L'antica tradizione del pellegrinaggio irlandese di fine luglio a Croagh Patrick. Intervista con mons. Neary
Un’antica pagina di storia irlandese narra che, attorno al 441, San Patrizio trascorse 40 giorni e 40 notti in Quaresima a Croagh Patrick.
Radio Vaticana - Da allora, la montagna è diventata un famoso luogo di pellegrinaggio per gli irlandesi, specialmente per l’ultima domenica di luglio, detta il “Reek Sunday”. A guidare il pellegrinaggio di quest’anno è l’arcivescovo di Tua, mons. Michael Neary, che domattina celebrerà una Messa sulla sommità del Croagh Patrick. La collega della redazione inglese della nostra emittente, Emer McCarthy, ha parlato con il presule alla vigilia di questa importante e sentita tradizione (ascolta):
R. - The mountain is a great tradition in irish history… La montagna rappresenta una grande tradizione nella storia dell’Irlanda. E’ una tradizione molto profonda e molto forte nella fede e nel sentire della gente e questo lo si nota mentre si sale. Si trova a circa 800 metri di altezza ed è un percorso molto arduo, specialmente se il tempo non è favorevole. Io non vedo l’ora di iniziare questo nostro pellegrinaggio, che rappresenta un atto di penitenza e di preghiera. Non so cosa singolarmente spinga ciascuno a venire qui, i motivi sono tanti: il bene della nazione, forse per una malattia, per perdita o per un lutto, forse per una difficile situazione familiare. La montagna è una cattedrale naturale dell’est.
D. - Mons. Neary, non possiamo ignorare il fatto che per la Chiesa irlandese, dopo le rivelazioni e il successivo scandalo sugli abusi sessuali da parte di sacerdoti, lo scorso anno sia stato certamente doloroso. Eppure, questo pellegrinaggio vede la partecipazione di migliaia di persone - lo scorso anno sono state stimane in 25 mila. Come spiega questa partecipazione?
R. - Well, I believe… Credo che questo fatto sia vero. Molte persone hanno perso la fiducia nella Chiesa, nelle promesse politiche e nelle instabili istituzioni del passato. Noi stiamo quindi cercando un significato nuovo, stiamo cercando la speranza, stiamo cercando una “terra solida” da cui ripartire. Io credo che questo pellegrinaggio sia una splendida opportunità per sostenerci in questa nostra ricerca. Le persone che partono non sono certamente le stesse persone che ritorneranno da questo pellegrinaggio.
D. - In particolare, arcivescovo Neary, su cosa chiedete di riflettere ai pellegrini mentre compiono questa salita…
R. - I would like focus on… Io vorrei focalizzare questo nostro pellegrinaggio sul tema del perdono e del pentimento. Credo che questo possa essere molto importante per cercare di andare avanti e superare questo difficile momento che stiamo vivendo. Forse la Chiesa in passato è stata molto critica, ma Gesù non ci ha chiesto di giudicare o di condannare: Gesù ci invita ad essere lievito nelle nostre comunità. La fede non è il riconoscimento delle nostre colpe, ma rappresenta in realtà la certezza del perdono di Dio.
Radio Vaticana - Da allora, la montagna è diventata un famoso luogo di pellegrinaggio per gli irlandesi, specialmente per l’ultima domenica di luglio, detta il “Reek Sunday”. A guidare il pellegrinaggio di quest’anno è l’arcivescovo di Tua, mons. Michael Neary, che domattina celebrerà una Messa sulla sommità del Croagh Patrick. La collega della redazione inglese della nostra emittente, Emer McCarthy, ha parlato con il presule alla vigilia di questa importante e sentita tradizione (ascolta):
R. - The mountain is a great tradition in irish history… La montagna rappresenta una grande tradizione nella storia dell’Irlanda. E’ una tradizione molto profonda e molto forte nella fede e nel sentire della gente e questo lo si nota mentre si sale. Si trova a circa 800 metri di altezza ed è un percorso molto arduo, specialmente se il tempo non è favorevole. Io non vedo l’ora di iniziare questo nostro pellegrinaggio, che rappresenta un atto di penitenza e di preghiera. Non so cosa singolarmente spinga ciascuno a venire qui, i motivi sono tanti: il bene della nazione, forse per una malattia, per perdita o per un lutto, forse per una difficile situazione familiare. La montagna è una cattedrale naturale dell’est.
D. - Mons. Neary, non possiamo ignorare il fatto che per la Chiesa irlandese, dopo le rivelazioni e il successivo scandalo sugli abusi sessuali da parte di sacerdoti, lo scorso anno sia stato certamente doloroso. Eppure, questo pellegrinaggio vede la partecipazione di migliaia di persone - lo scorso anno sono state stimane in 25 mila. Come spiega questa partecipazione?
R. - Well, I believe… Credo che questo fatto sia vero. Molte persone hanno perso la fiducia nella Chiesa, nelle promesse politiche e nelle instabili istituzioni del passato. Noi stiamo quindi cercando un significato nuovo, stiamo cercando la speranza, stiamo cercando una “terra solida” da cui ripartire. Io credo che questo pellegrinaggio sia una splendida opportunità per sostenerci in questa nostra ricerca. Le persone che partono non sono certamente le stesse persone che ritorneranno da questo pellegrinaggio.
D. - In particolare, arcivescovo Neary, su cosa chiedete di riflettere ai pellegrini mentre compiono questa salita…
R. - I would like focus on… Io vorrei focalizzare questo nostro pellegrinaggio sul tema del perdono e del pentimento. Credo che questo possa essere molto importante per cercare di andare avanti e superare questo difficile momento che stiamo vivendo. Forse la Chiesa in passato è stata molto critica, ma Gesù non ci ha chiesto di giudicare o di condannare: Gesù ci invita ad essere lievito nelle nostre comunità. La fede non è il riconoscimento delle nostre colpe, ma rappresenta in realtà la certezza del perdono di Dio.
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