TJ Joseph è un “martire del dialogo islamo-cristiano”. Molti musulmani hanno donato sangue per l’uomo. La religiosa ringrazia Benedetto XVI per “l’opera di dialogo” con l’islam.
Ernakulam (AsiaNews) – Il prof. TJ Joseph è “un martire del dialogo islamo-cristiano, nel Kerala e in tutto il mondo”. È quanto afferma ad AsiaNews suor Marie Stella Thenganakunnel, sorella maggiore del docente cattolico indiano al quale hanno mozzato la mano e parte del braccio destro. A nome della madre 81enne, del fratello e della sorella, la religiosa aggiunge anche che “noi perdoniamo tutti” e si augura che l’attacco del 4 luglio scorso “possa portare frutti per l’apertura di canali di comunicazione e dialogo fra Cristianesimo e Islam”. Per questo la suora esprime “i più vivi ringraziamenti al nostro amato Benedetto XVI e alla Chiesa cattolica” per le sue “serie iniziative volte alla comprensione e al dialogo con i nostri fratelli e sorelle musulmani”.
In un’intervista ad AsiaNews, suor Marie Stella, 59 anni, ha voluto raccontare l’attacco subito dal fratello, le difficoltà vissute dalla minoranza cristiana nel Kerala, l’opera volta al dialogo con i musulmani e il valore del perdono, il solo capace di “alleviare le sofferenze” e di “produrre frutti”.
Il prof. TJ Joseph (nella foto un manifesto che ne invocava la cattura) è docente universitario dal 1985, ha lavorato nel distretto di Idduki per sei anni e, negli ultimi due, ha guidato il Dipartimento di Malayalam, al Newman College di Thodupuzha. Egli è responsabile del settore dell’Istruzione e ha organizzato diversi incontri, programmi e seminari sull’educazione olistica degli studenti. Il 4 luglio scorso, al termine della messa domenicale, il docente cattolico è stato attaccato da un gruppo di sconosciuti che ha reciso la mano e parte del braccio destro. Alla base dell’assalto – avvenuto a Muvattupuzha, nel distretto di Ernakulam (Kerala) – l’accusa di aver diffamato il profeta Maometto mesi fa, nel corso di un questionario di esami.
La vittima amava molto il proprio lavoro, come testimonia suor Marie Stella: “per le lezioni in classe, egli doveva preparare una serie di argomenti, perché non vi sono libri di testo disponibili”. TJ Joseph si prefiggeva di inculcare negli studenti “i valori umanisti”, di incoraggiare “il pensiero razionale”, di introdurre “valutazioni oggettive e la modernità negli studenti”. “I suoi scritti sull’Ahimsa – i valori della non-violenza, aggiunge la sorella – sono riconosciuti non solo per l’eccellenza a livello letterario, ma anche per i valori base espressi”.
La religiosa, appartenente alla congregazione delle Suore di San Giuseppe di Cluny, sottolinea “il grandissimo sostegno, tra cui donazioni di sangue, della gente musulmana a poche ore dall’attacco” subito dal fratello. Rientrata dalla missione nelle Isole Cook, in Nuova Zelanda, suor Marie Stella resterà in India anche dopo la guarigione del fratello. “Viviamo in un contesto musulmano – racconta – e i musulmani sono brava gente, molti hanno donato il sangue per lui. Sfortunatamente, solo una piccola frangia ha voluto portare questo attacco. Tuttavia, mio fratello ha solo parlato di perdono, di perdono, di perdono”.
Un perdono cui si aggiungono anche la madre di 81 anni e le sorelle: “perdoniamo tutti – conferma la religiosa – e non nutriamo né sentimenti di rancore, né di risentimento. Desideriamo solo che le sofferenze di mio fratello possano portare frutti per l’apertura di canali di dialogo fra Cristianesimo e Islam”. A titolo personale, chiarisce la suora, “voglio dire ai musulmani e al mondo intero, che siamo tutti fratelli e sorelle […] Veniamo tutti da un unico Dio e a Lui torneremo, siamo pellegrini sulla terra. Viviamo assieme nella pace, nell’amore, nell’armonia, nell’amicizia fraterna e nella fratellanza”.
L’ultimo pensiero di suor Marie Stella e della famiglia della vittima va “al nostro amato Santo Padre Benedetto XVI e alla Chiesa cattolica per le sue iniziative verso il mondo musulmano; iniziative all’insegna del dialogo serio e della comprensione reciproca con i fratelli e le sorelle musulmani”.
