mercoledì, luglio 07, 2010
Il riso rappresenta uno dei beni più importanti dell'economia mondiale: la sua produzione e il suo consumo sono essenziali per una buona parte dell'umanità. Ma riso e rimanenti cereali (commodities) sono anche confinati sull’ottovolante delle borse mondiali, in un continuo saliscendi di quotazioni. Discutere di prodotti dell’agroalimentare è importante, come comprendere il meccanismo che differenzia i prezzi dei beni agricoli: dai mercati alle bancarelle fino alle tavole dei consumatori…

del nostro collaboratore Stefano Buso

È la primavera del 2008. I titoli dei più importanti giornali americani sono focalizzati sul consumo dei cerali e relativo risparmio. Negli States la situazione viene definita preoccupante. Molti magazine scrivevano che non era il caso di allarmarsi, suggerendo però alle famiglie di fare una congrua provvista di riso. Scorta di riso nella nazione più potente al mondo? Sembrava che la causa dipendesse dai paesi produttori che limitavano l’export verso gli USA e altri paesi. Da allora nel pianeta le cose non sono migliorate, e la situazione rimane incerta.

Si discute a 360 gradi di emergenza cibo (cereali in primis), di scorte in via di esaurimento, ecc. Prima il grano e i derivati, poi il mais e infine… il riso. La FAO calcola che nelle diverse aree del pianeta oltre tre miliardi di esseri umani si sfamano esclusivamente grazie al riso. La produzione mondiale dovrebbe superare i seicento milioni di tonnellate di prodotto. Il prezzo del bianco cereale è condizionato da quanto avviene nei mercati internazionali. Nondimeno, i maggiori paesi esportatori di riso (Brasile, Cina, India, Egitto, Thailandia, Vietnam e Cambogia) vincolano piazze e prezzo di esportazione. Nonostante gli evidenti aumenti produttivi, il volume di riso scambiato sulle piazze internazionali è destinato a fare le bizze: decisamente curioso! E tutto ciò mentre le nazioni più influenti dal punto di vista degli equilibri politici ed economici fanno il gioco delle tre scimmiette per dar spazio a balletti economici eticamente discutibili o quantomeno opinabili.

La verità? Chi ha il riso lo tiene in pugno, o quantomeno ne limita l'export infischiandosene della fame dilagante. Un altro bel regalo nel mare delle speculazioni che si sono spostate sul mercato mondiale delle materie prime agricole, contesto particolarmente idoneo a operazioni senza scrupoli. Bel dilemma che ricorda il prezzo del petrolio a barile e via discorrendo. È sempre facile proporre spiccia demagogia, dottrine economiche di sussistenza e altro ancora. Eppure l'uomo, le sue esigenze nutritive e di conservazione, dovrebbero esser anteposte a quelle economiche.

Da questa situazione si concretizza una saliente considerazione: oramai non possiamo più ragionare in termini locali, ancor meno di decentrazione economica guardando solo il nostro orticello. Il pianeta è paragonabile ad un'unica mensa dove speculazioni e cinismo decidono chi deve partecipare e chi no...

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