Non tutte le prigioni sono caratterizzate da celle, sbarre e filo spinato. E Cuba è proprio una prigione, pur essendo una delle isole più belle al mondo…
Tempo di novità all’Avana: con una mossa arbitraria il caudillo Castro appare in televisione annunciando la liberazione di 52 dissidenti, tenuti nelle patrie galere cubane sin dal lontano 2003. Tra questi, 7 liberati subito, gli altri a scaglioni, nei prossimi mesi. Decisione perspicace che avviene in un momento del tutto particolare per quanto riguarda l’equilibrio politico planetario. Nella mediazione, il governo spagnolo di Zapatero ha avuto un ruolo determinante, tant’è che i prigionieri sono stati trasferiti velocemente in Spagna. Durante lo show televisivo Castro non rinuncia a punzecchiare gli USA e loda in modo tattico l’Iran di Ahmadinejad profetizzando un imminente conflitto nucleare nel Medio-Oriente. Naturalmente, non si risparmia al negativo nei confronti di Israele, dell’imperialismo, e via discorrendo. I soliti discorsi di regime conditi con una pennellata di color rosso nostalgia. A questo proposito, leggere le riflessioni della coraggiosa blogger cubana Yoani Sanchez è alquanto istruttivo, a tratti toccante.
Yoani racconta di un paese sempre più isolato, sbiadito e impoverito. Una cartolina in bianco e nero intrisa di un’ideologia che non c’è più. Esistono altri paesi oltre a Cuba dove gli esseri umani per poter parlare e scrivere da uomini liberi debbono affrontare il martirio: lo sciopero della fame, della sete e altre inimmaginabili privazioni. Tutto questo nel 2010! In ogni caso, lo sciopero della fame del dissidente cubano Guillermo Farinas ha avuto una veste efficace nella liberazione dei prigionieri politici.
Le considerazioni più immediate dopo la lettura di questo pezzo probabilmente sono unanimi: l’isola di Cuba è in realtà una galera senza inferriate per i suoi sfortunati abitanti. Il tempo sembra essersi arrestato al 1959 e non è una considerazione stramba. Uso limitato se non inesistente dei media, giornali, Internet, nessuna possibilità di dissenso perché quella cultura politica non conosce questo termine, e altre restrizioni pesanti ai danni del popolo cubano. Tra il Mar dei Caraibi, il Golfo del Messico e l'oceano Atlantico c’è un arcipelago di isole dalle quali più di qualcuno vorrebbe fuggire. E chi è riuscito nella difficile impresa non si è affatto pentito. Una bellezza naturale che nasconde uno dei regimi più acerbi e crudeli degli ultimi 50 anni di storia.
Non tutte le galere hanno le sbarre e il filo spinato dovunque. Nondimeno sono le peggiori.
Tempo di novità all’Avana: con una mossa arbitraria il caudillo Castro appare in televisione annunciando la liberazione di 52 dissidenti, tenuti nelle patrie galere cubane sin dal lontano 2003. Tra questi, 7 liberati subito, gli altri a scaglioni, nei prossimi mesi. Decisione perspicace che avviene in un momento del tutto particolare per quanto riguarda l’equilibrio politico planetario. Nella mediazione, il governo spagnolo di Zapatero ha avuto un ruolo determinante, tant’è che i prigionieri sono stati trasferiti velocemente in Spagna. Durante lo show televisivo Castro non rinuncia a punzecchiare gli USA e loda in modo tattico l’Iran di Ahmadinejad profetizzando un imminente conflitto nucleare nel Medio-Oriente. Naturalmente, non si risparmia al negativo nei confronti di Israele, dell’imperialismo, e via discorrendo. I soliti discorsi di regime conditi con una pennellata di color rosso nostalgia. A questo proposito, leggere le riflessioni della coraggiosa blogger cubana Yoani Sanchez è alquanto istruttivo, a tratti toccante.
Yoani racconta di un paese sempre più isolato, sbiadito e impoverito. Una cartolina in bianco e nero intrisa di un’ideologia che non c’è più. Esistono altri paesi oltre a Cuba dove gli esseri umani per poter parlare e scrivere da uomini liberi debbono affrontare il martirio: lo sciopero della fame, della sete e altre inimmaginabili privazioni. Tutto questo nel 2010! In ogni caso, lo sciopero della fame del dissidente cubano Guillermo Farinas ha avuto una veste efficace nella liberazione dei prigionieri politici.
Le considerazioni più immediate dopo la lettura di questo pezzo probabilmente sono unanimi: l’isola di Cuba è in realtà una galera senza inferriate per i suoi sfortunati abitanti. Il tempo sembra essersi arrestato al 1959 e non è una considerazione stramba. Uso limitato se non inesistente dei media, giornali, Internet, nessuna possibilità di dissenso perché quella cultura politica non conosce questo termine, e altre restrizioni pesanti ai danni del popolo cubano. Tra il Mar dei Caraibi, il Golfo del Messico e l'oceano Atlantico c’è un arcipelago di isole dalle quali più di qualcuno vorrebbe fuggire. E chi è riuscito nella difficile impresa non si è affatto pentito. Una bellezza naturale che nasconde uno dei regimi più acerbi e crudeli degli ultimi 50 anni di storia.
Non tutte le galere hanno le sbarre e il filo spinato dovunque. Nondimeno sono le peggiori.
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