Il ministero della difesa civile, emergenze ed eliminazione delle conseguenze dei disastri naturali della Federazione Russa (Emercom, chiamato anche ministero delle situazioni di emergenza), ha avviato il 26 luglio un'ispezione sulle discariche radioattive sottomarine nel Mar di Kara che durerà fino al 3 ottobre.
GreenReport - Un portavoce del Servizio federale russo per i lavori speciali sottomarini (Gosakvaspas) ha spiegato che «La spedizione prevede di ispezionare all'inizio l'assemblaggio del combustibile del rompighiaccio atomico Lenin che si trova in un contenitore in cemento armato di 53 metri ad una profondità di 50 metri vicino alla Novaja Zemlja. I lavori saranno effettuati da un'apparecchiatura sottomarina telecomandata e da altri equipaggiamenti destinati a controllare lo stato degli oggetti potenzialmente pericolosi». La spedizione comprende specialisti dell'Istituto di biochimica e chimica analitica Vernadski, dell'Istituto di geologia della Russia e del Centro delle tecnologie innovative che effettueranno prelievi d'acqua e suolo nei pressi dei siti pericolosi.
Un responsabile dell'Emercon, Maksim Vladimirov ha spiegato che «Si tratta della più lunga spedizione polare del ministero russo delle situazioni di emergenza da 20 anni. Nel 2009, gli esperti del ministero hanno controllato lo stato dei siti pericolosi nei mari Nero, Baltico, di Okhotsk e nel lago Ladoga. Gli specialisti esamineranno anche il reattore nucleare OK-150 del rompighiaccio Lenin ad una profondità di 50 metri, così come diversi siti di stoccaggio sottomarini di scorie radioattive situati tra i 60 e i 120 metri di profondità. Occorrerà filmare questi siti ed installare dei nuovi sensori telecomandati che trasmetteranno i dati sulla situazione radiologica attraverso il sistema satellitare Iridium. Cominceremo con l'installare cinque sensori».
In collaborazione con Small Vessels Inspection of Russia e Gosakvaspas, Emercon ha realizzato un elenco dei pericoli nei mari russi, chiamato Registro marino, che contiene tutti i dati riguardanti tutti manufatti pericolosi che si trovano nei mari Baltico, Bianco, di Kara, di Okhotsk, Nero e del Giappone, nel lago di Baikal, e nel settore russo del Pacifico. Il quadro che viene fuori è quello di una discarica nucleare diffusa a bassa profondità, una delle vergogne meglio celate del nucleare "sicuro", proprio mentre i russi annunciano l'ultima fase per realizzare le centrali nucleari galleggianti.
Qualcosa probabilmente non deve funzionare nelle pattumiere nucleari sottomarine ex sovietiche e russe: solo nel 2008 c'era stata la prima spedizione per controllare le discariche nucleari sottomarine russe, i contenitori carichi di scorie solide e i sottomarini nucleari K-27 affondati nell'area, le ispezioni puntavano ad ampliare le discariche atomiche, per vedere se potevano essere scaricati in mare anche i rettori nucleari dei sottomarini K-254.
Nel settembre 2009 il viceministro o dell'Emercon, Mikhail Faleiev, aveva annunciato «L'esame di oggetti giacenti sul fondo e dei luoghi di immersione dei rifiuti radioattivi nell'abisso della Novaja Zemlja, così come nei golfi che si trovano in prossimità dell'arcipelago della Novaja Zemlja è iniziato nel Mar di Kara. Gli specialisti delle situazioni di emergenza controllano il tasso di radioattività delle aree del mare attraverso un'apparecchiatura sottomarina teleguidata».
Naturalmente Faleiev assicurò dopo pochi giorni che i risultati testimoniavano una situazione radiologica stabile (rispetto a quali dati?) nelle aree dove erano stati scaricate le attrezzature pericolose e che i gusci protettivi tenevano.
