La sua conversione dovuta all’impotenza nel cambiare la Cina e al dolore per gli aborti forzati che avvengono nel suo Paese con la legge del figlio unico “cento volte più violenta del massacro di Tiananmen”. L’invito ai leader cinesi di pentirsi e a scoprire il perdono di Dio.
Boston (AsiaNews) – Chai Ling, l’unica donna leader di piazza Tiannamen nell’89, si è fatta battezzare il 4 aprile scorso. Aveva domandato di essere cristiana nel dicembre 2009. Il giorno del suo battesimo ella ha spiegato il motivo che l’ha portata alla fede cristiana: la sua impotenza a cambiare la Cina e il dolore a vedere tanta violenza nel suo Paese, non solo nel campo dei diritti umani e della democrazia, ma soprattutto per gli aborti forzati causati dalla legge del figlio unico, che lei definisce “un massacro di Tiananmen quotidiano, cento volte superiore e fatto alla luce del giorno”.
La sua testimonianza è stata pubblicata integralmente sul sito di ChinaAid, dove racconta pure di tutti gli incontri e gli amici che l’hanno aiutata ad accogliere il cristianesimo.
Chai Ling è nata durante la Rivoluzione culturale da una coppia di soldati dell’esercito per la liberazione del Popolo, in una base militare del nord-est della Cina.
Durante le manifestazioni di Tianamen nel maggio-giugno 1989, Chai Ling, 23enne, era studente di psicologia all’Università Normale di Pechino (Beishida). È stata l’unica donna leader del gruppo, che ha previsto con grande tristezza la fine tragica del movimento democratico (“Ci sarà un bagno di sangue”, aveva detto in un’intervista giorni prima del fatidico 4 giugno). Insieme ad altri 11 studenti aveva espresso il giuramento di versare il suo sangue per la patria, sul modello degli eroi-martiri cinesi del passato che si suicidavano per risvegliare il loro popolo.
Dopo il massacro, Chai Ling è divenuta una dei 21 più ricercati dalla polizia cinese. Grazie all’aiuto di un gruppo di buddisti e di personalità di Hong Kong, dopo un periodo di vita nascosta, è riuscita a fuggire prima in Francia e poi negli Stati Uniti.
Stabilitasi a Boston, si è laureata ad Harvard in economia e con il marito Robert Maggin jr hanno dato vita a una compagnia di software che impiega quasi 300 persone. Non ha mai dimenticato il suo giuramento e ha sempre usato parte dei loro profitti per aiutare orfanotrofi e organizzazioni per i diritti umani in Cina.
La scoperta di essere controllata dai servizi segreti cinesi, le loro minacce e le difficoltà del movimento democratico all’estero la rendono senza speranza. “Pur con tutte le battaglie e i successi – dice – ho capito quanto io fossi piccola se paragonata alla forza di un intero regime. Come potrei io, un umile individuo andare contro un intero regime con enormi risorse e una rete diffusa?”.
Nel novembre 2009, ascolta a Washington la testimonianza di Wujian, una donna cinese costretta ad abortire perché rimasta incinta senza il permesso dei responsabili dell’ufficio per il controllo della popolazione.
“Quel momento – racconta – ha riportato alla memoria tutta l’impotenza e il dolore che abbiamo provato la notte del massacro del 4 giugno. Quella notte è stata così brutale, e non avevamo la forza di fermarla, e nemmeno il resto del mondo ha potuto fermarla. La storia di Wujian è solo uno dei 10 mila casi che sono accaduti in una singola contea in Cina nel 2005. Nei 30 anni passati, circa 400 milioni di vite sono state stroncate in Cina con l’aborto; molti sotto forma di crudeli e disumane operazioni, terminate con la morte dei bambini, ma anche con il terribile trauma e danno delle madri che sono sopravvissute…Nessuno potrà dimenticare il massacro di Tiananmen del 1989, anche se ormai sono passati più di 20 anni. Ma pochi di noi hanno compreso che queste parole: Politica-del-figlio-unico” sono un ordine di marcia per una brutalità cento volte superiore al massacro di Tiananmen, che accade alla luce del giorno, ripetuto ogni singola giornata”. (continua a leggere)
Boston (AsiaNews) – Chai Ling, l’unica donna leader di piazza Tiannamen nell’89, si è fatta battezzare il 4 aprile scorso. Aveva domandato di essere cristiana nel dicembre 2009. Il giorno del suo battesimo ella ha spiegato il motivo che l’ha portata alla fede cristiana: la sua impotenza a cambiare la Cina e il dolore a vedere tanta violenza nel suo Paese, non solo nel campo dei diritti umani e della democrazia, ma soprattutto per gli aborti forzati causati dalla legge del figlio unico, che lei definisce “un massacro di Tiananmen quotidiano, cento volte superiore e fatto alla luce del giorno”.
