lunedì, maggio 03, 2010
Amnesty International ha criticato il voto con cui, a schiacciante maggioranza (141 voti a favore e due astensioni) la camera bassa del parlamento del Belgio si è espressa in favore del divieto di indossare il velo integrale in luoghi pubblici.

Amnesty.it - "È una violazione del diritto alla libertà d'espressione e di religione nei confronti di quelle donne che indossano il burqa o il niqab per esprimere la loro identità o il loro credo" - ha dichiarato John Dalhuisen, esperto di Amnesty International sulla discriminazione in Europa. "Il voto del Belgio, il primo in Europa, istituisce un pericoloso precedente. Le restrizioni ai diritti umani devono essere sempre proporzionali rispetto a un obiettivo legittimo. Il divieto assoluto d'indossare il velo integrale non lo è". Amnesty International chiede ora al senato belga di esercitare le sue prerogative per riconsiderare la legge e valutarla alla luce degli obblighi di diritto internazionale del paese. Il senato dovrebbe chiedere un parere sulla legittimità del provvedimento al Consiglio di stato.

Sebbene la legge sia stata redatta in termini generali per criminalizzare chiunque copra il proprio volto per impedire l'identificazione, il dibattito parlamentare ha reso evidente che l'obiettivo principale della legge è impedire alle donne musulmane di indossare il velo integrale. Esponenti politici belgi hanno affermato che la legge è necessaria per motive di sicurezza pubblica e per proteggere le donne dall'obbligo di portare il velo integrale.

Secondo il diritto internazionale dei diritti umani, gli unici motivi legittimi per limitare il diritto alla libertà d'espressione sono la tutela della sicurezza pubblica, dell'ordine pubblico o della morale pubblica e la protezione dei diritti di altre persone.

Amnesty International ritiene che legittime esigenze di sicurezza pubblica possano essere soddisfatte istituendo limitazioni alla copertura completa del volto in luoghi ad alto rischio ben definiti. Ogni persona potrebbe essere obbligata a mostrare il volto quando obiettivamente necessario.

"In assenza di qualsiasi dimostrabile legame tra il fatto di indossare il velo integrale e reali minacce alla sicurezza pubblica, non può esistere alcuna giustificazione per la limitazione della libertà d'espressione e di religione che il divieto in questione significherebbe" - ha aggiunto Dalhuisen.

Gli stati hanno l'obbligo di proteggere le donne contro le pressioni che ricevono, all'interno delle proprie abitazioni e comunità, a indossare il velo integrale e dovrebbero intervenire in ogni singolo caso attraverso gli strumenti del diritto penale e del diritto di famiglia. Gli stati devono anche combattere gli stereotipi di genere che causano discriminazione nei confronti delle donne, attraverso una serie di politiche sociali e provvedimenti nel campo dell'istruzione.

"Lungi dal proteggere i diritti delle donne, questo divieto generale violerebbe i diritti di coloro che scelgono d'indossare il velo integrale e farebbe ben poco per proteggere coloro che lo fanno contro la loro volontà, che anzi rischierebbero un isolamento ancora peggiore. L'obbligo di combattere la discriminazione non può essere portato avanti imponendo misure che sono di per sé discriminatorie" - ha concluso Dalhuisen.


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