Era la vigilia di ferragosto del 1980 quando a Danzica un volantino chiedeva agli operai dei cantieri navali un gesto di solidarietà per Anna Walentynowicz, addetta al reparto saldature, licenziata in tronco a pochi mesi dalla pensione.
Ansa.it - Il foglio era firmato da tre sconosciuti operai: Joanna Duda-Gwuazda, Andrzej Gwiazda, Bogdan Borusewicz (quest'ultimo oggi è presidente del Senato): cominciarono così i fatti dell'estate di Danzica destinata a cambiare il volto della Polonia e a imprimere una decisa svolta al volto del comunismo europeo. La Walentynowicz, operaia modello, coperta di onorificenze, aveva pagato cara la richiesta di un sindacato libero.
Quel volantino per Anna accese la miccia degli scioperi e i 17 mila operai dei cantieri navali si bloccarono. La protesta in favore dell'operaia Anna giunse in un clima carico di malumori. All'inizio di luglio a Lublino i ferrovieri avevano saldato un vagone ai binari, per dispetto contro l'aumento delle esportazioni di carne, mentre i negozi polacchi erano vuoti. Altrove scioperi spontanei, assemblee. C'erano stati qua e là licenziamenti e sospensioni dal lavoro. Lo sciopero si caricò dunque di altre rivendicazioni. Gli scioperanti volevano aumenti di stipendio, l'accesso ai mezzi di informazione, la celebrazione dei loro colleghi uccisi nel 1970 dalla polizia, la riassunzione dei licenziati, soprattutto volevano un sindacato libero dal partito comunista. Su tutte le richieste il regime era disposto a trattare, ma non sull'ultima.
Le rivendicazioni presto crebbero ancora di numero e divennero 'le 21 richieste', mettendo in crisi il regime, tanto più che il Papa polacco Giovanni Paolo II non mancò di far arrivare pubblicamente il suo sostegno agli operai in sciopero. Si capì subito che era una rivoluzione diversa. Non c'era notizia di atti violenti o fatti esagerati. La richiesta di libertà e giustizia sociale si accompagnava ad un grande senso di responsabilità. Le prime trattative furono surreali. L'elettricista Lech Walesa salì su uno sgabello, arringando gli operai. Il capo aziendale Gniech invitò a riprendere il lavoro, la ricreazione é finita, disse. Gli operai non si mossero. Cominciò la trattativa. Walesa fu più convincente, Gniech era potente, ma non persuase. Lo sciopero proseguì. Mai s'era vista prima una trattativa sindacale trasmessa via altoparlante e, giorni dopo, via radio.
Walesa anni dopo confesserà che con Gniech aveva bluffato. Minacciava agitazioni a lungo termine, senza essere certo che gli operai lo avrebbero davvero seguito anche solo fino all'indomani. Fra i lavoratori regnava il malumore per le condizioni di lavoro e economiche, ma non erano organizzati. Walesa puntò alto e vinse, Gniech aveva dovuto indietreggiare di fronte a richieste fatte in pubblico, richieste che non erano più solo sindacali ma di buon senso, di dignità.
Domenica 17 agosto Walesa si presentò in fabbrica con una grande croce in legno e la piantò davanti all'ingresso, altri portarono l'immagine della Madonna nera di Jasna Gora e una foto di Giovanni Paolo II. Il giorno dopo nacque l'alleanza fra gli operai dei cantieri navali e quelli del nord: il pane portato agli occupanti dei cantieri navali fu diviso con gli operai dei cantieri del nord, che se la passavano peggio. Un gesto semplice e di grande impatto emotivo, che richiamava la comune fede cristiana. Durante l'occupazione delle fabbriche si cominciò a pregare, i sacerdoti furono invitati a dire la Messa.
Quelle migliaia di tute blu inginocchiate durante le celebrazioni dentro ai cantieri furono un'immagine sconvolgente di fede popolare che rimbalzò su tv e giornali di tutto il mondo. Quella di Danzica è stata soprattutto la prima rivoluzione operaia non violenta, all'insegna dello slogan 'non c'é libertà senza solidarietà". Eppure curiosamente, il nome del primo sindacato libero Solidarnosc (solidarietà, in polacco) fondato ufficialmente il 31 agosto quando il governo si arrese alle richieste operai, fu scelto su indicazione involontaria di uno dei maggiori oppositori di quegli operai, cioé il direttore dei cantieri navali Gniech, il quale di fronte al diffondersi degli scioperi, era sbottato dicendo: "ma questi sono scioperi di solidarietà".
Walesa se ne ricordò al momento di scegliere il nome del nuovo sindacato. In ogni caso, come disse Bronislaw Geremek, protagonista di quella lontana estate polacca, poi ministro degli esteri e eurodeputato, a Danzica nel 1980 prese corpo quella che "é stata soprattutto la prima rivoluzione operaia non violenta".
