Oltre 5mila dalit cristiani e musulmani, provenienti da tutta l’India, hanno manifestato nei giardini Jantar Mantar a New Delhi per chiedere parità di diritti con i fuori casta indù e buddisti
RadioVaticana - Il sit-in è stato promosso dalla Conferenza episcopale indiana, il National Council of Dalit Christians e il National Council of Churches in India. Lo scopo è chiedere la cancellazione del paragrafo 3 del Constitution Scheduled Castes Order che dal 1950 concede lo status e i diritti previsti per i fuori casta solo a indù e buddisti. Secondo la legge i Dalit che si convertono al cristianesimo o all’islam perdono ogni diritto goduto in precedenza, tra cui quello alla rappresentanza politica. Il 18 dicembre 2009 la Commissione nazionale sulle minoranze religiose e linguistiche (Ncrlm) ha presentato al Lok Sabha (Parlamento) la proposta di modificare la legge. A tutt’oggi le autorità non hanno ancora dato una risposta. Padre Cosmon Arokiaraj, segretario della Commissione episcopale indiana per i Dalit cristiani, accusa il principale partito di governo, la United Progressive Alliance (Upa) di bloccare la revisione della legge. “Condanniamo l’ostruzione del partito di governo – afferma – La Commissione nazionale del programma per le caste (Ncsc) ha chiarito da tempo le azioni necessarie per estendere la parità dei diritti anche alle nostre due comunità”. Secondo il sacerdote l’Upa attua una discriminazione religiosa nei confronti di cristiani e musulmani, andando contro i valori di laicità e democrazia sbandierati durante la campagna elettorale dello scorso anno. Mons. A. Neethinathan, vescovo di Chingleput (Tamil Nadu) e membro della Commissione episcopale per il programma sulle caste e i tribali, afferma: “Come pastore della Chiesa cattolica dell’India è molto doloroso vedere la nostra gente appartenente ai fuori casta subire la doppia discriminazione sociale e religiosa. Per questa ragione – continua – sono qui a New Delhi per partecipare alla lotta in favore dei Dalit cristiani e fare un appello al governo affinché attui i cambiamenti raccomandati dall’Ncrlm e dare un’immagine dell’India come Paese democratico e laico, dove anche i più deboli godono di privilegi e diritti”.
RadioVaticana - Il sit-in è stato promosso dalla Conferenza episcopale indiana, il National Council of Dalit Christians e il National Council of Churches in India. Lo scopo è chiedere la cancellazione del paragrafo 3 del Constitution Scheduled Castes Order che dal 1950 concede lo status e i diritti previsti per i fuori casta solo a indù e buddisti. Secondo la legge i Dalit che si convertono al cristianesimo o all’islam perdono ogni diritto goduto in precedenza, tra cui quello alla rappresentanza politica. Il 18 dicembre 2009 la Commissione nazionale sulle minoranze religiose e linguistiche (Ncrlm) ha presentato al Lok Sabha (Parlamento) la proposta di modificare la legge. A tutt’oggi le autorità non hanno ancora dato una risposta. Padre Cosmon Arokiaraj, segretario della Commissione episcopale indiana per i Dalit cristiani, accusa il principale partito di governo, la United Progressive Alliance (Upa) di bloccare la revisione della legge. “Condanniamo l’ostruzione del partito di governo – afferma – La Commissione nazionale del programma per le caste (Ncsc) ha chiarito da tempo le azioni necessarie per estendere la parità dei diritti anche alle nostre due comunità”. Secondo il sacerdote l’Upa attua una discriminazione religiosa nei confronti di cristiani e musulmani, andando contro i valori di laicità e democrazia sbandierati durante la campagna elettorale dello scorso anno. Mons. A. Neethinathan, vescovo di Chingleput (Tamil Nadu) e membro della Commissione episcopale per il programma sulle caste e i tribali, afferma: “Come pastore della Chiesa cattolica dell’India è molto doloroso vedere la nostra gente appartenente ai fuori casta subire la doppia discriminazione sociale e religiosa. Per questa ragione – continua – sono qui a New Delhi per partecipare alla lotta in favore dei Dalit cristiani e fare un appello al governo affinché attui i cambiamenti raccomandati dall’Ncrlm e dare un’immagine dell’India come Paese democratico e laico, dove anche i più deboli godono di privilegi e diritti”.
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