La metà delle violenze subite e denunciate dalle donne italiane nel 2009 rientra nel reato di stalking. Emerge dalla ricerca “Le voci segrete della violenza”, presentata oggi a Roma dall’Osservatorio del Telefono Rosa.
Radio Vaticana - L'Associazione ha preso in esame 1.782 casi nello scorso anno. L’80% di questi riguarda relazioni sentimentali: in calo del 9% le violenze da parte dei mariti, aumentano invece quelle perpetrate da ex compagni. Al primo posto l’abuso psicologico, seguono maltrattamento fisico, minacce e ricatti di natura economica. Paolo Ondarza ha parlato della ricerca con Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, presidente di Telefono Rosa (ascolta):
R. - La violenza sulle donne non è certamente diminuita. Sicuramente la violenza all’interno delle mura domestiche è la più pesante.La legge sullo stalking, che è uscita un anno fa, ci ha permesso di far emergere un fenomeno che covava sotto, di cui avevamo la percezione, ma che adesso sta venendo effettivamente a galla in tutta la sua potenza.
D. - Comincia ad esserci una maggiore consapevolezza da parte delle donne nel denunciare il fenomeno?
R. - Sicuramente, c’è una maggiore consapevolezza. Ma siamo ancora lontani dal dire che ci sia un’inversione di tendenza.
D. - Oltre ad accompagnare le donne vittime di violenza, avete inaugurato il progetto dell’accompagnamento del violento. In rari casi, c’è che si presenta ai vostri sportelli anche in coppia per affrontare il problema…
R. - La sfida è pesante, perché l’uomo rifiuta il trattamento a prescindere. Cosa dobbiamo fare? Dobbiamo lavorare proprio sul fatto che venire a parlare con una psicologa non toglie nulla alla virilità di un uomo, alla sua personalità: non lo diminuisce di fronte a nulla, anzi fornisce gli strumenti per vivere sereno ed affrontare i problemi nei modi dovuti.
D. - E’ ancora scarso, ma inizia ad esserci un maggiore coinvolgimento da parte degli uomini nei confronti di certe tematiche. Come evitare un antagonismo uomo-donna affrontando certi argomenti: tanti sono gli uomini violenti, ma non certamente la maggioranza…
R. - Assolutamente. Chi ne fa le spese non è soltanto la compagna. Ne fanno le spese il marito, ne fa le spese anche la famiglia di origine. Se due coniugi sono violenti, è evidente che anche la famiglia ha uno scompenso così come - naturalmente - i figli. Io dico che questo problema lo dovremmo vedere come un problema sociale: come tale va affrontato da uomini e da donne. Allora, forse, riusciremo a comporre la società in maniera diversa. L’uomo non si deve sentire né al di sopra né al di fuori di questo problema, si deve sentire all’interno. Questo è quello che noi tentiamo di fare da anni.
D. - Si sta muovendo qualcosa?
R. - Si, sicuramente.
Radio Vaticana - L'Associazione ha preso in esame 1.782 casi nello scorso anno. L’80% di questi riguarda relazioni sentimentali: in calo del 9% le violenze da parte dei mariti, aumentano invece quelle perpetrate da ex compagni. Al primo posto l’abuso psicologico, seguono maltrattamento fisico, minacce e ricatti di natura economica. Paolo Ondarza ha parlato della ricerca con Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, presidente di Telefono Rosa (ascolta):
R. - La violenza sulle donne non è certamente diminuita. Sicuramente la violenza all’interno delle mura domestiche è la più pesante.La legge sullo stalking, che è uscita un anno fa, ci ha permesso di far emergere un fenomeno che covava sotto, di cui avevamo la percezione, ma che adesso sta venendo effettivamente a galla in tutta la sua potenza.
D. - Comincia ad esserci una maggiore consapevolezza da parte delle donne nel denunciare il fenomeno?
R. - Sicuramente, c’è una maggiore consapevolezza. Ma siamo ancora lontani dal dire che ci sia un’inversione di tendenza.
D. - Oltre ad accompagnare le donne vittime di violenza, avete inaugurato il progetto dell’accompagnamento del violento. In rari casi, c’è che si presenta ai vostri sportelli anche in coppia per affrontare il problema…
R. - La sfida è pesante, perché l’uomo rifiuta il trattamento a prescindere. Cosa dobbiamo fare? Dobbiamo lavorare proprio sul fatto che venire a parlare con una psicologa non toglie nulla alla virilità di un uomo, alla sua personalità: non lo diminuisce di fronte a nulla, anzi fornisce gli strumenti per vivere sereno ed affrontare i problemi nei modi dovuti.
D. - E’ ancora scarso, ma inizia ad esserci un maggiore coinvolgimento da parte degli uomini nei confronti di certe tematiche. Come evitare un antagonismo uomo-donna affrontando certi argomenti: tanti sono gli uomini violenti, ma non certamente la maggioranza…
R. - Assolutamente. Chi ne fa le spese non è soltanto la compagna. Ne fanno le spese il marito, ne fa le spese anche la famiglia di origine. Se due coniugi sono violenti, è evidente che anche la famiglia ha uno scompenso così come - naturalmente - i figli. Io dico che questo problema lo dovremmo vedere come un problema sociale: come tale va affrontato da uomini e da donne. Allora, forse, riusciremo a comporre la società in maniera diversa. L’uomo non si deve sentire né al di sopra né al di fuori di questo problema, si deve sentire all’interno. Questo è quello che noi tentiamo di fare da anni.
D. - Si sta muovendo qualcosa?
R. - Si, sicuramente.
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