Per la festa del lavoro del 1° Maggio appuntamento a Rosarno, davanti all’ex-fabbrica Rognetta: prima delle violenze di Gennaio sotto queste lamiere venivano a dormire 300 migranti africani sfruttati negli agrumeti da cosche e “caporali”, ma domani si prova a immaginare un’Italia diversa.
Agenzia Misna - A organizzare la manifestazione, la più importante a livello nazionale, sono le tre maggiori confederazioni sindacali. Cgil, Cisl e Uil hanno scelto come slogan “lavoro, legalità e solidarietà”, una scelta rafforzata dagli arresti che questa settimana hanno contribuito a chiarire la crisi esplosa nella cittadina calabrese a Gennaio. In due giorni, sono stati eseguiti più di 70 provvedimenti di custodia cautelare nei confronti di esponenti della criminalità organizzata coinvolti nello sfruttamento dei lavoratori stranieri. Agli arresti hanno contribuito in modo decisivo le denunce di alcuni dei migranti costretti a lasciare Rosarno in Gennaio e trasferiti poi nei Centri di identificazione ed espulsione (Cie) di Bari e Crotone. Sul significato politico, sociale e culturale di questa vicenda dolorosa è intervenuto tra gli altri monsignor Pino Demasi, vicario generale della diocesi di Oppido Mamertina-Palmi. “Credo che Rosarno – ha sottolineato monsignor Demasi - possa e debba diventare il simbolo di un rinnovato impegno educativo in campo politico e sociale, che aiuti a costruire una città dell’uomo, dove ci sia posto per tutti”. Il vicario ha evidenziato l’importanza di tenere la manifestazione del 1° Maggio proprio a Rosarno. “Una scelta – ha detto - fatta non certo per criminalizzare ulteriormente una cittadina che è stata sì, in questi ultimi tempi, teatro di episodi negativi, ma che vanta anche un passato positivo come terra di lotta contro lo sfruttamento e per la conquista dei diritti, dignità e salari”. I migranti trasferiti a Bari e Crotone hanno raccontato agli inquirenti di essere stati costretti a lavorare 14 o 15 ore al giorno per pochi euro, senza sosta e in ogni condizione meteorologica. A Rosarno ne sono rimasti pochi. Non vivono più all’ex-Rognetta né tra le baracche dell’ex-Opera Sila, ma in case prese in affitto, in condizioni migliori.
Agenzia Misna - A organizzare la manifestazione, la più importante a livello nazionale, sono le tre maggiori confederazioni sindacali. Cgil, Cisl e Uil hanno scelto come slogan “lavoro, legalità e solidarietà”, una scelta rafforzata dagli arresti che questa settimana hanno contribuito a chiarire la crisi esplosa nella cittadina calabrese a Gennaio. In due giorni, sono stati eseguiti più di 70 provvedimenti di custodia cautelare nei confronti di esponenti della criminalità organizzata coinvolti nello sfruttamento dei lavoratori stranieri. Agli arresti hanno contribuito in modo decisivo le denunce di alcuni dei migranti costretti a lasciare Rosarno in Gennaio e trasferiti poi nei Centri di identificazione ed espulsione (Cie) di Bari e Crotone. Sul significato politico, sociale e culturale di questa vicenda dolorosa è intervenuto tra gli altri monsignor Pino Demasi, vicario generale della diocesi di Oppido Mamertina-Palmi. “Credo che Rosarno – ha sottolineato monsignor Demasi - possa e debba diventare il simbolo di un rinnovato impegno educativo in campo politico e sociale, che aiuti a costruire una città dell’uomo, dove ci sia posto per tutti”. Il vicario ha evidenziato l’importanza di tenere la manifestazione del 1° Maggio proprio a Rosarno. “Una scelta – ha detto - fatta non certo per criminalizzare ulteriormente una cittadina che è stata sì, in questi ultimi tempi, teatro di episodi negativi, ma che vanta anche un passato positivo come terra di lotta contro lo sfruttamento e per la conquista dei diritti, dignità e salari”. I migranti trasferiti a Bari e Crotone hanno raccontato agli inquirenti di essere stati costretti a lavorare 14 o 15 ore al giorno per pochi euro, senza sosta e in ogni condizione meteorologica. A Rosarno ne sono rimasti pochi. Non vivono più all’ex-Rognetta né tra le baracche dell’ex-Opera Sila, ma in case prese in affitto, in condizioni migliori.
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