I carovanieri incontrano il campo di volontariato di Estate Liberi! Dopo aver preso il via sabato scorso (24/07) dalla Cascina Caccia alle porte di Torino, la ''Carovana della memoria e dell'impegno'', (il viaggio dei giovani di Libera, protagonisti del Raduno che si e' tenuto poche settimane fa a Volvera.
Liberainformazione - La manifestazione è stata organizzata per ricordare le vittime delle mafie, sottolineare l'impegno dei testimoni di giustizia e visitare i beni confiscati alla criminalità organizzata) ha fatto tappa al campo di Volontariato Estate Liberi di Castelvolturno. Più di 20 ragazzi da tutta Italia che a bordo di minibus e auto son passati da Torino a Roma, Latina, Milazzo, Polistena, Isola Capo Rizzuto e oggi (28/07) hanno fatto visita al bene confiscato di Castel Volturno, per un totale di oltre 3000 km in 5 giorni.
Alla fattoria di Castelvolturno, confiscata al clan Zaza e che ospiterà la nascente cooperativa "le Terre di don Peppe Diana" la carovana ha fatto visita agli oltre duecento volontari dei campi di Libera in provincia di Caserta (oltre a quelli della cittadina rivierasca erano presenti i volontari dei campi di San Cipriano d'Aversa e di Sessa Aurunca)
"La risposta dei volontari è stata entusiasta - afferma Francesca Rispoli, tra i responsabili della carovana - ci siamo riconosciuti in un cammino di memoria e di impegno. Questi giovani sono persone che hanno un qualcosa di straordinario: rinunciano alle proprie vacanze per dare una mano e per lavorare sui beni confiscati.
Abbiamo anche incontrato persone che pur non conoscendo da vicino la nostra associazione ne erano incuriosite e la carovana è stata un modo per dimostrare loro che la rete nazionale antimafia esiste, è reale e che va sempre più ampliandosi".
Al campo i volontari della Carovana hanno portato dei barattoli contenenti terra liberata dalle mafie da Isola Capo Rizzuto ed hanno prelevato del terreno da Castelvolturno che porteranno in un altro bene a venti chilometri da Torino confiscato alla 'ndrangheta. Un gesto simbolico per dimostrare che I'Italia è anche questa: quella che resiste, che si libera dalle mafie e crea lavoro sui terreni sottratti allo strapotere dei clan attraverso le cooperative.
La 'carovana della memoria e dell'impegno’ è dedicata, quest'anno, alla memoria della collaboratrice di giustizia Rita Atria. "Rita Atria per noi è un 'segnalibro', un segnalibro importante - racconta Davide Mattiello della Carovana - Aveva appena diciott'anni nel 1992 quando a Roma gettandosi dal settimo piano decise di farla finita. E' per noi il simbolo di come la mafia uccide non solo con il tritolo ed i proiettili ma anche con la solitudine, il silenzio e l'indifferenza nella quale getta le persone che trovano il coraggio di denunciare. Rita ha avuto il coraggio di denunciare, rompendo legami mafiosi della sua famiglia e s'era affidata ad un pezzo di Stato che rispomdeva al nome di Paolo Borsellino. Quando Paolo Borsellino è morto in via D'Amelio con i ragazzi della sua scorta lei ha resistito una settimana. Poi la disperazione e la solitudine le hanno fatto fare quel terribile salto nel vuoto. Per questo per noi la memoria di Rita è importante perchè non devono più esserci persone lasciate sole in questo paese solo perchè scelgono la giustiza".
Non è mancato, infine, un ricordo della figura di don Peppe Diana il sacerdote ucciso dalla camorra il 19 marzo del 1994 nella sua parrocchia di Casal di Principe. "Don peppe è un testimone del proprio tempo, un cittadino, un prete, una persona normale - commenta Mattiello - che in qualche modo avrebbe voluto vivere in questo Paese che ha così tanto bisogno di verità e di giustizia ma che, allo stesso tempo, quando qualcuno chiama le cose col proprio nome prima viene insultato, poi infangato, ucciso e, da morto, calunniato perchè se ne perda la memoria.
