mercoledì, luglio 21, 2010
La Conferenza internazionale dei paesi donatori sosterrà i progetti economici e di pace del presidente afgano Hamid Karzai, che punta al 2014 per assumere il controllo della sicurezza nel proprio Paese.

Radio Vaticana - Queste le principali conclusioni della riunione di ieri a Kabul città blindata, ma obiettivo comunque dei gruppi armati.Una pioggia di razzi ha colpito l’aeroporto mentre nel sud due soldati delle forze internazionali sono rimasti uccisi nell'esplosione di altrettante mine. Il servizio è di Maurizio Salvi (ascolta):

Sulle novità emerse dalla Conferenza, Gabriella Ceraso ha sentito il parere di Alberto Negri, inviato del Sole 24 ore a Kabul (ascolta):


R. - Novità assolute non ci sono. La data più importante che viene citata è quella del 2014, ma se andiamo a leggere il documento la formula dice che “entro il 2014 le forze afghane dovrebbero essere in grado di condurre operazioni in tutte le province”. Ma questo non vuol dire esattamente “assumere il controllo” di tutto il Paese.


D. - Quindi, un obiettivo improbabile?


R. - Più che improbabile si tratta di un obiettivo incerto, nel senso che bisognerà far arrivare quel periodo per capire se questo sarà fattibile. Questo è il punto principale. Vengono poi trattati tutti gli altri temi che conoscevamo anche alla vigilia della Conferenza di sfuggita e senza mai entrare nello specifico. Si parla, ad esempio, di un piano per la reintegrazione dei talebani, ma non viene citato lo stanziamento di una cifra particolare o di un fondo specifico come era stato fatto, invece, a Londra lo scorso inverno; si parla perfino delle elezioni, ma non viene neppure precisata la data del 18 settembre, in cui dovrebbero appunto svolgersi le politiche in Afghanistan. Allora la domanda è: a cosa serviva una Conferenza di questo genere? E la risposta forse è molto semplice: per tentare di tenere la Comunità internazionale in qualche modo coinvolta nella situazione afghana in un momento di difficoltà del governo afghano, ma soprattutto degli Stati Uniti. Gli americani hanno bisogno che gli alleati riconfermino il loro impegno per l’Afghanistan, perché altrimenti per loro sarebbe un disastro.


D. - Per la ricostruzione è previsto il passaggio di circa il 50 per cento della gestione dei fondi proprio a Karzai…


R. - Questo è un punto su cui gli afghani naturalmente insistono con grande forza, poiché gestendo direttamente i soldi, il governo afghano può acquisire una maggiore stabilità nei confronti della popolazione civile.


D. - La parola “pace” che spazio ha nella programmazione del futuro di un Paese costantemente in guerra?


R. - La parola “pace” non viene citata neppure nel titolo della Conferenza, proprio perché forse potrebbe suscitare eccessivo ottimismo, in una situazione in cui - nella capitale superblindata ci sono stati lanci di razzi - la parola “transizione” è la parola veramente chiave di questa Conferenza. Nelle mie previsioni, credo che ci vorrà molto, molto più tempo perché l’Afghanistan possa reggersi in piedi da solo.


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