Continuano le polemiche in Spagna per l’entrata in vigore ieri della nuova legge sull’aborto. Una richiesta di sospensione cautelare della legge alla Corte costituzionale viene dal Forum spagnolo della famiglia e dalla Fondazione giuridica Tommaso Moro.
Radio Vaticana - Tra gli obiettivi del Forum, nel prossimo futuro, come spiega il suo presidente Benigno Blanco, continuare a dare impulso alla “Red Madre”, la rete di volontari che aiutano la donna in attesa per evitare gli aborti. In questo modo, sottolinea Blanco, “possiamo andare a recuperare una cultura della vita in Spagna”. Inoltre, dal mese di settembre “incentiveremo con moltissima forza una campagna che ha l’obiettivo di mettere in guardia i genitori sull’indottrinamento ideologico in materia di sessualità che questa nuova legge dell’aborto vuole imporre in tutto il sistema educativo spagnolo”. Malgrado le scelte del Governo spagnolo, secondo Blanco, “nella società spagnola c’è una riscoperta della cultura della vita e una consapevolezza che l’aborto è una tragedia da evitare”. Infatti, prosegue, “siamo il Paese europeo dove chiaramente la coscienza della cultura della vita e il risvegliarsi dell’opposizione di fronte all’aborto sono più vivi”. Rispetto al resto dell’Europa, sostiene Blanco, “siamo in questo momento la società di punta nel cambiare opinione sulla cultura della morte, che si è sviluppata in Europa negli ultimi 50 anni”. Anche la Confederazione spagnola dei centri di insegnamento (Cece) boccia l’entrata in vigore della nuova legge sull’aborto, perché “si pregiudicano i diritti dei genitori e dei centri con l’inserimento (attraverso la legge) della formazione alla salute sessuale e riproduttiva nel sistema educativo”. Secondo la Cece sono le famiglie che “devono decidere il tipo di educazione che desiderano dare ai propri figli, appellandosi alla loro libertà ideologica e religiosa”, considerando che “la sessualità rientra nella sfera intima e personale e che è la famiglia che decide quali insegnamenti offrire ai propri figli, quando e come farlo”. Inoltre,ha sottolineato che “l’imposizione” ai centri della figura degli “agenti sanitari”, lascia “senza scelta” la direzione della scuola e le organizzazioni affini affinché intervengano dando una visione da un proprio ideale. La Cece, poi, ha evidenziato che i centri devono sempre educare ad una cultura della vita, per evitare che la tragedia di una gravidanza non desiderata si risolva con un’altra tragedia, l’aborto. La Cece chiede, dunque, che questa norma non entri in vigore finché non si possa assicurare che il suo sviluppo sia rispettoso con l’impegno educativo delle famiglie, il carattere proprio e l’autonomia dei centri e la professionalità dei docenti.
Radio Vaticana - Tra gli obiettivi del Forum, nel prossimo futuro, come spiega il suo presidente Benigno Blanco, continuare a dare impulso alla “Red Madre”, la rete di volontari che aiutano la donna in attesa per evitare gli aborti. In questo modo, sottolinea Blanco, “possiamo andare a recuperare una cultura della vita in Spagna”. Inoltre, dal mese di settembre “incentiveremo con moltissima forza una campagna che ha l’obiettivo di mettere in guardia i genitori sull’indottrinamento ideologico in materia di sessualità che questa nuova legge dell’aborto vuole imporre in tutto il sistema educativo spagnolo”. Malgrado le scelte del Governo spagnolo, secondo Blanco, “nella società spagnola c’è una riscoperta della cultura della vita e una consapevolezza che l’aborto è una tragedia da evitare”. Infatti, prosegue, “siamo il Paese europeo dove chiaramente la coscienza della cultura della vita e il risvegliarsi dell’opposizione di fronte all’aborto sono più vivi”. Rispetto al resto dell’Europa, sostiene Blanco, “siamo in questo momento la società di punta nel cambiare opinione sulla cultura della morte, che si è sviluppata in Europa negli ultimi 50 anni”. Anche la Confederazione spagnola dei centri di insegnamento (Cece) boccia l’entrata in vigore della nuova legge sull’aborto, perché “si pregiudicano i diritti dei genitori e dei centri con l’inserimento (attraverso la legge) della formazione alla salute sessuale e riproduttiva nel sistema educativo”. Secondo la Cece sono le famiglie che “devono decidere il tipo di educazione che desiderano dare ai propri figli, appellandosi alla loro libertà ideologica e religiosa”, considerando che “la sessualità rientra nella sfera intima e personale e che è la famiglia che decide quali insegnamenti offrire ai propri figli, quando e come farlo”. Inoltre,ha sottolineato che “l’imposizione” ai centri della figura degli “agenti sanitari”, lascia “senza scelta” la direzione della scuola e le organizzazioni affini affinché intervengano dando una visione da un proprio ideale. La Cece, poi, ha evidenziato che i centri devono sempre educare ad una cultura della vita, per evitare che la tragedia di una gravidanza non desiderata si risolva con un’altra tragedia, l’aborto. La Cece chiede, dunque, che questa norma non entri in vigore finché non si possa assicurare che il suo sviluppo sia rispettoso con l’impegno educativo delle famiglie, il carattere proprio e l’autonomia dei centri e la professionalità dei docenti.
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