Dalla Cassa Ammende del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria significativa deliberazione per il più importante Progetto nazionale di recupero dei detenuti ed ex-detenuti. Partenza in 5 regioni pilota per tre anni.
Le pene “devono tendere alla rieducazione del condannato”: è ciò che recita l’art. 27 della Costituzione Italiana, una rieducazione che deve puntare al recupero umano, sociale e spirituale della persona. È sulla base di questo obiettivo che nasce l’Agenzia Nazionale Reinserimento e Lavoro detenuti ed ex detenuti (ANReL), progetto che ha avuto oggi il varo definitivo nel corso della presentazione, tenutasi a Roma presso il Ministero della Giustizia, alla presenza del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta; del Ministro della Giustizia, Angelino Alfano; del Sottosegretario al Ministero dell’Interno, Alfredo Mantovano; del Capo Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP), Franco Ionta e del presidente della Fondazione Istituto di Promozione Umana “Mons. Francesco Di Vincenzo” e del Rinnovamento nello Spirito Santo (RnS), Salvatore Martinez.
Come nasce il progetto?
Il Progetto nasce da una Convenzione quadro siglata tra il Ministero della Giustizia e la Fondazione “Mons. F. Di Vincenzo” e si avvale della collaborazione del Comitato Nazionale per il Microcredito, dell’Agenzia per i beni confiscati alla criminalità organizzata, della Caritas Italiana, delle Acli Nazionali, della Coldiretti Italiana, della Prison Fellowship International, del Movimento del Rinnovamento nello Spirito Santo.
ANReL è una vera e propria “agenzia di collocamento” – cui si lega l’importante obiettivo di ridurre la recidività dopo l’uscita dal carcere – ed opererà attraverso percorsi personalizzati di orientamento, di formazione, di avviamento al lavoro, d’inserimento professionale, borse lavoro, attraverso partnerariati con le principali organizzazioni sociali e datoriali, con un significativo cofinanziamento del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e dei Partner operativi e attuatori.
Si tratta del primo e più grande incubatore di buone prassi sociali per la redenzione e la rigenerazione del mondo carcerario mai realizzato in Europa, un intervento concreto per un percorso di recupero sociale, umano e spirituale dei detenuti, ex detenuti e delle loro famiglie, da sottrarre all’influenza e al controllo della criminalità organizzata che, attraverso la vicinanza alle famiglie dei detenuti, punta a intrappolare sempre più una persona nella ragnatela della criminalità e della devianza sociale.
Partenza in 5 regioni, dal Nord al Sud d’Italia
Destinatari, in via sperimentale e per un percorso triennale, sono i detenuti e gli ex detenuti delle Regioni Sicilia, Campania, Lazio, Lombardia e Veneto – che ospitano oltre la metà della popolazione carceraria in Italia - con il coinvolgimento attivo dei nuclei familiari dei soggetti coinvolti. Sono oltre 68.000 oggi i detenuti nelle carceri italiane; di questi 7.500 lavorano in parte alle dipendenze dell’Amministrazione penitenziaria, in parte per datori di lavoro esterni o in proprio (dati DAP).
Nella prima fase il progetto porterà ad un ampliamento dell’anagrafe della popolazione carceraria (banca dati) fino a 6.000 soggetti, ad un aumento del numero di detenuti avviati al lavoro pari a 1.800 soggetti e all’ampliamento del numero di imprese costituite da detenuti che, nel primo triennio dovrebbero essere
già più di 100. Nel corso degli anni, si potrà inoltre procedere in modo graduale al coinvolgimento di altre regioni italiane.
L’avvio delle attività
L’operatività si concretizza in una serie di fasi e di piani di azione: dalla costruzione di una banca dati dei profili professionali dei detenuti ed ex-detenuti coinvolti, all’avvio di percorsi di formazione personalizzati; attività di informazione e sensibilizzazione di soggetti pubblici e privati per ampliare il target di potenziale impiego delle figure professionali disponibili; sostegno alle iniziative e ai progetti di imprese sociali; tutoraggio e accompagnamento continuo dei soggetti presi in carico dall’Agenzia e aderenti al Progetto.