Però, la Gosakvaspas, creata nel 28 giugno 2001, è stata chiamata a controlli sempre più ravvicinati. La cosa è preoccupante perché questo organismo, come spiega il sito dell'Emercon, «E' chiamato a prevenire i disastri e le catastrofi causati da oggetti sottomarini potenzialmente pericolosi nelle acque interne e nel mare territoriale della Federazione Russa; a partecipare alla preparazione e allo svolgimento del lavoro di ricerca e salvataggio , evacuazione, e a fornire il primo soccorso alle vittime; a eseguire speciali lavori subacquei di punta; a partecipare alla localizzazione e alla liquidazione delle fuoriuscite di petrolio nell'ambiente acquatico».
Nell'intero Artico è molto forte la preoccupazione per l'eredità nucleare che la guerra fredda e la dissoluzione dell'Urss hanno lasciato sul fondo dei mari. Dal 16 al 18 giugno si è tenuto a Vorkuta, nella Repubblica autonoma russa dei Komi, in Russia, la riunione del gruppo di lavoro per la prevenzione e la preparazione dell'emergenza del Consiglio artico al quale hanno partecipato rappresentanti degli 8 Paesi Consiglio artico: Canada, Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Russia, Svezia ed Usa.
Il Forum-seminario si è occupato proprio di come affrontare le conseguenze di incidenti e catastrofi nucleari e radioattive in diverse regioni, un altro gruppo di esperti si è occupato di sversamenti di petrolio. Le riunioni dei gruppi di lavoro del Consiglio artico si tengono annualmente con l'obiettivo di promuovere la cooperazione nella regione artica in materia di tutela ambientale, lo scambio di informazioni sulle realizzazioni scientifiche e tecnologiche per la protezione della zona artica dai disastri naturali e causati dall'uomo, affrontando temi dello sviluppo sostenibile delle regioni circumpolari, dell'uso razionale e corretto delle risorse naturali, della prevenzione e di come rispondere alle emergenze.
Cose molto difficili da fare nei territori artici dove si concentrano gigantesche risorse minerarie e di idrocarburi, in un mare punteggiate di trappole nucleari che i russi sorvegliano solo da due anni sotto il pelo ghiacciato dell'acqua.
GreenReport - Un portavoce del Servizio federale russo per i lavori speciali sottomarini (Gosakvaspas) ha spiegato che «La spedizione prevede di ispezionare all'inizio l'assemblaggio del combustibile del rompighiaccio atomico Lenin che si trova in un contenitore in cemento armato di 53 metri ad una profondità di 50 metri vicino alla Novaja Zemlja. I lavori saranno effettuati da un'apparecchiatura sottomarina telecomandata e da altri equipaggiamenti destinati a controllare lo stato degli oggetti potenzialmente pericolosi». La spedizione comprende specialisti dell'Istituto di biochimica e chimica analitica Vernadski, dell'Istituto di geologia della Russia e del Centro delle tecnologie innovative che effettueranno prelievi d'acqua e suolo nei pressi dei siti pericolosi.
Un responsabile dell'Emercon, Maksim Vladimirov ha spiegato che «Si tratta della più lunga spedizione polare del ministero russo delle situazioni di emergenza da 20 anni. Nel 2009, gli esperti del ministero hanno controllato lo stato dei siti pericolosi nei mari Nero, Baltico, di Okhotsk e nel lago Ladoga. Gli specialisti esamineranno anche il reattore nucleare OK-150 del rompighiaccio Lenin ad una profondità di 50 metri, così come diversi siti di stoccaggio sottomarini di scorie radioattive situati tra i 60 e i 120 metri di profondità. Occorrerà filmare questi siti ed installare dei nuovi sensori telecomandati che trasmetteranno i dati sulla situazione radiologica attraverso il sistema satellitare Iridium. Cominceremo con l'installare cinque sensori».
