Le "parate" per umiliare i criminali nascono nella Cina imperiale. Riprese durante la Rivoluzione culturale, non sono mai sparite. Oggi il governo chiede alla polizia di interrompere la pratica "nel rispetto dei diritti umani anche dei criminali".
Pechino (AsiaNews/Agenzie) - Il ministero della Pubblica sicurezza cinese ha proibito alla polizia di umiliare gli arrestati esponendoli al disprezzo del pubblico. Lo scrive oggi il quotidiano Global Times, secondo il quale la decisione di proibire le "parate di criminali" è stata presa dopo la pubblicazione su internet delle foto di un gruppo di giovani prostitute di Dongguan (Cina meridionale) seminude, con i polsi stretti dalle manette e legate l’una all’altra con un corda.
Un caso analogo si èverificato a Wuhan, nella Cina centrale, dove la polizia ha diffuso dei manifesti murali nei quali venivano indicati il nome ed il cognome delle prostitute locali. Gli agenti, interpellati in merito, si difendono: la pratica non sarebbe tesa a umiliare i criminali, ma serve a ottenere informazioni su chi infrange la legge. Inoltre, la pubblicazione delle foto "è un modo per mettere in guardia la popolazione".
Il ministero ha chiesto ai dipartimenti di sicurezza locale di "migliorare il proprio approccio alla legge e adottare i metodi corretti per la gestione del crimine". Questo, si legge ancora nella nota del dicastero, "significa comportarsi in maniera ragionevole e civilizzata, avere pieno rispetto dei diritti umani anche dei criminali e gestire le cose in modo da non infrangere la legge".
Le "parate" per umiliare i criminali sono nate nella Cina imperiale. I mandarini le usavano per costringere chi infrangeva la legge a perdere la propria "faccia" davanti alla popolazione, in modo da impedire ogni concessione di credito nei confronti di questi. In seguito ne hanno fatto largo uso le Guardie Rosse di Mao Zedong durante la Rivoluzione Culturale. Oggi sono rare ma non sono mai del tutto sparite.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) - Il ministero della Pubblica sicurezza cinese ha proibito alla polizia di umiliare gli arrestati esponendoli al disprezzo del pubblico. Lo scrive oggi il quotidiano Global Times, secondo il quale la decisione di proibire le "parate di criminali" è stata presa dopo la pubblicazione su internet delle foto di un gruppo di giovani prostitute di Dongguan (Cina meridionale) seminude, con i polsi stretti dalle manette e legate l’una all’altra con un corda.
Un caso analogo si èverificato a Wuhan, nella Cina centrale, dove la polizia ha diffuso dei manifesti murali nei quali venivano indicati il nome ed il cognome delle prostitute locali. Gli agenti, interpellati in merito, si difendono: la pratica non sarebbe tesa a umiliare i criminali, ma serve a ottenere informazioni su chi infrange la legge. Inoltre, la pubblicazione delle foto "è un modo per mettere in guardia la popolazione".
Il ministero ha chiesto ai dipartimenti di sicurezza locale di "migliorare il proprio approccio alla legge e adottare i metodi corretti per la gestione del crimine". Questo, si legge ancora nella nota del dicastero, "significa comportarsi in maniera ragionevole e civilizzata, avere pieno rispetto dei diritti umani anche dei criminali e gestire le cose in modo da non infrangere la legge".
Le "parate" per umiliare i criminali sono nate nella Cina imperiale. I mandarini le usavano per costringere chi infrangeva la legge a perdere la propria "faccia" davanti alla popolazione, in modo da impedire ogni concessione di credito nei confronti di questi. In seguito ne hanno fatto largo uso le Guardie Rosse di Mao Zedong durante la Rivoluzione Culturale. Oggi sono rare ma non sono mai del tutto sparite.
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