Questa è la tecnica mafiosa che è stata utilizzata per far sì che don Peppe Diana fosse ricordato come un infame o non fosse per nulla ricordato. E chiamare questi luoghi, queste terre col nome 'le terre di don Peppe Diana' è la sconfitta più grande per la camorra. La memoria è stata ripristinata, la camorra qui ha perso"
Liberainformazione - La manifestazione è stata organizzata per ricordare le vittime delle mafie, sottolineare l'impegno dei testimoni di giustizia e visitare i beni confiscati alla criminalità organizzata) ha fatto tappa al campo di Volontariato Estate Liberi di Castelvolturno. Più di 20 ragazzi da tutta Italia che a bordo di minibus e auto son passati da Torino a Roma, Latina, Milazzo, Polistena, Isola Capo Rizzuto e oggi (28/07) hanno fatto visita al bene confiscato di Castel Volturno, per un totale di oltre 3000 km in 5 giorni.
Alla fattoria di Castelvolturno, confiscata al clan Zaza e che ospiterà la nascente cooperativa "le Terre di don Peppe Diana" la carovana ha fatto visita agli oltre duecento volontari dei campi di Libera in provincia di Caserta (oltre a quelli della cittadina rivierasca erano presenti i volontari dei campi di San Cipriano d'Aversa e di Sessa Aurunca)
"La risposta dei volontari è stata entusiasta - afferma Francesca Rispoli, tra i responsabili della carovana - ci siamo riconosciuti in un cammino di memoria e di impegno. Questi giovani sono persone che hanno un qualcosa di straordinario: rinunciano alle proprie vacanze per dare una mano e per lavorare sui beni confiscati.
Abbiamo anche incontrato persone che pur non conoscendo da vicino la nostra associazione ne erano incuriosite e la carovana è stata un modo per dimostrare loro che la rete nazionale antimafia esiste, è reale e che va sempre più ampliandosi".
Al campo i volontari della Carovana hanno portato dei barattoli contenenti terra liberata dalle mafie da Isola Capo Rizzuto ed hanno prelevato del terreno da Castelvolturno che porteranno in un altro bene a venti chilometri da Torino confiscato alla 'ndrangheta. Un gesto simbolico per dimostrare che I'Italia è anche questa: quella che resiste, che si libera dalle mafie e crea lavoro sui terreni sottratti allo strapotere dei clan attraverso le cooperative.
La 'carovana della memoria e dell'impegno’ è dedicata, quest'anno, alla memoria della collaboratrice di giustizia Rita Atria. "Rita Atria per noi è un 'segnalibro', un segnalibro importante - racconta Davide Mattiello della Carovana - Aveva appena diciott'anni nel 1992 quando a Roma gettandosi dal settimo piano decise di farla finita. E' per noi il simbolo di come la mafia uccide non solo con il tritolo ed i proiettili ma anche con la solitudine, il silenzio e l'indifferenza nella quale getta le persone che trovano il coraggio di denunciare. Rita ha avuto il coraggio di denunciare, rompendo legami mafiosi della sua famiglia e s'era affidata ad un pezzo di Stato che rispomdeva al nome di Paolo Borsellino. Quando Paolo Borsellino è morto in via D'Amelio con i ragazzi della sua scorta lei ha resistito una settimana. Poi la disperazione e la solitudine le hanno fatto fare quel terribile salto nel vuoto. Per questo per noi la memoria di Rita è importante perchè non devono più esserci persone lasciate sole in questo paese solo perchè scelgono la giustiza".
Non è mancato, infine, un ricordo della figura di don Peppe Diana il sacerdote ucciso dalla camorra il 19 marzo del 1994 nella sua parrocchia di Casal di Principe. "Don peppe è un testimone del proprio tempo, un cittadino, un prete, una persona normale - commenta Mattiello - che in qualche modo avrebbe voluto vivere in questo Paese che ha così tanto bisogno di verità e di giustizia ma che, allo stesso tempo, quando qualcuno chiama le cose col proprio nome prima viene insultato, poi infangato, ucciso e, da morto, calunniato perchè se ne perda la memoria.
Questa è la tecnica mafiosa che è stata utilizzata per far sì che don Peppe Diana fosse ricordato come un infame o non fosse per nulla ricordato. E chiamare questi luoghi, queste terre col nome 'le terre di don Peppe Diana' è la sconfitta più grande per la camorra. La memoria è stata ripristinata, la camorra qui ha perso"
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