In collaborazione con Small Vessels Inspection of Russia e Gosakvaspas, Emercon ha realizzato un elenco dei pericoli nei mari russi, chiamato Registro marino, che contiene tutti i dati riguardanti tutti manufatti pericolosi che si trovano nei mari Baltico, Bianco, di Kara, di Okhotsk, Nero e del Giappone, nel lago di Baikal, e nel settore russo del Pacifico. Il quadro che viene fuori è quello di una discarica nucleare diffusa a bassa profondità, una delle vergogne meglio celate del nucleare "sicuro", proprio mentre i russi annunciano l'ultima fase per realizzare le centrali nucleari galleggianti.
Qualcosa probabilmente non deve funzionare nelle pattumiere nucleari sottomarine ex sovietiche e russe: solo nel 2008 c'era stata la prima spedizione per controllare le discariche nucleari sottomarine russe, i contenitori carichi di scorie solide e i sottomarini nucleari K-27 affondati nell'area, le ispezioni puntavano ad ampliare le discariche atomiche, per vedere se potevano essere scaricati in mare anche i rettori nucleari dei sottomarini K-254.
Nel settembre 2009 il viceministro o dell'Emercon, Mikhail Faleiev, aveva annunciato «L'esame di oggetti giacenti sul fondo e dei luoghi di immersione dei rifiuti radioattivi nell'abisso della Novaja Zemlja, così come nei golfi che si trovano in prossimità dell'arcipelago della Novaja Zemlja è iniziato nel Mar di Kara. Gli specialisti delle situazioni di emergenza controllano il tasso di radioattività delle aree del mare attraverso un'apparecchiatura sottomarina teleguidata».
Naturalmente Faleiev assicurò dopo pochi giorni che i risultati testimoniavano una situazione radiologica stabile (rispetto a quali dati?) nelle aree dove erano stati scaricate le attrezzature pericolose e che i gusci protettivi tenevano.
Però, la Gosakvaspas, creata nel 28 giugno 2001, è stata chiamata a controlli sempre più ravvicinati. La cosa è preoccupante perché questo organismo, come spiega il sito dell'Emercon, «E' chiamato a prevenire i disastri e le catastrofi causati da oggetti sottomarini potenzialmente pericolosi nelle acque interne e nel mare territoriale della Federazione Russa; a partecipare alla preparazione e allo svolgimento del lavoro di ricerca e salvataggio , evacuazione, e a fornire il primo soccorso alle vittime; a eseguire speciali lavori subacquei di punta; a partecipare alla localizzazione e alla liquidazione delle fuoriuscite di petrolio nell'ambiente acquatico».
Nell'intero Artico è molto forte la preoccupazione per l'eredità nucleare che la guerra fredda e la dissoluzione dell'Urss hanno lasciato sul fondo dei mari. Dal 16 al 18 giugno si è tenuto a Vorkuta, nella Repubblica autonoma russa dei Komi, in Russia, la riunione del gruppo di lavoro per la prevenzione e la preparazione dell'emergenza del Consiglio artico al quale hanno partecipato rappresentanti degli 8 Paesi Consiglio artico: Canada, Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Russia, Svezia ed Usa.
Il Forum-seminario si è occupato proprio di come affrontare le conseguenze di incidenti e catastrofi nucleari e radioattive in diverse regioni, un altro gruppo di esperti si è occupato di sversamenti di petrolio. Le riunioni dei gruppi di lavoro del Consiglio artico si tengono annualmente con l'obiettivo di promuovere la cooperazione nella regione artica in materia di tutela ambientale, lo scambio di informazioni sulle realizzazioni scientifiche e tecnologiche per la protezione della zona artica dai disastri naturali e causati dall'uomo, affrontando temi dello sviluppo sostenibile delle regioni circumpolari, dell'uso razionale e corretto delle risorse naturali, della prevenzione e di come rispondere alle emergenze.
Cose molto difficili da fare nei territori artici dove si concentrano gigantesche risorse minerarie e di idrocarburi, in un mare punteggiate di trappole nucleari che i russi sorvegliano solo da due anni sotto il pelo ghiacciato dell'acqua.
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