venerdì, giugno 04, 2010
La prima tappa del Papa fa memoria di san Paolo che annunciò il Vangelo in quella città sul mare incontrando anche ostilità, poi il trasferimento a Nicosia, la capitale. Molti i motivi che portano Benedetto XVI in terra cipriota e molte le attese per un evento “storico” che farà parlare di Cipro i mass-media internazionali.

papa benedetto XVIRadioVaticana - Che questo viaggio apostolico “sia ricco di frutti spirituali per le care comunità cristiane del Medioriente”, è l’auspicio di Benedetto XVI per la sua visita a Cipro dove incontrerà e pregherà con i fedeli cattolici e ortodossi e consegnerà l’Instrumentum laboris per il prossimo Sinodo per il Medioriente. Comunità scioccate dall’uccisione di mons. Padovese, ennesimo episodio di violenza, ancora non del tutto chiarito. Il Papa ritorna dunque, dopo il pellegrinaggio in Terra Santa, in una regione particolarmente tormentata. Cipro è un Paese diviso tra il nord occupato nel 1974 dall’esercito turco, autoproclamato nell’83 “Repubblica turca di Cipro Nord”, dove vivono turchi-ciprioti, musulmani, e il sud, la “Repubblica di Cipro” con greco-ciprioti a maggioranza ortodossi, economicamente più sviluppata e dal 2004 nell’Unione Europea. A dividere in due l’isola una linea di demarcazione con una zona cuscinetto controllata dai soldati dell’ONU. Proprio all’interno di quest’area soggiornerà il Papa che vedrà dunque i segni concreti del conflitto. La speranza è che la presenza del Papa incoraggi i negoziati in corso, da poco ripresi, tesi ad una qualche riunificazione del’isola. I mass-media locali danno risalto alla visita del Papa, portatore di pace e di giustizia; 500 gli accrediti stampa, per cattolici e ortodossi, molti dei quali non conoscono Benedetto XVI, è un onore poterlo ricevere.

Il viaggio apostolico di Benedetto XVI a Cipro rappresenta un’ideale prosecuzione del suo pellegrinaggio un anno fa in Terra Santa e dimostra il costante interesse del Papa per le comunità cristiane del Medioriente. A Cipro, Benedetto XVI consegnerà ai vescovi della regione l’Instrumentum Laboris, tappa importante verso il Sinodo per il Medioriente. Tra essi ci sarà anche il Patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal. Adriana Masotti lo ha intervistato:

R. – Siamo francamente felici di vedere il Santo Padre visitare nuovamente la Terra Santa, di visitare di nuovo il Patriarcato latino, visto che l’isola di Cipro è parte integrante del Patriarcato latino di Gerusalemme. Siamo felici, è un segno in più della sua sollecitudine e preoccupazione per questa terra, senza dimenticare l’aspetto della comunione, l’aspetto dell’ecumenismo, che con questo gesto lui compie, sia con le autorità ortodosse e religiose cipriote che quelle civili. Siamo molto, molto felici. Cipro ha una cosa in comune con Gerusalemme: i muri che stanno a due passi da qui, che separano l’isola in due parti, nord e sud. Noi siamo abituati a questi muri di vergogna che separano la gente, le famiglie, le proprietà, le parrocchie, i preti, i parrocchiani. E’ un dramma che continua. Noi non dimentichiamo che siamo ancora una Chiesa del Calvario e la Croce ormai è il nostro pane quotidiano, senza dimenticare che il Calvario non è lontano da una tomba vuota. Siamo la Chiesa della Resurrezione e della speranza. Tocca a noi, capi religiosi, insieme al Santo Padre, incoraggiare la gente a non aver paura, ad andare avanti. C’è una dimensione spirituale, c’è un Dio che è con noi, che ci ama, che ci perdona. Non dobbiamo avere paura. D'altra parte l’attacco di Israele non ha fatto altro che aggravare la situazione. Il buon senso manca totalmente lì. Se la gente vede che la politica è fatta solamente da reazioni di paura, non possiamo fare niente. Manca la pace, manca la fiducia, manca la buona volontà e forse tocca a noi e a loro, alla comunità internazionale, fare qualcosa per creare una mentalità di pace, per cambiare il modo di pensare e non avere paura della pace. Finora, alcuni hanno più paura della pace che della guerra. Eppure la pace è bella, ne abbiamo bisogno e merita tutti i nostri sacrifici.

Ma cosa si attende dal Papa la comunità cattolica di Cipro? Adriana Masotti lo ha chiesto a padre Umberto Barato, vicario patriarcale dei Latini a Cipro:

R. - Ci confermerà nella nostra fede cattolica, ci confermerà nel valore che ha il Papato nella Chiesa e nell’unità di tutti noi con il vicario di Cristo, che è padre più che capo. Io penso che lui venga qui da padre e noi possiamo considerarci dei figli e delle figlie davanti a lui. Quindi, che lui ci dia questa parola che confermi la nostra fede, che la aumenti se è possibile e nello stesso tempo anche che dia a questa gente e agli immigrati una parola di consolazione, soprattutto agli immigrati. Io metto sempre l’accento su di loro, perché sono - diciamo così - i più infelici anche, i più isolati, quelli che sono lontani fisicamente dalle loro famiglie.


D. - L’edificio che ospiterà il Papa a Nicosia è un convento francescano dove risiede anche il nunzio apostolico e si trova nella cosiddetta zona cuscinetto controllata dai soldati dell’Onu. Il Papa affacciandosi vedrà la zona nord della città, quella al di là della linea di demarcazione, che taglia il paese. Pensa che sarà un impatto forte?


R. - Penso di sì. Anche qui gli edifici davanti alla Chiesa sono lasciati un po’ come sono, cioè semidistrutti, semicadenti: così potrà vedere com’è la situazione. L'ho sentito dire dai soldati dell'Onu... C’è l’urgenza di trovare una soluzione tra le due parti, affinché non ci sia più questa grande divisione, e lui dirà senz’altro una parola anche su questo, non una parola per risolvere il problema, ma certamente d’incoraggiamento per i due capi che si incontrano.

D. - Voi avete speranza in questo?

R. - Certo, la speranza c’è sempre. Dobbiamo andare avanti, anche se ci sono difficoltà da una parte e dall’altra, per trovare una soluzione.

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