il problema nel senso che bisogna accertare prima l'esistenza dell'inquinamento e del pericolo per la salute pubblica e poi arrivare alla fonte. Al contrario, se si capovolge questo percorso il problema diventa insolubile e si creano danni al turismo e all'economia. Dopo aver stigmatizzato la fuga di allarmi non giustificati da prove concrete, Grasso ha detto che «Bisognerebbe usare di più gli articoli del codice penale sulla diffusione di notizie false e tendenziose che sono entrati un po' in disuso». Chissà se tra i propalatori di notizie false e tendenziose Grasso e Pecorella conteggiano anche Barroso, Pitella e Pirillo, gli uomini delle forze dell'ordine che hanno denunciato traffici e naufragi e le associazioni ambientaliste che hanno documentato la strana scomparsa di navi cariche di rifiuti e il traffico s di sostanze inquinanti e radioattive?
GreenReport - Se necessario, si avvarrà delle competenze conferite dal Trattato per prendere provvedimenti nei confronti di violazioni delle normative comunitarie». I due europarlamentari italiani avevano chiesto a Barroso di avviare un'indagine accurata su tutti i relitti sospetti affondati nei mari calabresi come quello rinvenuto largo di Cetraro, ed avevano richiamato anche la vicenda della Rigel, il cargo affondata nel 1987 a Capo Spartivento al largo di Reggio Calabria, «per la quale esiste già una condanna per naufragio doloso, in base all'art. 428 del codice penale, emessa dal tribunale di La Spezia il 20 marzo 1995, confermata in appello dal tribunale di Genova il 10 novembre 1999 e resa definitiva in Cassazione il 10 maggio 2001».
Barroso risponde: «L'anno scorso il membro della Commissione europea in carica per l'Ambiente ha chiesto informazioni, al riguardo, al Ministro suo corrispondente in Italia senza ricevere indicazioni precise di violazioni di normative ambientali europee e quindi, da parte della Commissione non è stato avviato alcun procedimento di infrazione, ma considerate le informazioni che trasmettete, sarebbe opportuno proseguire le indagini». Il presidente della Commissione Ue sottolinea che «L'affondamento di navi contenenti rifiuti nel territorio di uno Stato membro è severamente vietato come "scarico illegale"».
Pittella e Pirillo sono soddisfatti dell'impegno preso dalla Commissione: «Consideriamo valida la posizione del Presidente Barroso per affrontare una vicenda delicata, come quella relativa alle cosiddette "navi dei veleni", che continuano a destare tanta preoccupazione tra la popolazione residente, non solo in Calabria. Il nostro auspicio é che si possa al più presto fare piena luce su questa vicenda che danneggia pesantemente i nostri territori per le ricadute negative sulla salute pubblica e sull'intera economia del Mezzogiorno».
A Barroso ed agli europarlamentari rispondono oggi il presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività, a Bologna per il convegno illecite connesse al ciclo dei rifiuti Gaetano Pecorella e il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, a Bologna per partecipare al convegno "La gestione integrata del ciclo dei rifiuti: tra realtà industriale ed ecomafia". Secondo loro «Attualmente non esiste alcun fatto concreto che dia prova di presenza di rifiuti pericolosi nei mari della Calabria».
Per Grasso «Bisogna capovolgere il problema nel senso che bisogna accertare prima l'esistenza dell'inquinamento e del pericolo per la salute pubblica e poi arrivare alla fonte. Al contrario, se si capovolge questo percorso il problema diventa insolubile e si creano danni al turismo e all'economia. Dopo aver stigmatizzato la fuga di allarmi non giustificati da prove concrete, Grasso ha detto che «Bisognerebbe usare di più gli articoli del codice penale sulla diffusione di notizie false e tendenziose che sono entrati un po' in disuso». Chissà se tra i propalatori di notizie false e tendenziose Grasso e Pecorella conteggiano anche Barroso, Pitella e Pirillo, gli uomini delle forze dell'ordine che hanno denunciato traffici e naufragi e le associazioni ambientaliste che hanno documentato la strana scomparsa di navi cariche di rifiuti e il traffico s di sostanze inquinanti e radioattive?
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