Continuano le manifestazioni di protesta contro il governo, senza disordini, nel centro di Atene. I pensieri di alcuni manifestanti.
di Margherita Dean
PeaceReporter - Alle sette, ora locale, minuto più o meno, l'accordo per il salvataggio fra Grecia, FMI, Commissione europea e BCE, è diventato legge nazionale, grazie a centosettantadue voti favorevoli, un'assenza ingiustificata, tre astensioni e centoventiquattro voti sfavorevoli. Per strane alchimie politiche, a favore ha votato quasi tutto il Pasok al governo, in compagnia del Laos, partito di estrema destra. Per strane alchimie politiche, il centro destra della Nuova Democrazia ha seguito il Partito Comunista ed il Syriza, sulla via del no.
Circa tremila persone, nel corso del pomeriggio, hanno picchettato davanti al Parlamento, in Piazza Syntagma, che ancora porta i segni delle ferite di ieri. La luce dolce del sole verso il tramonto illumina visi sorridenti di consapevolezza. ‘'È davvero tutto cambiato, non ci resta che cambiare anche noi. Hanno appena votato e già il Pasok e la Nuova Democrazia hanno dato segni di cedimento. La linea di partito ha pesato troppo sulle spalle di qualcuno. Sono spacciati''. Mi parla Katerina, alta ed imbarazzata. Si è appena laureata in Belle Arti. ‘'Credo di dovermene andare. Sui monti, forse; intendo in provincia, lasciare Atene. Un'isola forse. Intanto vedi, le mie sigarette già costano troppo, ieri ho comperato il primo pacchetto col nuovo prezzo ed è stato il mio ultimo pensiero prima di addormentarmi''.
È difficile mettere ordine nelle riflessioni di tutti. Maria, insegnante liceale di matematica, prevede che d'ora innanzi ci saranno tante manifestazioni, scioperi, picchetti: ‘'vedi, avevo paura per oggi. Dopo i fatti di ieri, dopo gli attacchi politici e giornalistici ai manifestanti, temevo che oggi non sarebbe venuto nessuno, invece ecco, la piazza è gremita''. Non è gremita per quanto spaziosa, penso ma interromperla e contraddirla sarebbe assolutamente inutile. Io, che non conosco tutto il mondo, non faccio che incontrare i soliti, quelli di ogni manifestazione. Eppure Maria è una convinta, una organizzata nel Sindacato Pame e quando le chiedo dell'assassinio plurimo di ieri non ha dubbi: ‘'Figurati. Si dice che quelli che hanno spaccato la vetrina della Marfin Bank, per poi lanciarci le molotov, parlavano un greco stentato''. Azzardare all'ipotesi che il passamontagna non sia il migliore strumento ortofonico, mi costa l'ira di Maria: ‘'quelli sono mercenari veri e propri, assoldati dall'estrema destra per poi colpire noi''. Non nego, non affermo. Vorrei solo che quell'accenno alla ‘'estraneità'' nazionale non ci fosse stato.
Come la vedova di prima, la commerciante in pensione che, mi racconta, mai ha preso un mutuo per mantenere in vita la propria impresa: ‘'Io di negozi ne ho dovuti chiudere due, mentre tutti gli altri non hanno fatto che indebitarsi. Questo è durato anni. Pensa, la mia vicina ha voluto cambiar casa, comperarne una di lusso, in un quartiere di lusso. Come farà ora a pagare il mutuo? La mia pensione se ne sta per andare in malora mentre lo Stato greco paga quelle degli albanesi''.
Saluto con cortesia, mi allontano, ripenso a quel detto greco per cui assieme all'erba secca si brucia anche quella fresca. Le pensioni immeritate sono tantissime, qualcuna albanese. Eppure temo il momento in cui il nemico assume razza, colore, sesso e religione.
Ritorno ai visi sorridenti dei ragazzi, quelli che hanno perso tutto prima ancora di possederlo: con le misure della troika custode dell'economia greca, il loro primo stipendio ammonterà a poco più di cinquecento euro, contro gli esorbitanti settecento di prima del Fondo.
Mentre mi allontano sono, ancora una volta, costretta a passare tra le file delle celere e dell'anti sommossa. Tento di tenere la testa alta, di mettere da parte la paura atavica e non, non apro la borsa, non adesso. Mi sta chiamando Despina, una giovane archeologa che presto sarà disoccupata.
