martedì, luglio 13, 2010
“Non indurite il vostro cuore, ma ascoltate la voce del Signore”: è l’invito che lancia la liturgia odierna che propone un Vangelo dai toni forti, in cui Gesù rivolge parole molto dure a chi, pur vedendo i suoi segni, non si converte. Su questa pagina evangelica riascoltiamo alcune riflessioni di Benedetto XVI. Il servizio di Sergio Centofanti.

Radio Vaticana - Le parole di Gesù sono molto severe: rimprovera molto duramente le città di Corazin, Betsaida e Cafarnao perché nonostante i prodigi compiuti in mezzo a loro non si sono convertite. Il Papa spiega la severità di Gesù nel suo appello alla conversione:


“Gesù ci rivolge questo appello non con una severità fine a se stessa, ma proprio perché è preoccupato del nostro bene, della nostra felicità, della nostra salvezza. Da parte nostra, dobbiamo rispondergli con un sincero sforzo interiore, chiedendogli di farci capire in quali punti in particolare dobbiamo convertirci”. (Omelia, 7 marzo 2010)


Ma cosa vuol dire convertirsi?



“Convertirsi significa cambiare direzione nel cammino della vita: non, però, con un piccolo aggiustamento, ma con una vera e propria inversione di marcia. Conversione è andare controcorrente, dove la ‘corrente’ è lo stile di vita superficiale, incoerente ed illusorio, che spesso ci trascina, ci domina e ci rende schiavi del male o comunque prigionieri della mediocrità morale. Con la conversione, invece, si punta alla misura alta della vita cristiana, ci si affida al Vangelo vivente e personale, che è Cristo Gesù”. (Udienza generale, 17 febbraio 2010)



Dunque è la persona stessa di Gesù “la meta finale e il senso profondo della conversione”. “In tal modo – spiega il Papa - la conversione manifesta il suo volto più splendido e affascinante”:



“Non è una semplice decisione morale, che rettifica la nostra condotta di vita, ma è una scelta di fede, che ci coinvolge interamente nella comunione intima con la persona viva e concreta di Gesù … La conversione è il ‘sì’ totale di chi consegna la propria esistenza al Vangelo, rispondendo liberamente a Cristo che per primo si offre all’uomo come via, verità e vita, come colui che solo lo libera e lo salva. (Udienza generale, 17 febbraio 2010)



Gesù ammonisce quanti lo hanno conosciuto e non vogliono convertirsi, pensando solo a se stessi, e ricorda il giorno del giudizio: saranno trattati molto duramente. Il giudizio finale – sottolinea il Papa – sarà sull’amore: “Dio ci domanderà se abbiamo amato non in modo astratto, ma concretamente, con i fatti:



“Al Signore sta a cuore il nostro bene, cioè che ogni uomo abbia la vita, e che specialmente i suoi figli più ‘piccoli’ possano accedere al banchetto che lui ha preparato per tutti. Perciò, non sa che farsene di quelle forme ipocrite di chi dice ‘Signore, Signore’ e poi trascura i suoi comandamenti (cfr Mt 7,21). Nel suo regno eterno, Dio accoglie quanti si sforzano giorno per giorno di mettere in pratica la sua parola”. (Angelus, 23 novembre 2008)


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