La sua testimonianza è stata pubblicata integralmente sul sito di ChinaAid, dove racconta pure di tutti gli incontri e gli amici che l’hanno aiutata ad accogliere il cristianesimo.
Chai Ling è nata durante la Rivoluzione culturale da una coppia di soldati dell’esercito per la liberazione del Popolo, in una base militare del nord-est della Cina.
Durante le manifestazioni di Tianamen nel maggio-giugno 1989, Chai Ling, 23enne, era studente di psicologia all’Università Normale di Pechino (Beishida). È stata l’unica donna leader del gruppo, che ha previsto con grande tristezza la fine tragica del movimento democratico (“Ci sarà un bagno di sangue”, aveva detto in un’intervista giorni prima del fatidico 4 giugno). Insieme ad altri 11 studenti aveva espresso il giuramento di versare il suo sangue per la patria, sul modello degli eroi-martiri cinesi del passato che si suicidavano per risvegliare il loro popolo.
Dopo il massacro, Chai Ling è divenuta una dei 21 più ricercati dalla polizia cinese. Grazie all’aiuto di un gruppo di buddisti e di personalità di Hong Kong, dopo un periodo di vita nascosta, è riuscita a fuggire prima in Francia e poi negli Stati Uniti.
Stabilitasi a Boston, si è laureata ad Harvard in economia e con il marito Robert Maggin jr hanno dato vita a una compagnia di software che impiega quasi 300 persone. Non ha mai dimenticato il suo giuramento e ha sempre usato parte dei loro profitti per aiutare orfanotrofi e organizzazioni per i diritti umani in Cina.
La scoperta di essere controllata dai servizi segreti cinesi, le loro minacce e le difficoltà del movimento democratico all’estero la rendono senza speranza. “Pur con tutte le battaglie e i successi – dice – ho capito quanto io fossi piccola se paragonata alla forza di un intero regime. Come potrei io, un umile individuo andare contro un intero regime con enormi risorse e una rete diffusa?”.
Nel novembre 2009, ascolta a Washington la testimonianza di Wujian, una donna cinese costretta ad abortire perché rimasta incinta senza il permesso dei responsabili dell’ufficio per il controllo della popolazione.
“Quel momento – racconta – ha riportato alla memoria tutta l’impotenza e il dolore che abbiamo provato la notte del massacro del 4 giugno. Quella notte è stata così brutale, e non avevamo la forza di fermarla, e nemmeno il resto del mondo ha potuto fermarla. La storia di Wujian è solo uno dei 10 mila casi che sono accaduti in una singola contea in Cina nel 2005. Nei 30 anni passati, circa 400 milioni di vite sono state stroncate in Cina con l’aborto; molti sotto forma di crudeli e disumane operazioni, terminate con la morte dei bambini, ma anche con il terribile trauma e danno delle madri che sono sopravvissute…Nessuno potrà dimenticare il massacro di Tiananmen del 1989, anche se ormai sono passati più di 20 anni. Ma pochi di noi hanno compreso che queste parole: Politica-del-figlio-unico” sono un ordine di marcia per una brutalità cento volte superiore al massacro di Tiananmen, che accade alla luce del giorno, ripetuto ogni singola giornata”. (continua a leggere)
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