Nei primi sei mesi del 2010 sono stati oltre un milione e 600 mila pellegrini e turisti che hanno visitato la Terra Santa.
Radio Vaticana - Provengono soprattutto da Stati Uniti, Russia, Francia, Gran Bretagna, Germania e Italia. Come spiegare questo dato che fa segnare un aumento del 39% rispetto al 2009? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto a padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa (ascolta):
R. – C’è una serie di fattori. Innanzitutto, si parla meno dei problemi della Terra Santa, a parte – forse – qualche crisi episodica. Non si parla più di Terra Santa come luogo di violenza. Poi, c’è stata una grande attività da parte delle Conferenze episcopali, delle diocesi, dei parroci. C'è stato un grande impegno da parte di coloro che lavorano nell’ambito ecclesiale per la promozione del pellegrinaggio in Terra Santa. C’è stata anche un’attività molto ben organizzata da parte delle autorità governative e degli operatori del settore per creare “pacchetti” economicamente accessibili. Tutte queste cose messe insieme hanno fatto sì che ci sia un ritorno di interesse per la Terra Santa. Va detto anche che c’è interesse non solo dall’Europa ma molto - e questa è una novità - anche dall’Asia.
D. – Quindi, oltre a questi minori riflessi negativi dal punto di vista mediatico – si parla meno di Terra Santa in riferimento a notizie negative – c’è anche, però, un miglioramento della situazione politica che comunque rende più facile e agevole l’afflusso di pellegrini, di turisti...
R. – Nella vita di tutti i giorni la situazione è sicuramente migliorata. Non c’è violenza nei Territori palestinesi. Forse si parla un po’ di Gaza che però è molto lontana, è molto fuori dall’ambito dei pellegrinaggi. Nella vita normale, qui non si percepisce molto la tensione che rimane più soprattutto a livello di incomunicabilità tra le parti, e meno nei Territori dove invece la situazione non è così problematica come lo era qualche anno fa.
D. – E in questo aumento dei pellegrinaggi, quale peso possiamo attribuire alla visita del Papa nel 2009 in Terra Santa?
R. – Il Papa sicuramente ha portato un contributo molto importante. Ha dato una grande visibilità positiva alla Terra Santa. E poi anche un richiamo indiretto, ma non poi così indiretto, a tutte le Chiese nel mondo di fare anch’esse il loro pellegrinaggio in Terra Santa.
D. – E poi, non dimentichiamo che questo importante incremento di pellegrini ha un grande significato soprattutto per le famiglie cristiane dei luoghi santi, famiglie custodi di una terra che è la culla del cristianesimo …
R. – Gran parte dei cristiani di Terra Santa vivono proprio nell’ambito del pellegrinaggio e un ritorno così massiccio di pellegrini porta anche molta serenità in tante famiglie che in questi ultimi anni hanno sofferto della mancanza di pellegrini. Quindi, c’è molto lavoro, non solo in Israele, anche nei Territori. Sono in costruzione nuovi alberghi. C’è tutto un giro, un indotto che mi auguro possa rafforzare la stabilità e la serenità in tante famiglie cristiane, ma non solo.
D. – Augurandosi che i pellegrini aumentino sempre più, perché più pellegrini arrivano in Terra Santa, maggiori sono le possibilità di costruire realmente la pace …
R. – La pace non passa soltanto attraverso gli accordi dei Grandi: passa, soprattutto, attraverso le realtà della vita nel territorio. Quando la gente lavora, quando le famiglie vivono una condizione di serenità si crea quell’ambiente, quell’humus, quella base che è necessaria anche per creare, poi, una mentalità ed una cultura di pace per il futuro.
Radio Vaticana - Provengono soprattutto da Stati Uniti, Russia, Francia, Gran Bretagna, Germania e Italia. Come spiegare questo dato che fa segnare un aumento del 39% rispetto al 2009? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto a padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa (ascolta):
R. – C’è una serie di fattori. Innanzitutto, si parla meno dei problemi della Terra Santa, a parte – forse – qualche crisi episodica. Non si parla più di Terra Santa come luogo di violenza. Poi, c’è stata una grande attività da parte delle Conferenze episcopali, delle diocesi, dei parroci. C'è stato un grande impegno da parte di coloro che lavorano nell’ambito ecclesiale per la promozione del pellegrinaggio in Terra Santa. C’è stata anche un’attività molto ben organizzata da parte delle autorità governative e degli operatori del settore per creare “pacchetti” economicamente accessibili. Tutte queste cose messe insieme hanno fatto sì che ci sia un ritorno di interesse per la Terra Santa. Va detto anche che c’è interesse non solo dall’Europa ma molto - e questa è una novità - anche dall’Asia.
D. – Quindi, oltre a questi minori riflessi negativi dal punto di vista mediatico – si parla meno di Terra Santa in riferimento a notizie negative – c’è anche, però, un miglioramento della situazione politica che comunque rende più facile e agevole l’afflusso di pellegrini, di turisti...
R. – Nella vita di tutti i giorni la situazione è sicuramente migliorata. Non c’è violenza nei Territori palestinesi. Forse si parla un po’ di Gaza che però è molto lontana, è molto fuori dall’ambito dei pellegrinaggi. Nella vita normale, qui non si percepisce molto la tensione che rimane più soprattutto a livello di incomunicabilità tra le parti, e meno nei Territori dove invece la situazione non è così problematica come lo era qualche anno fa.
D. – E in questo aumento dei pellegrinaggi, quale peso possiamo attribuire alla visita del Papa nel 2009 in Terra Santa?
R. – Il Papa sicuramente ha portato un contributo molto importante. Ha dato una grande visibilità positiva alla Terra Santa. E poi anche un richiamo indiretto, ma non poi così indiretto, a tutte le Chiese nel mondo di fare anch’esse il loro pellegrinaggio in Terra Santa.
D. – E poi, non dimentichiamo che questo importante incremento di pellegrini ha un grande significato soprattutto per le famiglie cristiane dei luoghi santi, famiglie custodi di una terra che è la culla del cristianesimo …
R. – Gran parte dei cristiani di Terra Santa vivono proprio nell’ambito del pellegrinaggio e un ritorno così massiccio di pellegrini porta anche molta serenità in tante famiglie che in questi ultimi anni hanno sofferto della mancanza di pellegrini. Quindi, c’è molto lavoro, non solo in Israele, anche nei Territori. Sono in costruzione nuovi alberghi. C’è tutto un giro, un indotto che mi auguro possa rafforzare la stabilità e la serenità in tante famiglie cristiane, ma non solo.
D. – Augurandosi che i pellegrini aumentino sempre più, perché più pellegrini arrivano in Terra Santa, maggiori sono le possibilità di costruire realmente la pace …
R. – La pace non passa soltanto attraverso gli accordi dei Grandi: passa, soprattutto, attraverso le realtà della vita nel territorio. Quando la gente lavora, quando le famiglie vivono una condizione di serenità si crea quell’ambiente, quell’humus, quella base che è necessaria anche per creare, poi, una mentalità ed una cultura di pace per il futuro.
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