Saranno immediatamente avviati contatti per la proposta, il coinvolgimento e l’accesso dei detenuti al progetto mediante apposita informativa; a 6 mesi dall’avvio del progetto è prevista la partenza dei percorsi di formazione. Il lavoro con i detenuti inizierà già durante il loro soggiorno in carcere; nelle 5 regioni coinvolte saranno creati centri di coordinamento sul territorio e centri di consulenza.
Il Polo di Eccellenza “Mario e Luigi Sturzo”: incubatore del progetto nazionale ANReL
ANReL conta oggi sull’esperienza pilota realizzata in Sicilia, presso il Polo di Eccellenza della solidarietà e promozione umana “Mario e Luigi Sturzo”. Avviato nel 2003, alle porte di Caltagirone, su un Fondo agricolo di 52 ettari appartenuto agli Sturzo, dotato di un antico Casale e di un Baglio oggi rifunzionalizzati.
Ad oggi sono stati coinvolti nel progetto 12 detenuti ed ex-detenuti, impegnati in attività di formazione umana e professionale altamente specializzati focalizzate sulle attività peculiari della tradizione del territorio, quale la produzione delle famosissime ceramiche di Caltagirone, la coltivazione, la trasformazione e il confezionamento di prodotti agricoli.
“Il Ministero della Giustizia – ha dichiarato nel corso dell’incontro il Ministro Alfano - si è fatto promotore dell’Agenzia Nazionale Reinserimento e Lavoro per detenuti ed ex detenuti (ANReL), un network di buone prassi educative e rieducative che attestano l’alleanza possibile tra pubblico e privato, tra Stato e società civile, in ossequio al principio di sussidiarietà orizzontale. Un progetto unico al mondo – ha aggiunto il Ministro – ispirato al modello già prodotto in Sicilia presso il Polo di Eccellenza Sturzo a Caltagirone, che pone al centro le famiglie dei detenuti e degli ex detenuti, prevedendo percorsi di rigenerazione umana, morale, spirituale, orientamento e formazione lavorativa, tirocinio e inserimento nel mondo del lavoro e accordi para sociali con le principali organizzazioni datoriali del Paese. L’ANReL, per i primi tre anni, sarà operativa in Sicilia, Campania, Lazio, Lombardia e Veneto, ma confidiamo che possa efficacemente prodursi in tutto il territorio nazionale”.
Franco Ionta, Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ha ricordato che “Lavoro e formazione sono due cardini su cui poggia un autentico percorso di evoluzione delle persone condannate. È attraverso il lavoro, infatti, che la persona è messa nelle condizioni di abbandonare la scelta deviante e indirizzare la propria vita verso la legalità. In tale prospettiva si è mosso il progetto dell’ANReL che è stato analizzato, valutato e finanziato da Cassa Ammende da me presieduta, che ha, tra le finalità istituzionali, quella di favorire le occasioni di reinserimento sociale di chi ha compiuto delitti”.
“Non basta sfollare le carceri o costruirne di nuove per risolvere il problema della recidiva – dichiara Salvatore Martinez, Presidente della Fondazione Mons. F. Di Vincenzo e di Rinnovamento nello Spirito Santo. Il lavoro all’esterno delle carceri, per il recupero spirituale e sociale dei detenuti, è il vero unico antidoto alla sfiducia e all’emarginazione che regnano intorno a questo mondo. Le statistiche dimostrano che le persone a cui viene data l’opportunità di ricostruirsi una vita scelgono di non tornare a delinquere. Il sistema reticolare con il quale intendiamo operare, già esperimentato con il Polo di Eccellenza Sturzo, è un modello di intervento innovativo, che recupera alle nostre comunità locali persone e famiglie finalmente capacitate ad intraprendere la strada della responsabilità condivisa, fuori così dalle pratiche assistenzialiste. Per eliminare le disuguaglianze sociali e offrire modelli di giustizia rigenerativa è necessario valorizzare le tante ricchezze negate e inespresse del nostro Paese, puntando sul microcredito, sulle cooperative, sulla partecipazione attiva dei cittadini, delle Associazioni, dei Movimenti. Come intuì e attuò don Luigi Sturzo”.
