Il segreto di lunga vita? E’ scritto in 150 geni. Chi ha la fortuna di possederli quasi sicuramente camperà più di un secolo. Lo rivela un poderoso studio su Science. Guidato da una ricercatrice italiana.
OggiScienza - Presto potrebbe essere un test del Dna a svelarci se siamo destinati a spegnere più di 90 candeline e restare arzilli vecchietti. Un gruppo di scienziati italiani e statunitensi ha individuato le basi genetiche della longevità. Ci sono voluti 10 anni di lavoro, una mole impressionante di analisi statistiche condotte su quasi duemila centenari per scoprire chi è destinato a invecchiare in forma. La “firma genetica” della longevità è data dalla combinazione giusta di 150 varianti genetiche. Chi ha la fortuna di possederle camperà più di 100 anni con una probabilità che sfiora l’80%. Questo è il risultato appena pubblicato su Science da Paola Sebastiani e Thomas Perls dell’Università di Boston, in collaborazione con Annibale Puca, dell’Istituto di Tecnologie Biomediche del Cnr di Milano (Itb-Cnr).
I ricercatori hanno analizzato le variazioni geniche di oltre mille individui americani tra i 95 e 119 anni, identificando alla fine 150 geni che, analizzati simultaneamente con un modello di calcolo innovativo, possono predire chi supererà il secolo con una precisione del 77%. Sono stati individuati 19 profili genetici degli ultracentenari. Ciascun profilo ha permesso di distinguere quanto conti l’ambiente e quanto lo stile di vita. Ciò che più ha sopreso i ricercatori è stato che la presenza di questi “geni di lunga vita” in qualche modo annulla la predisposizione genetica verso altre malattie, come Alzheimer e malattie cardiovascolari.
“Queste firme genetiche rappresentano un passo ulteriore verso una genomica personalizzata e la medicina predittiva – ha detto Thomas Perls, ricercatore dello studio- poiché il metodo analitico impiegato potrebbe essere utile per lo screening di numerose malattie e per la personalizzazione dei trattamenti farmacologici”.
OggiScienza - Presto potrebbe essere un test del Dna a svelarci se siamo destinati a spegnere più di 90 candeline e restare arzilli vecchietti. Un gruppo di scienziati italiani e statunitensi ha individuato le basi genetiche della longevità. Ci sono voluti 10 anni di lavoro, una mole impressionante di analisi statistiche condotte su quasi duemila centenari per scoprire chi è destinato a invecchiare in forma. La “firma genetica” della longevità è data dalla combinazione giusta di 150 varianti genetiche. Chi ha la fortuna di possederle camperà più di 100 anni con una probabilità che sfiora l’80%. Questo è il risultato appena pubblicato su Science da Paola Sebastiani e Thomas Perls dell’Università di Boston, in collaborazione con Annibale Puca, dell’Istituto di Tecnologie Biomediche del Cnr di Milano (Itb-Cnr).
I ricercatori hanno analizzato le variazioni geniche di oltre mille individui americani tra i 95 e 119 anni, identificando alla fine 150 geni che, analizzati simultaneamente con un modello di calcolo innovativo, possono predire chi supererà il secolo con una precisione del 77%. Sono stati individuati 19 profili genetici degli ultracentenari. Ciascun profilo ha permesso di distinguere quanto conti l’ambiente e quanto lo stile di vita. Ciò che più ha sopreso i ricercatori è stato che la presenza di questi “geni di lunga vita” in qualche modo annulla la predisposizione genetica verso altre malattie, come Alzheimer e malattie cardiovascolari.
“Queste firme genetiche rappresentano un passo ulteriore verso una genomica personalizzata e la medicina predittiva – ha detto Thomas Perls, ricercatore dello studio- poiché il metodo analitico impiegato potrebbe essere utile per lo screening di numerose malattie e per la personalizzazione dei trattamenti farmacologici”.
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