lunedì, luglio 26, 2010
Survival, l'Ong che difende i popoli indigeni, è indignata per la sentenza dell'Alta Corte del Botswana che ha negato ai boscimani il diritto all'acqua:

GreenReport - «Il giudice ha negato ai boscimani il diritto di accedere al pozzo esistente nelle loro terre e anche quello di scavarne uno nuovo all'interno della Central Kalahari Game Reserve (Ckgr), una delle regioni più aride del mondo» spiega una nota dell'associazione. Il caso era stato discusso il 9 giugno alla presenza di molti Boscimani che avevano affrontato un lungo viaggio per raggiungere il tribunale, ma il giudice ha deciso solo il 21 luglio. Secondo Survival «La sentenza infligge un'enorme ferita ai Boscimani che lottano per sopravvivere senz'acqua già dal 2002, quando il governo sigillò il pozzo per indurli ad abbandonare le terre ancestrali. Ma nel 2006, l'Alta Corte definì illegali e incostituzionali gli sfratti forzati operati dal Governo e da allora, a centinaia sono ritornati nella riserva».

Della guerra dell'acqua tra boscimani e governo del Botswana ne avevamo già parlato anche su greenreport.it perché, nonostante la sentenza, ai boscimani venne proibito di riaprire il pozzo condannandoli a quelle che l'alto Commissario per i diritti indigeni dell'Onu, James Anaya, definì «Condizioni di vita dure e pericolose a causa dell'impossibilità di accedere all'acqua». Il governo di Gaborone intanto ha autorizzato nell'area dei boscimani un complesso turistico di lusso della Wilderness Safaris, con piscina per i turisti e, con i soldi della Fondazione Tiffany & Co, lo scavo di nuovi pozzi per abbeverare esclusivamente gli animali selvatici. Secondo Survival «La Gem Diamonds ha addirittura ottenuto il nulla osta ambientale per aprire una miniera di diamanti nella riserva ma solo a condizione che non sia fornita acqua ai boscimani. Ai Boscimani è anche stato proibito di portare acqua dall'esterno ai parenti assetati dentro la Ckgr».

I boscimani, nomadi cacciatori-raccoglitori, sembrano diventati presenze scomode per il turismo da safari (magari ecologico) ed ancor più scomodi testimoni della devastante industria mineraria. Stephen Corry, direttore generale di Survival, spiega: «Negli ultimi anni, il Botswana è diventato uno dei luoghi più ostili del mondo per i popoli indigeni. Se ai Boscimani viene negata l'acqua nelle loro terre mentre viene fornita liberamente ai turisti, agli animali e alle miniere di diamanti, beh, allora gli stranieri dovrebbero chiedersi seriamente se possono accettare di sostenere questo regime visitando il paese e acquistando nei suoi negozi di gioielli».

Il portavoce dei boscimani, Jumanda Gakelebone, dopo l'annuncio della sentenza ha detto: «È terribile. Come possiamo sperare di sopravvivere senz'acqua? Il tribunale ci ha autorizzato a vivere nelle nostre terre ma senza l'acqua la nostra vita è impossibile».

Si cacciano così per sete dalle loro terre i più antichi abitanti dell'Afrique australe, che vivono nell'area del Ckgr e del deserto del Kalahari da almeno 20 mila anni, prima decimati dall'arrivo dei sedentari agricoltori Bantù e dagli allevatori ottentotti e poi definitivamente sospinti verso le zone più aride dai coloni bianchi, ora saranno costretti di nuovo a migrare (chissà dove ?) per far spazio al nuovo colonialismo del turismo ed alle miniere di diamanti che fanno capo alla De Beers che sfruttano la loro terra.

Negli anni '90 non sono mancati casi di tortura dei boscimani da parte dei guardiaparco che li accusavano di cacciare nei parchi nazionali, poi questo piccolo ed indifeso popolo indigeno venne privato per legge di gran parte dei suoi territori di caccia e nel 2002 cominciò la distruzione dei pozzi ai quali attingevano l'acqua e venne proibita loro la caccia e la raccolta di vegetali in aree sempre più vaste.

Dopo averli piegati, umiliati, divisi, assimilati e annichiliti con l'alcool, il governo del Botswana disse che i boscimani non avevano nessun diritto sulle loro terre ancestrali perché non vivevano più secondo le tradizioni e perché il loro bestiame disturbava l'equilibrio ecologico della riserva.

La sentenza del 2006 ha dichiarato incostituzionale la loro espulsione dalla riserva del Kalahari, ma il governo non ha nessun obbligo a fornire ai boscimani i servizi di base e quindi praticamente solo all'acqua, perché tutto il resto i boscimani non l'hanno mai avuto.

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