Le pene “devono tendere alla rieducazione del condannato”: è ciò che recita l’art. 27 della Costituzione Italiana, una rieducazione che deve puntare al recupero umano, sociale e spirituale della persona. È sulla base di questo obiettivo che nasce l’Agenzia Nazionale Reinserimento e Lavoro detenuti ed ex detenuti (ANReL), progetto che ha avuto oggi il varo definitivo nel corso della presentazione, tenutasi a Roma presso il Ministero della Giustizia, alla presenza del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta; del Ministro della Giustizia, Angelino Alfano; del Sottosegretario al Ministero dell’Interno, Alfredo Mantovano; del Capo Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP), Franco Ionta e del presidente della Fondazione Istituto di Promozione Umana “Mons. Francesco Di Vincenzo” e del Rinnovamento nello Spirito Santo (RnS), Salvatore Martinez.
Come nasce il progetto?
Il Progetto nasce da una Convenzione quadro siglata tra il Ministero della Giustizia e la Fondazione “Mons. F. Di Vincenzo” e si avvale della collaborazione del Comitato Nazionale per il Microcredito, dell’Agenzia per i beni confiscati alla criminalità organizzata, della Caritas Italiana, delle Acli Nazionali, della Coldiretti Italiana, della Prison Fellowship International, del Movimento del Rinnovamento nello Spirito Santo.
ANReL è una vera e propria “agenzia di collocamento” – cui si lega l’importante obiettivo di ridurre la recidività dopo l’uscita dal carcere – ed opererà attraverso percorsi personalizzati di orientamento, di formazione, di avviamento al lavoro, d’inserimento professionale, borse lavoro, attraverso partnerariati con le principali organizzazioni sociali e datoriali, con un significativo cofinanziamento del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e dei Partner operativi e attuatori.
Si tratta del primo e più grande incubatore di buone prassi sociali per la redenzione e la rigenerazione del mondo carcerario mai realizzato in Europa, un intervento concreto per un percorso di recupero sociale, umano e spirituale dei detenuti, ex detenuti e delle loro famiglie, da sottrarre all’influenza e al controllo della criminalità organizzata che, attraverso la vicinanza alle famiglie dei detenuti, punta a intrappolare sempre più una persona nella ragnatela della criminalità e della devianza sociale.
Partenza in 5 regioni, dal Nord al Sud d’Italia
Destinatari, in via sperimentale e per un percorso triennale, sono i detenuti e gli ex detenuti delle Regioni Sicilia, Campania, Lazio, Lombardia e Veneto – che ospitano oltre la metà della popolazione carceraria in Italia - con il coinvolgimento attivo dei nuclei familiari dei soggetti coinvolti. Sono oltre 68.000 oggi i detenuti nelle carceri italiane; di questi 7.500 lavorano in parte alle dipendenze dell’Amministrazione penitenziaria, in parte per datori di lavoro esterni o in proprio (dati DAP).
Nella prima fase il progetto porterà ad un ampliamento dell’anagrafe della popolazione carceraria (banca dati) fino a 6.000 soggetti, ad un aumento del numero di detenuti avviati al lavoro pari a 1.800 soggetti e all’ampliamento del numero di imprese costituite da detenuti che, nel primo triennio dovrebbero essere
già più di 100. Nel corso degli anni, si potrà inoltre procedere in modo graduale al coinvolgimento di altre regioni italiane.
L’avvio delle attività
L’operatività si concretizza in una serie di fasi e di piani di azione: dalla costruzione di una banca dati dei profili professionali dei detenuti ed ex-detenuti coinvolti, all’avvio di percorsi di formazione personalizzati; attività di informazione e sensibilizzazione di soggetti pubblici e privati per ampliare il target di potenziale impiego delle figure professionali disponibili; sostegno alle iniziative e ai progetti di imprese sociali; tutoraggio e accompagnamento continuo dei soggetti presi in carico dall’Agenzia e aderenti al Progetto.