Ansa.it - Il foglio era firmato da tre sconosciuti operai: Joanna Duda-Gwuazda, Andrzej Gwiazda, Bogdan Borusewicz (quest'ultimo oggi è presidente del Senato): cominciarono così i fatti dell'estate di Danzica destinata a cambiare il volto della Polonia e a imprimere una decisa svolta al volto del comunismo europeo. La Walentynowicz, operaia modello, coperta di onorificenze, aveva pagato cara la richiesta di un sindacato libero.
Quel volantino per Anna accese la miccia degli scioperi e i 17 mila operai dei cantieri navali si bloccarono. La protesta in favore dell'operaia Anna giunse in un clima carico di malumori. All'inizio di luglio a Lublino i ferrovieri avevano saldato un vagone ai binari, per dispetto contro l'aumento delle esportazioni di carne, mentre i negozi polacchi erano vuoti. Altrove scioperi spontanei, assemblee. C'erano stati qua e là licenziamenti e sospensioni dal lavoro. Lo sciopero si caricò dunque di altre rivendicazioni. Gli scioperanti volevano aumenti di stipendio, l'accesso ai mezzi di informazione, la celebrazione dei loro colleghi uccisi nel 1970 dalla polizia, la riassunzione dei licenziati, soprattutto volevano un sindacato libero dal partito comunista. Su tutte le richieste il regime era disposto a trattare, ma non sull'ultima.
Le rivendicazioni presto crebbero ancora di numero e divennero 'le 21 richieste', mettendo in crisi il regime, tanto più che il Papa polacco Giovanni Paolo II non mancò di far arrivare pubblicamente il suo sostegno agli operai in sciopero. Si capì subito che era una rivoluzione diversa. Non c'era notizia di atti violenti o fatti esagerati. La richiesta di libertà e giustizia sociale si accompagnava ad un grande senso di responsabilità. Le prime trattative furono surreali. L'elettricista Lech Walesa salì su uno sgabello, arringando gli operai. Il capo aziendale Gniech invitò a riprendere il lavoro, la ricreazione é finita, disse. Gli operai non si mossero. Cominciò la trattativa. Walesa fu più convincente, Gniech era potente, ma non persuase. Lo sciopero proseguì. Mai s'era vista prima una trattativa sindacale trasmessa via altoparlante e, giorni dopo, via radio.
Walesa anni dopo confesserà che con Gniech aveva bluffato. Minacciava agitazioni a lungo termine, senza essere certo che gli operai lo avrebbero davvero seguito anche solo fino all'indomani. Fra i lavoratori regnava il malumore per le condizioni di lavoro e economiche, ma non erano organizzati. Walesa puntò alto e vinse, Gniech aveva dovuto indietreggiare di fronte a richieste fatte in pubblico, richieste che non erano più solo sindacali ma di buon senso, di dignità.
Domenica 17 agosto Walesa si presentò in fabbrica con una grande croce in legno e la piantò davanti all'ingresso, altri portarono l'immagine della Madonna nera di Jasna Gora e una foto di Giovanni Paolo II. Il giorno dopo nacque l'alleanza fra gli operai dei cantieri navali e quelli del nord: il pane portato agli occupanti dei cantieri navali fu diviso con gli operai dei cantieri del nord, che se la passavano peggio. Un gesto semplice e di grande impatto emotivo, che richiamava la comune fede cristiana. Durante l'occupazione delle fabbriche si cominciò a pregare, i sacerdoti furono invitati a dire la Messa.
Quelle migliaia di tute blu inginocchiate durante le celebrazioni dentro ai cantieri furono un'immagine sconvolgente di fede popolare che rimbalzò su tv e giornali di tutto il mondo. Quella di Danzica è stata soprattutto la prima rivoluzione operaia non violenta, all'insegna dello slogan 'non c'é libertà senza solidarietà". Eppure curiosamente, il nome del primo sindacato libero Solidarnosc (solidarietà, in polacco) fondato ufficialmente il 31 agosto quando il governo si arrese alle richieste operai, fu scelto su indicazione involontaria di uno dei maggiori oppositori di quegli operai, cioé il direttore dei cantieri navali Gniech, il quale di fronte al diffondersi degli scioperi, era sbottato dicendo: "ma questi sono scioperi di solidarietà".
Walesa se ne ricordò al momento di scegliere il nome del nuovo sindacato. In ogni caso, come disse Bronislaw Geremek, protagonista di quella lontana estate polacca, poi ministro degli esteri e eurodeputato, a Danzica nel 1980 prese corpo quella che "é stata soprattutto la prima rivoluzione operaia non violenta".
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