A tanto si arriva, a non poter proteggere i giovani ed i vecchi, pensioni, lavoro e stipendi. Da questa sera la Grecia incontra la sua storia, mentre io mi allontano dalla Piazza del Parlamento in compagnia di un cane zoppo del Comune.
di Margherita Dean
PeaceReporter - Alle sette, ora locale, minuto più o meno, l'accordo per il salvataggio fra Grecia, FMI, Commissione europea e BCE, è diventato legge nazionale, grazie a centosettantadue voti favorevoli, un'assenza ingiustificata, tre astensioni e centoventiquattro voti sfavorevoli. Per strane alchimie politiche, a favore ha votato quasi tutto il Pasok al governo, in compagnia del Laos, partito di estrema destra. Per strane alchimie politiche, il centro destra della Nuova Democrazia ha seguito il Partito Comunista ed il Syriza, sulla via del no.
Circa tremila persone, nel corso del pomeriggio, hanno picchettato davanti al Parlamento, in Piazza Syntagma, che ancora porta i segni delle ferite di ieri. La luce dolce del sole verso il tramonto illumina visi sorridenti di consapevolezza. ‘'È davvero tutto cambiato, non ci resta che cambiare anche noi. Hanno appena votato e già il Pasok e la Nuova Democrazia hanno dato segni di cedimento. La linea di partito ha pesato troppo sulle spalle di qualcuno. Sono spacciati''. Mi parla Katerina, alta ed imbarazzata. Si è appena laureata in Belle Arti. ‘'Credo di dovermene andare. Sui monti, forse; intendo in provincia, lasciare Atene. Un'isola forse. Intanto vedi, le mie sigarette già costano troppo, ieri ho comperato il primo pacchetto col nuovo prezzo ed è stato il mio ultimo pensiero prima di addormentarmi''.
È difficile mettere ordine nelle riflessioni di tutti. Maria, insegnante liceale di matematica, prevede che d'ora innanzi ci saranno tante manifestazioni, scioperi, picchetti: ‘'vedi, avevo paura per oggi. Dopo i fatti di ieri, dopo gli attacchi politici e giornalistici ai manifestanti, temevo che oggi non sarebbe venuto nessuno, invece ecco, la piazza è gremita''. Non è gremita per quanto spaziosa, penso ma interromperla e contraddirla sarebbe assolutamente inutile. Io, che non conosco tutto il mondo, non faccio che incontrare i soliti, quelli di ogni manifestazione. Eppure Maria è una convinta, una organizzata nel Sindacato Pame e quando le chiedo dell'assassinio plurimo di ieri non ha dubbi: ‘'Figurati. Si dice che quelli che hanno spaccato la vetrina della Marfin Bank, per poi lanciarci le molotov, parlavano un greco stentato''. Azzardare all'ipotesi che il passamontagna non sia il migliore strumento ortofonico, mi costa l'ira di Maria: ‘'quelli sono mercenari veri e propri, assoldati dall'estrema destra per poi colpire noi''. Non nego, non affermo. Vorrei solo che quell'accenno alla ‘'estraneità'' nazionale non ci fosse stato.
Come la vedova di prima, la commerciante in pensione che, mi racconta, mai ha preso un mutuo per mantenere in vita la propria impresa: ‘'Io di negozi ne ho dovuti chiudere due, mentre tutti gli altri non hanno fatto che indebitarsi. Questo è durato anni. Pensa, la mia vicina ha voluto cambiar casa, comperarne una di lusso, in un quartiere di lusso. Come farà ora a pagare il mutuo? La mia pensione se ne sta per andare in malora mentre lo Stato greco paga quelle degli albanesi''.
Saluto con cortesia, mi allontano, ripenso a quel detto greco per cui assieme all'erba secca si brucia anche quella fresca. Le pensioni immeritate sono tantissime, qualcuna albanese. Eppure temo il momento in cui il nemico assume razza, colore, sesso e religione.
Ritorno ai visi sorridenti dei ragazzi, quelli che hanno perso tutto prima ancora di possederlo: con le misure della troika custode dell'economia greca, il loro primo stipendio ammonterà a poco più di cinquecento euro, contro gli esorbitanti settecento di prima del Fondo.
Mentre mi allontano sono, ancora una volta, costretta a passare tra le file delle celere e dell'anti sommossa. Tento di tenere la testa alta, di mettere da parte la paura atavica e non, non apro la borsa, non adesso. Mi sta chiamando Despina, una giovane archeologa che presto sarà disoccupata.
A tanto si arriva, a non poter proteggere i giovani ed i vecchi, pensioni, lavoro e stipendi. Da questa sera la Grecia incontra la sua storia, mentre io mi allontano dalla Piazza del Parlamento in compagnia di un cane zoppo del Comune.
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