venerdì, luglio 02, 2010
Jorge Rafael Videla, 85 anni, primo dei quattro presidenti ‘de facto’ che si alternarono al potere durante l’ultima dittatura (1976-1983), tornerà a sedere oggi sul banco degli imputati per crimini di lesa umanità di fronte a un tribunale di Córdoba, nel centro del paese.

Agenzia Misna - Non accadeva dal 1985, anno dello storico ‘Processo alle giunte’ concluso con la condanna all’ergastolo per Videla e l’ammiraglio Emilio Massera e pesanti pene inflitte ad altri ex-gerarchi del regime, poi annullate dall’indulto concesso nel 1990 dall’allora presidente Carlos Menem; l’indulto fu infine dichiarato incostituzionale dalla magistratura argentina nel 2007, con un pronunciamento confermato in seguito dalla Corte Suprema. Videla e altri 24 imputati, tra cui l’ex-generale Luciano Benjamín Menéndez, dovranno rispondere della fucilazione di 32 detenuti politici uccisi nella zona di Córdoba tra l’Aprile e l’Ottobre 1976 col falso pretesto che avessero tentato l’evasione dal carcere di San Martín. Secondo gli organismi a difesa dei diritti umani, il processo che si apre oggi è il più importante dopo quello alle giunte militari. La lunga storia giudiziaria di Videla si era riaperta nel 1998, quando l’ex-dittatore fu incriminato per il rapimento di neonati figli di ‘desaparecidos’, reato non coperto dalle leggi di amnistia approvate dal presidente Raúl Alfonsín (1983-1989), note come 'Obbedienza Dovuta' e 'Punto Finale', e infine cancellate nel 2003 dalla Corte Suprema con una decisione che ha permesso la riapertura dei processi per i crimini perpetrati durante la dittatura. All’inizio di Maggio, Videla ha accumulato un'altra incriminazione per 40 casi di omicidi, sequestri e torture; ad Agosto affronterà un altro processo a Santiago del Estero per l’uccisione di uno studente, Cecilio Kamenetsky.

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