Ernakulam (AsiaNews) – Il prof. TJ Joseph è “un martire del dialogo islamo-cristiano, nel Kerala e in tutto il mondo”. È quanto afferma ad AsiaNews suor Marie Stella Thenganakunnel, sorella maggiore del docente cattolico indiano al quale hanno mozzato la mano e parte del braccio destro. A nome della madre 81enne, del fratello e della sorella, la religiosa aggiunge anche che “noi perdoniamo tutti” e si augura che l’attacco del 4 luglio scorso “possa portare frutti per l’apertura di canali di comunicazione e dialogo fra Cristianesimo e Islam”. Per questo la suora esprime “i più vivi ringraziamenti al nostro amato Benedetto XVI e alla Chiesa cattolica” per le sue “serie iniziative volte alla comprensione e al dialogo con i nostri fratelli e sorelle musulmani”.
In un’intervista ad AsiaNews, suor Marie Stella, 59 anni, ha voluto raccontare l’attacco subito dal fratello, le difficoltà vissute dalla minoranza cristiana nel Kerala, l’opera volta al dialogo con i musulmani e il valore del perdono, il solo capace di “alleviare le sofferenze” e di “produrre frutti”.
Il prof. TJ Joseph (nella foto un manifesto che ne invocava la cattura) è docente universitario dal 1985, ha lavorato nel distretto di Idduki per sei anni e, negli ultimi due, ha guidato il Dipartimento di Malayalam, al Newman College di Thodupuzha. Egli è responsabile del settore dell’Istruzione e ha organizzato diversi incontri, programmi e seminari sull’educazione olistica degli studenti. Il 4 luglio scorso, al termine della messa domenicale, il docente cattolico è stato attaccato da un gruppo di sconosciuti che ha reciso la mano e parte del braccio destro. Alla base dell’assalto – avvenuto a Muvattupuzha, nel distretto di Ernakulam (Kerala) – l’accusa di aver diffamato il profeta Maometto mesi fa, nel corso di un questionario di esami.
La vittima amava molto il proprio lavoro, come testimonia suor Marie Stella: “per le lezioni in classe, egli doveva preparare una serie di argomenti, perché non vi sono libri di testo disponibili”. TJ Joseph si prefiggeva di inculcare negli studenti “i valori umanisti”, di incoraggiare “il pensiero razionale”, di introdurre “valutazioni oggettive e la modernità negli studenti”. “I suoi scritti sull’Ahimsa – i valori della non-violenza, aggiunge la sorella – sono riconosciuti non solo per l’eccellenza a livello letterario, ma anche per i valori base espressi”.
La religiosa, appartenente alla congregazione delle Suore di San Giuseppe di Cluny, sottolinea “il grandissimo sostegno, tra cui donazioni di sangue, della gente musulmana a poche ore dall’attacco” subito dal fratello. Rientrata dalla missione nelle Isole Cook, in Nuova Zelanda, suor Marie Stella resterà in India anche dopo la guarigione del fratello. “Viviamo in un contesto musulmano – racconta – e i musulmani sono brava gente, molti hanno donato il sangue per lui. Sfortunatamente, solo una piccola frangia ha voluto portare questo attacco. Tuttavia, mio fratello ha solo parlato di perdono, di perdono, di perdono”.
Un perdono cui si aggiungono anche la madre di 81 anni e le sorelle: “perdoniamo tutti – conferma la religiosa – e non nutriamo né sentimenti di rancore, né di risentimento. Desideriamo solo che le sofferenze di mio fratello possano portare frutti per l’apertura di canali di dialogo fra Cristianesimo e Islam”. A titolo personale, chiarisce la suora, “voglio dire ai musulmani e al mondo intero, che siamo tutti fratelli e sorelle […] Veniamo tutti da un unico Dio e a Lui torneremo, siamo pellegrini sulla terra. Viviamo assieme nella pace, nell’amore, nell’armonia, nell’amicizia fraterna e nella fratellanza”.
L’ultimo pensiero di suor Marie Stella e della famiglia della vittima va “al nostro amato Santo Padre Benedetto XVI e alla Chiesa cattolica per le sue iniziative verso il mondo musulmano; iniziative all’insegna del dialogo serio e della comprensione reciproca con i fratelli e le sorelle musulmani”.
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