Creare sussistenza alimentare attraverso le Banche dei cereali: è la riposta del Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad) dell’Onu alla drammatica crisi alimentare nella regione del Sahel, nell’Africa Occidentale.
Misna - Per ridurre la vulnerabilità di milioni di persone che abitano nei paesi della zona, fortemente soggetta a carestie e desertificazione alimentati anche dai cambiamenti climatici, l’organismo ha combinato due diversi progetti per la promozione delle iniziative locali a quelli dello sviluppo agricolo delle comunità stanziali. “I risultati non si sono fatti attendere.
Rifornendo le popolazioni di fattori produttivi come sementi e piccoli utensili di lavoro siamo riusciti a sventare la minaccia dei ‘granai vuoti’ che aleggiava nelle regioni rurali più povere
e abbiamo avviato progetti per la prossima stagione di semina che consentiranno alle famiglie di affrontare una crisi di tale portata” ha raccontato Mohamed Beavogui, direttore della divisione per l’Africa Occidentale e centrale dell’Ifad, appena tornato da un sopralluogo in Niger. “Attraverso le banche di cereali è possibile conservare le colture immediatamente dopo il raccolto e distribuirle nel periodo più critico dell’anno, che di solido precede il nuovo raccolto. È il momento in cui i prezzi salgono fino a rendere difficile e a volte impossibile l’acquisto sul mercato, causando un indebitamento dei contadini e costringendoli a ipotecare il raccolto della stagione successiva” spiega il responsabile, “in tal modo la gente è in grado di portare il cibo sulle tavole e al contempo trovare capacità e risorse per lavorare”. Un progetto, aggiunge “svolto in stretta collaborazione con altre agenzie internazionali che credono nella possibilità di sviluppare nuove strategie rurali che favoriscano quei cambiamenti strutturali di cui le comunità necessitano per superare la minaccia di carestie ricorrenti”. La regione del Sahel, una stretta fascia a sud del deserto del Sahara che include Burkina Faso, Ciad, Eritrea, Mali, Mauritania, Niger, Nigeria, Senegal e Sudan, è stata teatro di gravi siccità e crisi alimentari ricorrenti tra la fine del 1960 e l’inizio del 1980 e poi nuovamente nel 2005, con una carestia che uccise un milione di persone e ne colpì in vario modo oltre 50 milioni. Lo scorso anno, le precipitazioni scarse e irregolari hanno determinato l’ultima crisi, che vede il Niger maggiormente affetto, con circa sette milioni di abitanti - più precisamente, l’86% delle famiglie nelle aree rurali, secondo dati dell’Onu - a rischio insicurezza alimentare.
Misna - Per ridurre la vulnerabilità di milioni di persone che abitano nei paesi della zona, fortemente soggetta a carestie e desertificazione alimentati anche dai cambiamenti climatici, l’organismo ha combinato due diversi progetti per la promozione delle iniziative locali a quelli dello sviluppo agricolo delle comunità stanziali. “I risultati non si sono fatti attendere.
Rifornendo le popolazioni di fattori produttivi come sementi e piccoli utensili di lavoro siamo riusciti a sventare la minaccia dei ‘granai vuoti’ che aleggiava nelle regioni rurali più povere
e abbiamo avviato progetti per la prossima stagione di semina che consentiranno alle famiglie di affrontare una crisi di tale portata” ha raccontato Mohamed Beavogui, direttore della divisione per l’Africa Occidentale e centrale dell’Ifad, appena tornato da un sopralluogo in Niger. “Attraverso le banche di cereali è possibile conservare le colture immediatamente dopo il raccolto e distribuirle nel periodo più critico dell’anno, che di solido precede il nuovo raccolto. È il momento in cui i prezzi salgono fino a rendere difficile e a volte impossibile l’acquisto sul mercato, causando un indebitamento dei contadini e costringendoli a ipotecare il raccolto della stagione successiva” spiega il responsabile, “in tal modo la gente è in grado di portare il cibo sulle tavole e al contempo trovare capacità e risorse per lavorare”. Un progetto, aggiunge “svolto in stretta collaborazione con altre agenzie internazionali che credono nella possibilità di sviluppare nuove strategie rurali che favoriscano quei cambiamenti strutturali di cui le comunità necessitano per superare la minaccia di carestie ricorrenti”. La regione del Sahel, una stretta fascia a sud del deserto del Sahara che include Burkina Faso, Ciad, Eritrea, Mali, Mauritania, Niger, Nigeria, Senegal e Sudan, è stata teatro di gravi siccità e crisi alimentari ricorrenti tra la fine del 1960 e l’inizio del 1980 e poi nuovamente nel 2005, con una carestia che uccise un milione di persone e ne colpì in vario modo oltre 50 milioni. Lo scorso anno, le precipitazioni scarse e irregolari hanno determinato l’ultima crisi, che vede il Niger maggiormente affetto, con circa sette milioni di abitanti - più precisamente, l’86% delle famiglie nelle aree rurali, secondo dati dell’Onu - a rischio insicurezza alimentare.
Tweet |
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.