Saranno immediatamente avviati contatti per la proposta, il coinvolgimento e l’accesso dei detenuti al progetto mediante apposita informativa; a 6 mesi dall’avvio del progetto è prevista la partenza dei percorsi di formazione. Il lavoro con i detenuti inizierà già durante il loro soggiorno in carcere; nelle 5 regioni coinvolte saranno creati centri di coordinamento sul territorio e centri di consulenza.
Il Polo di Eccellenza “Mario e Luigi Sturzo”: incubatore del progetto nazionale ANReL
ANReL conta oggi sull’esperienza pilota realizzata in Sicilia, presso il Polo di Eccellenza della solidarietà e promozione umana “Mario e Luigi Sturzo”. Avviato nel 2003, alle porte di Caltagirone, su un Fondo agricolo di 52 ettari appartenuto agli Sturzo, dotato di un antico Casale e di un Baglio oggi rifunzionalizzati.
Ad oggi sono stati coinvolti nel progetto 12 detenuti ed ex-detenuti, impegnati in attività di formazione umana e professionale altamente specializzati focalizzate sulle attività peculiari della tradizione del territorio, quale la produzione delle famosissime ceramiche di Caltagirone, la coltivazione, la trasformazione e il confezionamento di prodotti agricoli.
“Il Ministero della Giustizia – ha dichiarato nel corso dell’incontro il Ministro Alfano - si è fatto promotore dell’Agenzia Nazionale Reinserimento e Lavoro per detenuti ed ex detenuti (ANReL), un network di buone prassi educative e rieducative che attestano l’alleanza possibile tra pubblico e privato, tra Stato e società civile, in ossequio al principio di sussidiarietà orizzontale. Un progetto unico al mondo – ha aggiunto il Ministro – ispirato al modello già prodotto in Sicilia presso il Polo di Eccellenza Sturzo a Caltagirone, che pone al centro le famiglie dei detenuti e degli ex detenuti, prevedendo percorsi di rigenerazione umana, morale, spirituale, orientamento e formazione lavorativa, tirocinio e inserimento nel mondo del lavoro e accordi para sociali con le principali organizzazioni datoriali del Paese. L’ANReL, per i primi tre anni, sarà operativa in Sicilia, Campania, Lazio, Lombardia e Veneto, ma confidiamo che possa efficacemente prodursi in tutto il territorio nazionale”.
Franco Ionta, Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ha ricordato che “Lavoro e formazione sono due cardini su cui poggia un autentico percorso di evoluzione delle persone condannate. È attraverso il lavoro, infatti, che la persona è messa nelle condizioni di abbandonare la scelta deviante e indirizzare la propria vita verso la legalità. In tale prospettiva si è mosso il progetto dell’ANReL che è stato analizzato, valutato e finanziato da Cassa Ammende da me presieduta, che ha, tra le finalità istituzionali, quella di favorire le occasioni di reinserimento sociale di chi ha compiuto delitti”.
“Non basta sfollare le carceri o costruirne di nuove per risolvere il problema della recidiva – dichiara Salvatore Martinez, Presidente della Fondazione Mons. F. Di Vincenzo e di Rinnovamento nello Spirito Santo. Il lavoro all’esterno delle carceri, per il recupero spirituale e sociale dei detenuti, è il vero unico antidoto alla sfiducia e all’emarginazione che regnano intorno a questo mondo. Le statistiche dimostrano che le persone a cui viene data l’opportunità di ricostruirsi una vita scelgono di non tornare a delinquere. Il sistema reticolare con il quale intendiamo operare, già esperimentato con il Polo di Eccellenza Sturzo, è un modello di intervento innovativo, che recupera alle nostre comunità locali persone e famiglie finalmente capacitate ad intraprendere la strada della responsabilità condivisa, fuori così dalle pratiche assistenzialiste. Per eliminare le disuguaglianze sociali e offrire modelli di giustizia rigenerativa è necessario valorizzare le tante ricchezze negate e inespresse del nostro Paese, puntando sul microcredito, sulle cooperative, sulla partecipazione attiva dei cittadini, delle Associazioni, dei Movimenti. Come intuì e attuò don Luigi Sturzo”.
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