E’ arrivato oggi a Bucarest, in Romania, il primo gruppo di 93 persone di etnia rom espulso dalla Francia che, parole del suo ministro degli Interni Brice Hortefeux, intende rimpatriarne almeno 700 entro la fine del mese.
Agenzia Misna - Sebbene siano in possesso di un documento comunitario che garantisce comunque la possibilità di poter tornare in Francia senza particolari problemi, Parigi si è appellata a una norma che consente il rimpatrio, anche di cittadini comunitari, che dopo tre mesi dall’ingresso non abbiano un lavoro, non studino o comunque non abbiano mezzi ufficiali per la loro sussistenza, o abbiano commesso un reato. Al rimpatrio, è corrisposta anche la distruzione degli insediamenti in cui i rom vivevano. “Al di là degli aspetti formali delle disposizioni del governo francese che fanno riferimento a normative specifiche – ha detto all’agenzia ‘Ansa’ il vice-direttore della Caritas Italiana, Francesco Marsico – il rischio è proprio quello di sviluppare idee di tipo culturale che giustifichino i buoni e i cattivi, che ci sia una sorta di classifica su base etnica”. Da Bucarest, è stato il presidente rumeno Traian Basescu a chiedere un programma di integrazione europeo per i rom. Parlando dalle colonne del quotidiano francese ‘Libération’, Robert Kushen, direttore del Centro europeo per i diritti dei rom, ha accusato invece il governo francese “di strumentalizzare i rom per fare mostra di pugno duro sulle questioni della sicurezza”. Sul quotidiano ‘Le Monde’, ha trovato spazio una rassegna di articoli sull’argomento pubblicati da diversi giornali stranieri con un titolo - “La politica sui rom, nuova ‘manovra populista’ di Sarkozy” – dove si ipotizza la possibilità che i rom siano un capro espiatorio utile a far dimenticare recenti scandali che hanno toccato il presidente francese.
Agenzia Misna - Sebbene siano in possesso di un documento comunitario che garantisce comunque la possibilità di poter tornare in Francia senza particolari problemi, Parigi si è appellata a una norma che consente il rimpatrio, anche di cittadini comunitari, che dopo tre mesi dall’ingresso non abbiano un lavoro, non studino o comunque non abbiano mezzi ufficiali per la loro sussistenza, o abbiano commesso un reato. Al rimpatrio, è corrisposta anche la distruzione degli insediamenti in cui i rom vivevano. “Al di là degli aspetti formali delle disposizioni del governo francese che fanno riferimento a normative specifiche – ha detto all’agenzia ‘Ansa’ il vice-direttore della Caritas Italiana, Francesco Marsico – il rischio è proprio quello di sviluppare idee di tipo culturale che giustifichino i buoni e i cattivi, che ci sia una sorta di classifica su base etnica”. Da Bucarest, è stato il presidente rumeno Traian Basescu a chiedere un programma di integrazione europeo per i rom. Parlando dalle colonne del quotidiano francese ‘Libération’, Robert Kushen, direttore del Centro europeo per i diritti dei rom, ha accusato invece il governo francese “di strumentalizzare i rom per fare mostra di pugno duro sulle questioni della sicurezza”. Sul quotidiano ‘Le Monde’, ha trovato spazio una rassegna di articoli sull’argomento pubblicati da diversi giornali stranieri con un titolo - “La politica sui rom, nuova ‘manovra populista’ di Sarkozy” – dove si ipotizza la possibilità che i rom siano un capro espiatorio utile a far dimenticare recenti scandali che hanno toccato il presidente francese.
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